X Factor 2018, l'intervista al vincitore: Anastasio

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Barbara Ferrara

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Anastasio conquista il palco del Mediolanum Forum di Assago e porta a casa la vittoria. Seconda classificata, Naomi in squadra con Fedez. La finale, combattuta fino all'ultimo respiro, ha visto protagonisti Marco Mengoni, I Muse, Ghali e i The Giornalisti. Continua a leggere e scopri cosa ci ha raccontato il giovane talento campano.

E’ Anastasio a infiammare il Mediolanum Forum di Assago e a vincere la dodicesima edizione di X Factor, una vittoria annunciata, ma soprattutto più che meritata, sudata fin dalla prima esibizione. Il debutto del giovane artista dall’impeccabile flow, segna la svolta rap del talent, alle Audizioni lascia a bocca aperta i giudici e il pubblico lo premia con una standing ovation, la prima di una serie che lo ha condotto direttamente al Forum, a trionfare sul podio. Il ventunenne di Meta di Sorrento dimostra di avere una marcia in più, quel che serve per fare la differenza. La fine del mondo, scritto di suo pugno con sapiente maestria e prodotto da Don Joe, è “l’inedito di questa edizione di XF”, e non a caso è già Disco d'Oro.

Abbiamo incontrato Anastasio a poche ore dalla sua incoronazione, è ancora visibilmente frastornato, ha dormito forse un’ora e non ha ancora riacceso il cellulare: “Si vive benissimo anche senza”, ammette in conferenza. Davanti alla stampa è timido, ma sa bene il fatto suo e risponde a tono a ogni domanda. Anche quelle riferite al suo presunto orientamento politico: “Sono un libero pensatore, non sono né di destra, né di sinistra, ho delle opinioni e le esprimo”.

Mara Maionchi, sua grandissima sostenitrice e mentore, ha creduto in lui dal primo momento in cui lo ha sentito rappare e cantare. Più volte lo ha definito “un disturbatore” e questo suo giudizio, per Anastasio non è solo un attestato di stima, ma “il più grande onore della mia vita, Mara mi ha sempre capito e dato carta bianca, è stata essenziale, abbiamo un rapporto sano, ci vogliamo bene”. Quello di Marco è il racconto di un cantautore che si ispira a De André e strizza l’occhio a Caparezza, è il racconto di un ragazzo che scrive come pochi e rappa con la rabbia e la grinta di un ventenne che crede in ciò che dice. Impossibile restare indifferenti e non sentire i crampi allo stomaco mentre urla che sogna “il giudizio universale sgretolarsi e cadere in coriandoli”.

Dove hai imparato a scrivere così bene?
A saperlo (sorride ndr). Scherzi a parte, secondo me non si impara, non c’è una scuola, è semplicemente un istinto. La lettura mi è sempre piaciuta, non ho particolari riferimenti, ma ho scoperto che mi piacciono i racconti, sono il mio genere.
Cosa leggi?
Leggo un po’ tutto, da ragazzino ho fatto letture pesantissime che hanno spento il mio entusiasmo, alle elementari ricordo che iniziai a leggere La metamorfosi di Kafka, la finii pure e fu una mazzata. Più tardi in quinta liceo ho preso in mano L’Idiota di Dostoevsky, ma l’ho abbandonato perché era troppo pesante, sicuramente lo riprenderò.
La tua potenza sta nelle parole dal forte impatto evocativo e visivo.
Mi piace raccontare per immagini, mentre canto le ho bene in mente, il mio principale talento è la musica, credo che la mia unicità sia il modo di scrivere, quello che scrivo io, lo scrivo solo io. E scrivo per l’urgenza di comunicare.
Sono De Andrè e Caparezza a ispirarti?
Iniziai ad ascoltare Caparezza da ragazzino con Le dimensioni del mio caos, e ogni anno che lo riascoltavo, capivo nuove cose, prima mi piaceva il suono, poi la ricerca, la tecnica rap e il modo di incastrare le rime. Di De Andrè mi piace quel “tutto”, non saprei descrivere cosa, semplicemente lo trovo grandioso.
Cosa ti aspetti dal tuo futuro?
Continuerò a scrivere pezzi e a registrarli, adesso mi sembra che la via si sia delineata, poi per il futuro non escludo niente, magari apro un’azienda vinicola.
C’è un artista con cui ti piacerebbe collaborare?
Nessuno in particolare, ne stimo molti ma se dovessi fare un nome non riuscirei a farne nemmeno uno.
La cosa più bella che porti a casa di questa avventura?
Le persone che ho conosciuto, il lato umano di questa esperienza.
Ci sono stati momento duri?
Qualche volta mi sono scoraggiato perché non mi veniva l’ispirazione per scrivere alcuni pezzi, con “Stairway To Heaven” ho faticato prima di trovare la quadra e anche con Mengoni non è stato facile, ho avuto qualche problema, ma si è risolto, spesso è solo la mancanza di sonno che ti fa perdere attenzione e concentrazione.
Una battuta su Maradona di cui hai mostrato il tatuaggio subito dopo la vittoria.
Quel tatuaggio è finto, detto questo per me Maradona è stato un Dio, al di sopra di tutto e con tutte le sue contraddizioni, rispecchia l’immagine di Napoli. E’ genio e sregolatezza insieme, mi ha sempre affascinato il suo lato rivoluzionario.

Anastasio è il vincitore e ricanta il suo inedito alla finale di X Factor 2018: VIDEO

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