Chi è Simone Marchetti, il giudice di Mix and Match

TV Show

Barbara Ferrara

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In attesa di scoprire cosa succederà nella terza puntata di Mix & Match - Il Guardaroba delle Meraviglie, domenica alle 21.15 su Sky Uno (canale 108) e su digitale terrestre al canale 311 o 11, abbiamo chiesto al giornalista di moda e giudice del programma, qual è la sua idea di moda, come si fa a essere sempre eleganti e mai fuori luogo. Continua a leggere e scopri più da vicino chi è Simone Marchetti

“Una Musa che ti costringe a cambiare, imparare, scoprire”: è con queste parole che Simone Marchetti definisce il suo concetto di moda. E se si parla di stile, capiamo che la sua idea ha un piglio rivoluzionario, ci apre un mondo e ci libera da vecchi e inutili preconcetti. La moda è una biblioteca, entrarci e scegliere il libro che non abbiamo ancora letto è l’invito al viaggio proposto dal giudice di Mix and Match. Continua a leggere e scopri cosa ci ha raccontato il fashion editor più pop del piccolo schermo, di questa sua stra-ordinaria avventura televisiva. Quali sono le sue passioni e cosa occorre per essere sempre eleganti e mai fuori luogo.


"La mia attività come giudice a Mix&Match è stata un’avventura. È iniziata con diffidenza, perché è la mia prima volta in un programma televisivo. Ma è sfociata in un’esperienza che non mi sarei mai aspettato. La scommessa con gli autori, con Sky, con Yoox e anche con me stesso è stata quella di inserire i contenuti sofisticati e di qualità della moda, materiale non certo facile da mettere nel piccolo schermo, in un format pop che non ne tradisse la natura ma che ne aiutasse la comprensione. Penso che questa sia una delle chiavi della contemporaneità: piegare la complessità dentro i ritmi veloci del presente, semplificarla senza snaturarla o diminuirla. In un certo senso, con Mix&Match ho avuto la conferma che il pop non è populismo ma la possibilità di divulgare l’eccellenza, la storia e le storie della moda anche a un pubblico ampio, magari a prima vista nemmeno interessato all’argomento. Penso sia davvero un grande risultato.

Il mio lavoro da giornalista di moda è principalmente un mestiere di racconto. Viviamo finalmente in un’epoca di storie e di possibilità innumerevoli di raccontarle. L’esperienza con Mix&Macth, per esempio, si inserisce in un grande puzzle fatto di piccoli e grandi capitoli narrativi. La scrittura sul quotidiano la Repubblica. I documentari sulla moda girati per il sito Repubblica.it. L’attività giornaliera, anzi, l’informazione minuto per minuto su D.Repubblica.it. L’impegno sui social, in primis su Instagram, piattaforma eccezionale per veicolare contenuti e racconti. Ecco, tutto questo è il mio lavoro da giornalista: una sorta di grande network, vivente e diversificato, che ha un solo obietto, ovvero spiegare e raccontare quanto la moda non siano soltanto vestiti ma un settore di eccellenza, di artigianalità, di mestieri, di cultura, un contenitore di significati che ha molto da dire su di noi, sulla nostra storia, sul nostro presente e molto, molto spesso anche sul nostro futuro.

Il mio background viene dallo studio e dalla passione per la moda. Mi hanno molto formato gli studi di sociologia e di filosofia all’Università, sono stati la base del meccanismo cognitivo che applico quando osservo la moda e le sue mille sfumature. La passione per il teatro, per la letteratura, per il cinema e soprattutto per l’arte contemporanea hanno poi forse permeato tutto questo. La moda mi piace e continua ad appassionarmi perché è una strana Musa, è qualcosa di mutevole che ti costringe a cambiare e a essere perennemente curioso, attento, vigile circa i cambiamenti. Non finisci mai di imparare, di scoprire. Anzi, la moda di impone di aprirti a tutto, soprattutto a quello che moda non è. E poi il fashion system è uno dei sistemi che più permettono ad altri ambiti di mischiarsi, di completarsi, di convivere tra loro in un territorio molto strano, l’abito e lo stile, che in realtà è una terra di estrema libertà e anche di emancipazione. È impossibile non innamorarsi di tutto questo. È per me impossibile non amare la moda.

Quando in trasmissione mi chiedono come si fa a essere eleganti o più eleganti, ripeto sempre la stessa frase: vestitevi di meno, studiate di più. Gli abiti nascono nella testa delle persone, non negli armadi e nemmeno nei negozi. Gli abiti sono solo una conseguenza della nostra curiosità, in un certo senso e nel migliore dei casi sono lo stimolo alla curiosità, all’emancipazione. Io dico sempre di trattare gli abiti e la moda come si trattano i nostri pensieri perché altro non sono che i prolungamenti dei nostri pensieri. E poi, a ben guardare, non vai al ristorante con una poltrona sulla testa, un quadro sul corpo o con una macchina incollata ai pantaloni. Ci vai con giacca, pantaloni, gonna e camicia. Questo significa che sono gli abiti ad accompagnarci ogni giorno, a definirci, a condizionare i nostri movimenti e il modo con cui gli altri ci guardano. In Mix&Match ho provato proprio a spiegare questo, a far capire il patrimonio, la potenzialità che risiedono nella moda. E ogni volta, la cosa più bella era vedere come le concorrenti o i concorrenti si liberavano della loro idea di ‘stile’ per abbracciare invece quella di ‘moda’. Anche qui: si dice spesso che la moda passa e lo stile resta. Bene, a me piace la moda proprio perché passa e perché ti costringe a cambiare. Lo stile, invece, rischia di diventare una gabbia in cui ci si chiude per non scoprire altre cose. È come leggere un solo libro e pensare di sapere tutto. La moda, invece, è una biblioteca. Basta entrarci e prendere il prossimo libro, quello che non si è ancora letto. Di cose da scoprire ce ne sono e ce ne saranno sempre tantissime".
 

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