Startup: ecco come ottenere i finanziamenti

TV Show

Andrea Cominetti

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Il mondo delle startup è al centro di «B Heroes»: docu-serie in onda a partire dal 25 marzo su Sky Uno (canale 108) e sul digitale terrestre al canale 311 o 11

Parte il 25 marzo - e andrà in onda fino al 12 aprile, dal lunedì al venerdì alle 18.50, su Sky Uno (canale 108) e sul digitale terrestre al canale 311 o 11 - «B Heroes», una docu-serie sul mondo dell’innovazione e delle imprese che racconta le storie, le idee e le aspirazioni delle migliori startup italiane. Dagli obiettivi che si pongono alle difficoltà che quotidianamente incontrano, soprattutto nella richiesta dei finanziamenti.

I due tipi di finanziamenti possibili


Ma come si richiede un finanziamento? In linea di principio i fondi necessari per avviare un’impresa coincidono con il capitale proprio o il capitale di terzi. In realtà, sono decisamente poche le realtà che dispongono di capitale sufficiente per avviare una propria attività e per questo motivo bisogna far riferimento a investitori esterni.

Il patrimonio alla base della startup può, quindi, essere il proprio (e, in questo senso, si parla di bootstrapping) oppure quello di familiari, amici e/o conoscenti oppure ancora quello di azionisti privati e sponsor, conosciuti con il nome di «business angel». Questi, infatti, oltre all’investimento, forniscono anche assistenza e consulenza per la creazione e/o l'espansione dell’impresa, in cambio solitamente di azioni della società e del diritto di codecisione sull'orientamento strategico della nuova impresa.

Incubatrici private e venture capital


È possibile fare riferimento anche a vari centri privati, che, a seconda del loro orientamento, supportano diversi tipi di startup, offendo - già in fase di avviamento, in cambio di quote societarie - sostegno finanziario, di consulenza e infrastrutturale. Senza dimenticare la presenza successiva, per la crescita e l’espansione dell’impresa stessa.

Più rara è, invece, l’opzione del venture capital, noto anche come capitale di rischio, ovvero capitale azionario con cui società di venture capital acquisiscono quote di realtà considerate a rischio. Le somme in questione sono solitamente molto elevate, pertanto lo è anche la successiva richiesta di controllo da parte degli investitori, che, in ogni caso, difficilmente intervengono nel caso di realtà molto recenti.

La richiesta di un prestito


Un’altra comune alternativa è la richiesta di un prestito, che deve, però, essere rimborsato con gli interessi entro un certo lasso di tempo. Si può fare domanda alle banche o alle società di leasing, anche se, soprattutto negli ultimi anni, queste sono piuttosto restie a concederlo per il finanziamento delle startup, oppure puntare alle sovvenzioni pubbliche. Da parte di regioni, Stato e Unione Europea, che, dal canto loro, puntano a favorire le iniziative imprenditoriali.

Da un lato ci sono, infatti, gli incentivi nazionali, dall’altro i fondi europei, che si rivolgono a un ampio ventaglio di categorie e si dividono in sovvenzioni dirette («grants») e appalti («public contracts»), con le prime assegnate a specifici progetti collegati alle politiche dell’Unione.

Un ruolo a sé ha, invece, Invitalia: una società per azioni creata appositamente per incentivare la costituzione di nuove imprese, con un occhio di riguardo alle startup iscritte alla sezione speciale del Registro delle imprese. Queste, in particolare, per usufruire delle agevolazioni del caso, devono avere un significativo contenuto tecnologico e innovativo, muoversi nel campo dell’economia digitale, puntare alla valorizzazione economica dei risultati del sistema della ricerca pubblica e privata e non essere state costituite da più di 60 mesi.

I finanziamenti «crowd»


Ultimi, ma non ultimi, i cosiddetti finanziamenti «crowd», in cui un gruppo di persone distinte vuole dare il proprio contributo a un progetto specifico. Tra questi, il metodo più famoso è indubbiamente il crowdfunding o crowdsourcing, per cui, su piattaforme come Kickstarter e Indiegogo, viene creata una campagna ad hoc che spiega il progetto e pone un obiettivo economico - da raggiungere in un certo intervallo di tempo - per riuscire a realizzarlo. Se l’obiettivo non viene raggiunto entro la data prefissata, l'azione si considera fallita e tutti i donatori riceveranno indietro gli importi precedentemente versati.

C’è poi il crowdinvesting, in cui l’accento viene posto sulla partecipazione monetaria dei vari donatori che scelgono di sostenere un'impresa in costruzione con piccole somme di denaro. Come per il crowdfunding c’è un obiettivo da raggiungere, mentre a variare è il dopo: se, infatti, l’impresa ha successo e genera denaro, i sostenitori partecipano ai profitti dell'azienda in percentuale al proprio contributo iniziale. Proprio per questo, le possibilità di finanziamento sono solitamente maggiori con il crowdinvestment che con il crowdfunding.

Un altro modello è quello del crowdlending, che prevede un prestito messo a disposizione da creditori diversi e spesso privati, con tassi d’interesse relativamente elevati. Una possibilità da tenere in considerazione soprattutto da chi necessita di un prestito, ma non ha alcuna possibilità di ottenerlo da banche o istituti finanziari.

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