4 Ristoranti Estate: vince Eleonora Piovesan di "Radici". L'intervista

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Barbara Ferrara

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Radici - Terra e Gusto è il miglior ristorante di Padova, vince la sfida contro Gourmetteria - Eat & Enjoy, Antonio Ferrari - Storie di cibo e di vino e La Gineria - Restaurant Gourmet. Leggi l'intervista alla vincitrice 

La quarta puntata di 4 Ristoranti Estate ha visto protagonista la cucina padovana, e gli sfidanti in gara, la Gourmetteria - Eat & Enjoy, Radici - Terra e Gusto, Antonio Ferrari - Storie di cibo e di vino e La Gineria - Restaurant Gourmet, hanno proposto il meglio della loro cucina. A sbaragliare la concorrenza e vincere la gara è Eleonora Piovesan di Radici, ristorante con bar nel cuore vibrante di Padova che nonostante la sua giovane età, si conferma il migliore della città. “Siamo aperti da dieci mesi e per noi questa è una doppia vittoria, significa che stiamo facendo bene il nostro mestiere”, queste le parole di Eleonora a poche ore dall’incoronazione. La filosofia di Radici è fortemente legata alla qualità dei prodotti offerti, alla soddisfazione di far sentire i propri clienti a casa e a tutti quei valori e sapori del passato. Non a caso il nome scelto, “le radici rappresentano le nostre origini, la nostra storia, le basi che ci hanno fatto diventare ciò che siamo oggi”. In attesa della prossima puntata di Alessandro Borghese – 4 Ristoranti Estate, leggi l’intervista e scopri cosa ci ha raccontato Eleonora Piovesan di questa loro straordinaria avventura.

Vittoria inaspettata?
Ci speravamo tanto, ma non ci aspettavamo la vittoria. Per la tipologia e il tema della puntata, il nostro vero “rivale” era Antonio, temevamo lui perché è particolarmente forte, conosciamo il cuoco del locale e sappiamo come lavorano.
Qual è stata la vostra carta vincente?
Sicuramente non ci sono dubbi sulla qualità dei prodotti che offriamo e sul servizio, di nostro c’è in più  quell’umiltà che non ho visto in altri.
Come nasce Radici?
E’ un progetto di Andrea, ha impiegato due anni per riuscire a realizzarlo, io mi sono unita a due giorni dall’apertura. L'idea era riproporre la sua cucina in chiave innovativa, con tecniche moderne e al tempo stesso utilizzare quelle antiche, tutto questo in un posto elegante ma mai formale. 
Come fate a coniugare tradizione e innovazione?
Tradizione e innovazione si sposano facilmente, l’importante è rispettare sia l'una che l'altra, senza snaturare. Un piatto, una filosofia, innanzitutto si rispettano, mantenendo i sapori e l’equilibrio, fatto questo, si può usare la fantasia. 
Il nome del ristorante è evocativo.
Sì, “Radici” indica non solo i frutti della terra, ma le radici culturali, quelle che ci dicono da dove arrivi e dove andrai. Le nostre origini.
Cosa avete portato a casa di questa esperienza?
E’ stato bellissimo per tutti, inoltre siamo stati doppiamente felici perché siamo “nuovi” e per noi è stata una conferma enorme. Siamo aperti da dieci mesi e significa che stiamo lavorando bene.
Cosa occorre per avere successo?
Oltre alla cucina che è la base, è importante il materiale umano, noi scherziamo e ci divertiamo, all’apparenza il locale può sembrare formale, ma ci teniamo a far sentire le persone come a casa loro. Andrea ha scelto un certo tipo di poltrone per il comfort che regalano, non tanto per l’estetica.
Come definirebbe il vostro servizio?
Il nostro servizio è preciso, "svizzero", su questo punto non si discute, ma senza formalismi. Il nostro è un approccio puntuale ma accompagnato sempre dal sorriso e dalla leggerezza.
Quando è a cena fuori, qual è la prima cosa che nota?
Controllo praticamente tutto, dall’ordine alla pulizia, alla mise en place, ma sulla pulizia non transigo. E’ fondamentale, anche perché se penso che un posto è sporco e tenuto male, anche la cucina di conseguenza lo è. Diverso è il discorso della trattoria in cui trovo la vecchietta che cucina la tagliatella per dieci euro circondata dalla polvere del 15/18, in questo caso non mi faccio grandi problemi. Dipende sempre da dove vai.
Chi vi sarebbe piaciuto avere a cena?
Uno dei padri della cucina italiana, Gualtiero Marchesi. Dalla sua scuola sono usciti grandissimi professionisti.
Il vostro cavallo di battaglia?
La gallina padovana, cotta come una volta e sfilettata a mano. Ormai è diventata la nostra mascotte, ed è il simbolo di Padova.


 

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