Barbieri 4 Hotel, Firenze - Ad Astra: l'intervista al vincitore

TV Show

Barbara Ferrara

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Ad Astra è il primo Hôtel Particulier di Firenze, affacciato sul più grande giardino privato d’Europa, ha sbaragliato la concorrenza e conquistato Bruno Barbieri nel corso della terza puntata di 4 Hotel. In attesa del prossimo appuntamento, in prima tv assoluta, su Sky Uno, martedì alle 21.15, leggi l'intervista a Matteo Perduca, titolare, insieme ai suoi soci dell'albergo vincitore. 

Bruno Barbieri ci ha portato in Toscana, a Firenze, in quella che è stata la culla del Rinascimento e che tuttora rappresenta una delle mete più amate e ambite dai viaggiatori di tutto il mondo. E’ qui che si è svolta la gara tra i proprietari dei migliori boutique hotel della città. A vincere la terza puntata di 4 Hotel è Matteo Perduca, proprietario dell’AD Astra insieme ai suoi tre soci. Lo abbiamo intervistato a poche ore dalla sua incoronazione per saperne di più di questa stra-ordinaria avventura televisiva. A conclusione della nostra chiacchierata, Matteo, avvocato di professione, sottolinea la professionalità del personale della loro splendida dimora: “Io e miei soci non siamo impegnati in trincea a differenza dei nostri colleghi, il nostro ruolo è più di soprintendenza e vogliamo ringraziare chi ogni giorno si interfaccia con i nostri ospiti, persone che hanno sposato questo progetto fin dall’inizio”.


Che effetto vi hanno fatto le telecamere?
Non eravamo abituati nella maniera più assoluta, diciamo che è stato un ospite aggiuntivo al quale ci siamo abituati, lo staff di 4 Hotel è stato molto bravo a farci sentire a nostro agio e a creare quegli aspetti di competizione che tra noi colleghi erano forse un po’ più riposti.
Significa che non vi sentivate rivali?
Tra noi c’era più colleganza che rivalità, condivisione e comprensione per le difficoltà che quotidianamente dobbiamo affrontare nell’ospitare le persone e offrire loro un servizio perfetto. Siamo più amici più di quanto non appaia, ci siamo immedesimati nelle problematiche altrui. Ed è stato divertente confrontarsi e provare a calarsi ciascuno nei panni dell’altro.
La prima reazione a caldo dopo la vittoria?
Siamo tutti contentissimi, anche perché essendo per dimensione i più piccini e gli ultimi arrivati nel mondo dell’ospitalità fiorentina, non ce l’aspettavamo.
La chiamata vi ha sorpreso?
Sì, non ci aspettavamo di vincere e altrettanto di essere selezionati, eravamo contenti anche solo per questo, rappresentare qualcosa di diverso nel panorama frastagliato come quello fiorentino, era già una vittoria.
Contenti di aver accettato la sfida?
Piacendo a noi stare al gioco, abbiamo accettato più che volentieri e il gioco ci ha dato ragione. Penso che anche Barbieri abbia interpretato il nostro spirito, la voglia di divertirci e dare un certo tipo di ospitalità fuori da quelle che sono certe convenzioni anche scritte.
Cosa vi ha fatto vincere?
Il posto, fuori da ogni immaginario e lontano dal caos fiorentino: entrati nel cancello apparentemente anonimo, si accede a una dimensione quasi ultraterrena.
Un posto unico nel suo genere.
Credo che la vittoria non venga dalla comparazione con gli altri hotel, ma che Bruno Barbieri si sia fatto trasportare dal cuore e da un tipo di esperienza diversa. Le valutazioni spesso si fanno in maniera fredda sui servizi e il resto, ma inevitabilmente, nel nostro caso, entra in gioco la componente emotiva.
I servizi non sono il vostro punto di forza.
Noi abbiamo pochi servizi ma l’hotel regala un’esperienza che resta per sempre. E’ un luogo unico anche agli occhi dei fiorentini, chi lo vede, pur avendo nello sguardo un certo tipo di ambientazione, ne viene rapito.
Cosa la fa sentire a casa quando dorme fuori?
L’assoluta discrezione di chi ti ospita, a domanda si risponde, non mi piace l’atteggiamento di chi invece tende a essere entrante, e poi una pronta risposta quando chiedo qualcosa. La persona che ti ospita fa sempre la differenza.
La vostra filosofia di vita?
Siamo quattro soci e la condividiamo, cerchiamo di mettere l’ospite nelle condizioni di sentirsi a casa propria, una casa che probabilmente mai avrà. L’intento è far vivere un’esperienza da sogno in una casa nobiliare in una città come Firenze che ogni anno conta quattordici milioni di presenze ed è una meta a livello mondiale molto ambita.
Come è nata questa avventura?
Avevamo aperto nel 2014 un altro posto, sempre nel quartiere dell’Oltrarno, aveva undici camere e anche lì era tutto arredato con pezzi unici acquistati soprattutto in Inghilterra, l’ottimo riscontro di mercato e di critica ci ha messo nelle condizioni di cercare un altro posto a Firenze, lo abbiamo trovato, ma non è stato facile.
Ci spieghi meglio.
Firenze ha tanti bei palazzi d’epoca, però le condizioni che si devono creare per poter avere tredici, quattordici camere sono piuttosto difficili da realizzare. Si tratta di palazzi generalmente appartenenti a famiglie nobiliari e non sempre vi sono identità di vedute da parte dei vari comproprietari su come destinare l’immobile. Diciamo che siamo stati fortunati ad aver trovato Ad Astra.
Il vostro giardino è una chicca.
E’ un giardino romantico in cui, nell’Ottocento, il suo fondatore, il marchese Torrigiani, vi trascorreva il suo tempo libero e le proprie passioni. Si tratta di un viaggio massonico che conduce chi ci entra in un percorso che dall’iniziazione porta alla perfezione dell’essere simboleggiata dalla torre a base ottagonale. Base che diventa quadrata e poi circolare a simboleggiare il cerchio, l’elemento della perfezione, stimolo che viene dato a tutti i visitatori. Dalla fase oscura vengono condotti fino all’illuminazione, ma più dei racconti vale l’esperienza in prima persona.

 

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