Westworld, la serie secondo scienziati e ricercatori

Serie TV

Floriana Ferrando

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Un mondo fantastico fatto di robot e androidi dotati di intelligenza artificiale la cui memoria viene cancellata, finché qualcosa non inizia ad andare storto... Mentre lo show, giunto alla seconda stagione (in onda ogni lunedì in esclusiva su Sky Atlantic), continua ad appassionare, cosa ne pensano i professionisti del settore? Continua a leggere e scopri di più

Intelligenza artificiale, robot, androidi senzienti e controllo della memoria. Sono alcuni degli elementi chiave che rendono il mondo fanta-western di Westworld fra gli universi più tecnologicamente avanzati del piccolo schermo. Se alcuni di questi aspetti della serie potranno un giorno entrare davvero a far parte della nostra quotidianità non è dato saperlo, tuttavia è possibile farsi un’idea attraverso gli occhi di scienziati, ricercatori e specialisti del settore, che hanno speso online qualche parola sulla serie tv HBO in onda con la seconda stagione ogni lunedì alle 21.15 su Sky Atlantic.

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Tecnologia fantasy
Quel che piace maggiormente agli esperti del settore è l’approccio con cui lo show porta sul piccolo schermo temi di difficile comprensione al pubblico, come quelli legati alla robotica, al controllo delle coscienze e così via, tanto che qualcuno definisce Westworld come “uno dei migliori spettacoli su’’AI” (Aldeida Aleti, docente in ingegneria del software presso la Monash University). D’altronde lo show non si occupa eccessivamente dei dettagli tecnici, ma della questione dell’intelligenza artificiale inserita in un contesto più ampio, come fa notare il Professor Michael Milford, esperto di robotica e sistemi autonomi presso la Queensland University of Technology: “E’ uno show accattivante! Quello che mi piace particolarmente come tecnico è che non si focalizza eccessivamente sulla tecnologia in quanto tale, ma piuttosto su di essa come veicolo o meccanismo per introdurre temi più profondi nello spettacolo”.

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Fiction Vs. realtà
Tuttavia gli addetti al settore non possono evitare di notare quanto la finzione di Westworld sia (ancora) distante dal mondo reale. Anche se la robotica, infatti, incontra sempre più frequentemente la realtà, “per avere dei robot organici ci vorrà del tempo” spiega Victor S. Adamchik della University of Southern California, che trova lo show avvincente ma poco realistico. Tuttavia, sostiene qualcun altro, la ricerca fa passi da gigante e non è da escludere che in futuro gli host di Westworld trovino spazio nella realtà: “Certo, in questo momento questi robot biologici hanno mozioni super limitate – dice Leila Bridgeman della Duke University - ma si stanno costruendo le basi: come ingegnere, mi piace immaginare che le mie ricerche possano un giorno consentire lo sviluppo di robot in grado di funzionare come quelli di Westworld”.

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La questione etica
A parlare della questione etica è il professor Alan R. Wagner del Rock Ethics Institute, Penn State University, che commentando la serie si dice coinvolto dalla trama di Westworld perché porta a riflettere su questioni più ampie: “L’affascinante trama suggerisce seri dilemmi etici e riflessioni sulle conseguenze legate ad una tecnologia futuristica”. Concorda Elias Garratt, assistente professore di ingegneria elettrica presso la Michigan State University, che dopo avere assistito all’intera prima stagione di Westword e all’inizio della seconda, dice che lo show “induce a porsi domande su quanto sappiamo davvero sulla consapevolezza, il ragionamento, la deduzione” in termini di sviluppo tecnologico.

Inoltre pare che Westworld non abbia nulla da invidiare al film Il mondo dei robot di Michael Crichton a cui si ispira, come sottolinea il professor Michael Blumenstein dell'University of Technology: “Come fan del film originale, mi piace la direzione che ha preso la versione tv: il concetto di robot, intelligenza artificiale e complesse interazioni uomo-computer è affascinante, ma anche divertente”.

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