True Detective 3: La recensione del settimo episodio

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Paolo Nizza

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Tra suicidi  e omicidi, i detective Wayne Hays (Mahershala Ali) e Roland West (Stephen Dorff ) s avvicinano alla verità sul caso Purcell. Ma una nuova minaccia si palesa all'orizzonte. L'appuntamento con True Detective 3 è ogni lunedì dalle 21.15 con l'episodio in italiano. E, a seguire, l’episodio appena andato in onda in America in versione originale con sottotitoli. Leggi la recensione del settimo episodio.

True Detective 3: bambole di paglie e spirali blu

Il penultimo episodio della terza stagione di True Detective si apre con una sequenza tenera e toccante. Siamo negli anni Novanta. Per la prima volta vediamo Rebecca Hays adolescente. Wayne la sta accompagnando al college in macchina. La ragazza si trasferisce per completare gli studi. In pochi attimi si consuma il commiato tra padre e figlia. Frasi di circostanza e mezzi sorrisi per sancire un addio. Gli occhi di Wayne sono pieni di malinconia. L'uomo si guarda nello specchietto dell'auto. E quell'immagine riflessa ci trasporta indietro di 10 anni. Vediamo Wayne ancora seduto in macchina, ma in questa circostanza, il detective deve affrontare un altro tipo di addio. Hays scende dall’auto, sale sulla torretta situata nella zona dove avvenne l'omicidio del piccolo Will e trova il suo collega Roland West intento ad analizzare il cadavere di Tom Purcell. L'uomo si è sparato alla testa, in mano ha un biglietto scritto a macchina con le parole "Mi dispiace, vi prego, perdonatemi. Andrò a trovare mia moglie e mio figlio." 

Alla fine del sesto episodio di True Detective 3 avevamo lasciato Tom nella stanza rosa della casa della Famiglia Hoyt, mentre alle sue spalle minaccioso compariva minaccioso l’agente Harris James (Scott Shepherd). Sicché, al pari di noi spettatori, neanche Wayne crede che l'uomo si sia suicidato. È impossibile pensare che Tom possa aver usato una macchina da scrivere per esprimere il desiderio di ricongiungersi con una donna che non l'ha mai amato. Ma, come accaduto con la morte di Brett Woodard negli anni ottanta, anche in questo caso il decesso sembra porre fine alle indagini. Per il procuratore generale Tom Purcell si è suicidato sulla stessa scena del crimine in cui venne ucciso suo figlio. Il biglietto viene interpretato come una confessione e viene quindi revocata in contumacia la condanna di Brett Woodard. Ma la verità è ovviamente un’altra.

Attraverso le ricerche svolte dalla giornalista Elisa Montgomery (Sarah Gadon) per il suo programma tv True Crime, sappiamo che le bambole di paglia sono dei simboli nella tratta clandestina di esseri umani Al pari delle spirali blu della prima stagione della serie, che rappresentano un codice per i pedofili. E in una sorta di tributo al primo capitolo di True detective, compare la prima pagina di un quotidiano (il Daily Advertiser) con le foto dei due ex agenti della Louisiana, Cole e Hart, che nel 2012 fermarono un serial killer associato a un gruppo di pedofili. Ma anche allora il caso non venne ampliato e furono ostacolate indagini più accurate perché coinvolti politici e imprenditori di spicco. La speranza della giornalista è che Wayne possa aiutarla a scoprire la verità. Ma nel 2015 il cervello del detective è un mucchio di pezzi mancanti e quindi risulta impossibile ricomporre il puzzle.

True Detective 3 : A Sangue Freddo

In questa terza stagione di True Detective, Nic Pizzolato si diverte a inserire citazioni della cultura pop, in special modo omaggi al mondo dei supereroi. Non a caso, in questo settimo episodio, quando Amelia chiede a Wayne se ha mai letto A sangue freddo, il celebre romanzo di Truman Capote incentrato sul quadruplice omicidio della famiglia Clutter, l'uomo risponde: “Si tratta di Batman o di Silver Surfer?" Una battuta che sancisce ancora una volta la distanza tra la coppia e che ribadisce l'importanza delle ricerche svolte da Amelia sul caso Purcell.

Con la stessa meticolosità che usò Capote, è infatti la donna a riportare alla ribalta la figura del nero cieco da un occhio. L'uomo si chiama Watts, ma è noto anche come il signor June. Forse è un protettore. L'unica cosa certa è che ha lavorato per Isabel Hoyt, accompagnandola e assecondandola in ogni sua necessità, visto che la donna risultava psichicamente instabile. E proprio il coinvolgimento della famiglia Hoyt induce i detective a interrogare in maniera tutt'altro che ortodossa l'ex poliziotto Harris James, attualmente capo della sicurezza della Hoyt Corporation. Ma l'interrogatorio ha uno sviluppo tragico e inaspettato. Un evento che rischia di mettere a repentaglio la vita di Wayne Hays e quella dei suoi famigliari. E la famiglia viene, in ogni senso, prima di tutto.

TRUE DETECTIVE 3: LE FOTO DELL'EPISODIO 7

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