The Deuce - La via del porno: come si agghindava la New York Anni '70

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DEFthe-deuce--By-Paul-Schiraldi-Courtesy-of-HBO

The Deuce, l’attesissima serie con James Franco nei duplici panni dei gemelli Martino racconta la legalizzazione dell'industria pornografica targata Grande Mela. Il periodo è quello dei Seventies, ricostruito minuziosamente negli otto episodi della prima stagione che andrà in onda su Sky Atlantic dal 24 ottobre. Tra blazer di pelle marrone, pellicce ecologiche colorate e shorts abbinati a crop top di vinile, ecco un compendio del capitolo di Moda e Costume newyorkese più stravagante e sexy di sempre: continua a leggere e scopri di più

di Camilla Sernagiotto

 

Essere ingaggiati come costumisti di una serie che narra dell’industria pornografica sembra un’ossimorica presa in giro visto che il dress code richiederebbe principalmente il costume adamitico.

 

Eppure il lavoro svolto da Anna Terrazas, costume designer dell’attesissima serie The Deuce - La via del porno che andrà in onda su Sky Atlantic dal 24 ottobre, è stato tutt’altro che monotono e sterile: la celebre costumista ha accettato la sfida di riprodurre fedelmente uno stile tra i più variopinti ed eccentrici della storia fashion, ossia quello newyorchese degli anni Settanta.

 

E l’impresa le è valsa il plauso degli storici specializzati in quel decennio, anche conosciuti come "nostalgici dei Golden Seventies".

 

La serie con protagonista James Franco nella duplice veste dei gemelli Martino, al soldo della mafia italo-americana, narra della legalizzazione dell’industria porno che avvenne proprio in quegli anni nella Grande Mela.

Ciascuno degli otto episodi di cui si compone questa prima stagione riesce a far penetrare lo spettatore talmente tanto addentro all’atmosfera anni Settanta da fargli automaticamente rispolverare il vecchio paio di pantaloni a zampa stipato in soffitta.

 

Abbigliamento, movenze, capigliature, accessori… nulla è lasciato al caso per ricostruire puntualmente il mood della City in cui Glam Rock, Factory di Andhy Warhol e liberalizzazione sessuale si amalgamavano, il tutto al ritmo dei corpi sudaticci che si dimenavano nel mitico Studio 54.

 

Dal look eccessivo e bislacco dei Pimp afroamericani (ossia i "papponi" vestiti da reali d’Inghilterra, insomma) a quello disinibito e brutalmente sexy di Candy, la prostituta interpretata da Maggie Gyllenhaal, la ricostruzione certosina portata avanti dalla costumista Anna Terrazas per creare gli outfit dei protagonisti merita uno chapeau.

 

Uno dei capi più gettonati della serie è la giacca di pelle, declinata nelle svariate versioni diventate tutte iconiche del decennio.

Dalla giacchetta nera da biker al blazer di cuoio marrone, la leather-mania degli anni Settanta è rappresentata fedelmente.

 

Un altro must del tempo che alletta i leatherofili sono gli stivaloni in pelle lucida (quelli che arrivano fin sopra al ginocchio), calzatura molto in voga tra le strade di New York a cavallo dei Seventies e degli Eighties che ha permeato di sensualità le “ragazzacce” di allora, quelle bad girls condannate all’Inferno dai benpensanti (che però in terra pare si siano godute il Paradiso…)

 

Nella scarpiera delle sopracitate monelle tutto pepe non mancavano mai le zeppe, altro segno distintivo di quell’epoca. Sandali, stivaletti o scarpe chiuse che fossero, tutte le fogge di calzature avevano un plateau da capogiro.

 

La maxi suola che alzava di quasi mezzo metro le signorine newyorchesi spesso sbucava fuori da una altrettanto maxi campana, quella dei jeans a zampa d’elefante.

Si tratta senza dubbio della cifra stilistica più celebre di quell’epoca e infatti i pantaloni scampanati non mancano all’appello in The Deuce - La via del porno, anche se i suoi protagonisti (soprattutto femminili) preferiscono mise decisamente più audaci.

 

I personaggi in gonnella sono sì in gonnella, ma mini: minigonne a dir poco inguinali alternate a shorts di nome e di fatto rendono protagoniste di tante scene della serie le gambe della prostituta Candy e delle sue altrettanto succinte colleghe.

 

Il guardaroba rimane altamente provocante anche per il sopra, parola di chi troverà sicuramente conturbanti i crop top dal retrogusto spiccatamente Seventies con ombelico in bella mostra della Gyllenhaal & Co., riproposti in vinile e in tessuto glitterato secondo il cerimoniale del tempo.

 

Ma lo stile di quell’era non veniva definito soltanto di materiali glam: anche i colori e le fantasie giocavano un ruolo precipuo, motivo per cui The Deuce - La via del porno è un caleidoscopio di tinte fluo e stampe animalier.

Le prime dettano legge in materia di pellicce ecologiche mentre la fantasia leopardata decora i microscopici top così gettonati dagli abitué dei disco club.

 

E a proposito della disco, non potevano di certo negarsi i look à la Tony Manero.

Ne è un esempio eclatante la camicia bianca con colletto alto inamidato che indossa spesso James Franco.

Entrambi i personaggi che interpreta vestono capi-saldi dei Seventies, dalle camicie a stampe optical alle giacche di pelle marrone.

 

Un accessorio che compare più volte nelle varie puntate è il cappello Borsalino, a tesa stretta nel caso del più sobrio James e a tesa larga invece in quello dei papponi agghindati a metà tra il gangster anni Trenta e Willy Wonka.

 

Anche sul versante trucco & parrucco la settantitudine è ben definita, avvalendosi di quei tips & tricks che i cultori della decade in questione ben conoscono: per lui, baffi folti e basette; per lei, trucco pesante con rossetto acceso (e possibilmente sbavato!), pettinature ingombranti e poco naturali (ai tempi andavano le permanenti a go go, per non parlare delle tinte improbabili) e, dulcis in fundo, unghie lunghe laccate per essere ancora più graffianti.

 

Aspettando di vedere tutte le mise dal sapore Seventies di The Deuce - La via del porno su Sky Atlantic dal 24 ottobre, fate un salto in cantina a recuperare gli scatoloni con gli abiti dei vostri anni d’oro: la serie con James Franco entusiasmerà così tanto da far risbocciare i fiori anni Settanta, ancor più rigogliosi di allora.

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