Patrick Melrose, 5 motivi per vedere la serie con Benedict Cumberbatch

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Linda Avolio

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Un protagonista che si ama e si odia allo stesso tempo, una storia che appassionante e ottimamente interpretata, humour inglese come se non ci fosse un domani, tematiche che fanno discutere, e cinque episodi che sembrano cinque piccoli film, e che di sicuro sono 5 piccoli gioielli per recitazione, scrittura e quant'altro: ecco 5 motivi per cui non potete assolutamente perdere Patrick Melrose, la serie con Benedict Cumberbatch scritta da David Nicholls tratta dai romanzi di Edward St Aubyn, in onda ogni lunedì alle 21.15 su Sky Atlantic

La storia e i personaggi

Tratta dai romanzi di Edward St Aubyn, la miniserie Patrick Melrose è, per l'appunto, la storia del titular character, interpretato da Benedict Cumberbatch. All'inizio Patrick ci viene presentato come il classico figlio di buona famiglia - tra l'altro una famiglia a metà tra la nobiltà e l'alta borghesia - che fa uso di alcol e droghe pesanti per non sentire, per non pensare, per scollarsi dalla realtà, nello specifico dal rapporto mai sanato col padre. Poi, però, la verità pian piano viene a galla, e a quel punto capiamo il perché di certi suoi comportamenti. Il secondo episodio, un vero e proprio tuffo nella sua infanzia, ci mette di fronte a un bambino che è vittima del sadismo, della frustrazione e della violenza di un padre che in realtà è un mostro, e a quel punto l'unica cosa che vogliamo fare è proteggerlo. Proteggere il giovane Patrick.

Il protagonista, però, non è l'unico personaggio interessante: come non citare Nicholas Pratt, il verboso e sarcastico migliore amico di David Melrose? Un personaggio che quasi ruba ogni scena in cui compare! Anche la madre di Patrick, Eleanor, è un personaggio complesso, che non si fa mai scoprire fino in fondo, e poi c'è la Mary, la moglie e la madre dei suoi figli, che, nonostante entri in scena solo nel terzo episodio, ha un peso non indifferente. C'è poi la pletora dei personaggi secondari, alcuni così particolari da sfiorare l'assurdo, tutti perfettamente integrati in quella che è la storia di un giovane uomo alla deriva e tormentato dal passato. Un passato che ha il volto, terribile, del padre, ovviamente. Un passato che rischia di ripetersi. Una tragedia che a tratti è una commedia nera. E che è sempre irresistibile.

 

Benedict Cumberbatch (ma anche il resto del cast)

L'attore britannico è ovviamente il protagonista indiscusso, al punto che non si può pensare al personaggio di Patrick Melrose senza vedere la sua faccia. Istrionico, super espressivo, capace di dire tantissimo anche quando non proferisce parola, Cumberbatch è un interprete di altissimo livello, e riesce a dare vita a Patrick in maniera egregia, facendocelo odiare e amare al tempo stesso. Spettacolari le scene del primo episodio in cui è talmente fatto da non riuscire a controllarsi, ma grandioso anche nell'ultimo, quando si trova ad affrontare un altro lutto importante.

Il resto del cast gli tiene però testa, e a spiccare sono ovviamente Jennifer Jason Leigh - che interpreta sua madre, una donna che si preoccupa del mondo ma che non è in grado di rendersi conto di quanto stia soffrendo suo figlio - e Hugo Weaving - che interpreta David Melrose, il terribile padre di Patrick, un vero e proprio mostro, un sadico che si nutre della sofferenza altrui, un uomo che incute terrore con un semplice sguardo.

Fantastico Pip Torrens nei panni di Nicholas Pratt, il migliore amico di David, una persona che ha fatto del sarcasmo uno stile di vita, ma anche Anna Madeley fa un ottimo lavoro con la sua interpretazione di Mary, la moglie di Patrick. Convince Hollyday Grainger, molto bello il terzo episodio, in cui il suo personaggio ci viene fatto vedere svariati anni dopo la sua introduzione nella storia, e poi ci sono tutti i personaggi secondari, meno definiti e più macchiettistici, ma assolutamente credibili nelle loro interazioni con il protagonista.

 

Humour inglese come se non ci fosse un domani

Tra i romanzi di Edward St Aubyn e l'adattamento fatto da David Nicholls, di "inglesità" ce n'è quanta ne volete, il che significa british humour come se non ci fosse un domani. L'assurdità della vita di tutti i giorni - anche se, ovviamente, in questo caso non si tratta della vita del cosiddetto "uomo medio", si tratta pur sempre di un giovane uomo appartenente ai ranghi dell'alta borghesia - prende corpo nel personaggio principale, interpretato alla perfezione da Benedict Cumberbatch, che passa da momenti ad alto tasso drammatico a momenti ad alto tasso di black comedy con una naturalezza sorprendente. Non mancano poi le situazioni assurde, al limite del grottesco - per esempio tutto il terzo episodio -, ulteriori tocchi di colore e genialità.

 

Le tematiche

Non solo droga, noia e daddy issues: all'inizio non capiamo come mai Patrick detesti così tanto suo padre, al punto da essere quasi contento di essersi liberato di lui. Ovviamente, però, si tratta di una liberazione a metà: ciò che suo padre gli ha fatto sarà sempre parte di lui, e il fantasma di quei terribili momenti tornerà a tormentarlo per molti anni. In Patrick Melrose si parla di abuso, e non solo di abuso di sostanze stupefacenti. Si parla di violenza dei genitori sui figli, ma si parla anche dei danni creati dall'indifferenza dei genitori nei confronti dei figli. Si parla tantissimo del rapporto tra genitori e figli in generale, e di come questo rapporto vada a plasmare e a condizionare l'intera vita di una persona. Si parla di suicidio (anche assistito), di dipendenze di vario genere, di depressione, di tradimenti, di pedofilia, di sadismo e manipolazione, e di altre amenità. Superata la parvenza del "classico" show con protagonista maschio bianco della upper class che si fa di ogni cosa perché ha i daddy issues ci si trova di fronte a una serie che in realtà affronta tematiche piuttosto pesanti e impegnative.

 

Ogni episodio è un piccolo film (e un piccolo gioiello)

La scrittura di Nicholls e la regia di Edward Berger danno compatezza alla serie, ma i cinque episodi di cui è composta Patrick Melrose (ognuno dei quali corrisponde a uno dei cinque romanzi scritti da St Aubyn) sono come cinque piccoli film. Ognuno è ambientato in un anno diverso (1982, 1967, 1990, 2003, 2006), e ognuno segue un particolare periodo della vita di Patrick, ma si tratta sempre di periodi ristretti, qualche giorno, al massimo una o due settimane. Ogni episodio è inoltre ambientato in un posto, al massimo due, dunque sembra proprio di trovarsi di fronte a blocchi autonomi, anche se ovviamente così non è, visto che le cinque parti di cui è composta la miniserie sono, ovviamente, strettamente collegate.

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