Giulia Michelini: “In Treatment mi ha fatto scoprire i miei limiti”

Serie TV
Giulia Michelini nei panni di Bianca - Credits Antonello & Montesi
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Nella stagione finale di In Treatment, in onda su Sky Atlantic ogni sabato alle 21.15, la giovane e talentuosa attrice romana veste i panni di Bianca, la paziente del giovedì affetta da attacchi di claustrofobia. Leggi l’intervista e scopri cosa ci ha raccontato la protagonista di questa sua “incredibile” avventura

di Barbara Ferrara


Incontriamo Giulia Michelini a pochi giorni dal suo debutto nella terza e ultima stagione di In Treatment, in onda su Sky Atlantic ogni sabato alle 21.15. Ha la voce quasi rotta dall’emozione e il suo gesticolare richiama proprio quello di Bianca, il personaggio inedito che interpreta con la forza dirompente della sua verve emotiva. Non a caso, l’attrice dichiara che quella di In Treatment è in assoluto “un’esperienza non comparabile a nient’altro, mi ha fatto scoprire i miei limiti, anche come attrice. Ora so fino a che punto posso spingermi, e dove invece è meglio fermarmi. Bianca mi ha tanto emozionato, l’ho sentita nelle mie corde, mi ritrovo tanto nella sua istintualità, nella suo agire di pancia senza riflettere”.


In attesa di scoprire cosa ne sarà di Bianca, delle sue paure e dei suoi attacchi di claustrofobia che la porteranno a fare i conti con un passato violento mai dimenticato e un presente ingestibile, leggi cosa ci ha raccontato Giulia Michelini della sua partecipazione a In Treatment.

 

Mai sofferto di attacchi di panico o claustrofobia?
Ne ricordo solo uno, serio. In realtà, per fortuna non ne soffro.
Come è stato affrontare questo tema?
Impegnativo, Bianca soffre di attacchi di claustrofobia, soffre negli spazi chiusi e stretti, spesso le succede di star male in ascensore, talvolta al lavoro, più avanti però scopriremo che dietro c’è dell’altro, i suoi pregressi vissuti.
Come si è preparata al ruolo?
Mi sono trovata un testo forte, con un personaggio dall’ossatura di base molto decisa, stava in piedi da solo e questo mi ha aiutato a farlo mio. Dopo una prima lettura, con Saverio e Gabbriellini abbiamo deciso come delineare quei contorni e quei colori che volevamo portare in scena. Il testo, ripeto, mi ha aiutato moltissimo. Mi sono attenuta a quello che c’era scritto mettendoci ovviamente del mio.
Il primo pensiero quando è stata convocata?
Sono rimasta incredula, e molto felice. Feci un primo provino su improvvisazione, ancora prima del call-back, avevo la febbre, andai molto scettica, senza speranze. Stavo anche male, e mi dissi “figuriamoci se me prendono a fa’ In Treatment”, e invece eccomi qua.
Cos’hanno in comune Bianca e Giulia?
L’istintualità di non pensare, di agire senza riflettere troppo, spesso sbagliando, ma di pancia, lei è una che dice quello che pensa, non premedita, non organizza e in questo mi ci ritrovo tanto.
Una scelta perfetta.
Era da sempre che volevo fare un personaggio romano. Avere carta bianca mi ha entusiasmato, non aspettavo altro, forse ho anche un po’ esagerato, ma in questo osare, provare a essere terra terra, mi sono sentita a mio agio.
Un momento da ricordare accaduto sul set?
Ce ne sono svariati, una volta ho perso concentrazione e calma, credo fosse il secondo giorno di riprese, non capivo bene come funzionasse tutto, il cambio di asse era un incubo, ci ho messo un po’ a entrare nel meccanismo, Sergio mi dava battute che non capivo. E meno male che è stato bravissimo ad aiutarmi, mi ha fatto sentire a mio agio.
Una prova attoriale impegnativa.
Sì, la verità è che c’era poco tempo per divertirti, la concentrazione richiesta era altissima e i tempiridotti. Era indispensabile essere molto presente. Per me è stata una vera ginnastica, concentrazione nella concentrazione: mi ha temprato umanamente. Ho capito quanti limiti ho. Enormi, li avevo fiutati, ma non avevo capito che avessero un peso specifico così importante. Ho delle mancanze con cui fare i conti.
Quindi la terapia con il dottor Mari ha funzionato?
Direi proprio di sì, è andata!

 

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