Gomorra 4, trama e recensione dell’episodio 10

Serie TV

Linda Avolio

Foto di Gianni Fiorito

Enzo e Patrizia uniscono le forze per liberarsi dei Levante, ma il loro piano non va a buon fine. Michelangelo ha scelto definitivamente da che parte stare. Gennaro è pronto a riprendersi ciò che è suo. Leggi la recensione del decimo episodio della quarta stagione di Gomorra - La serie.

Gomorra 4, episodio 10: la trama

L'unico utilizzo sensato dei maschi (delle api)

Il decimo episodio della quarta stagione di Gomorra - La serie si apre a casa di Patrizia e Michelangelo. Lui è orgoglioso della parmigiana di mammà, lei, in tutta risposta, gli racconta che ha guardato in televisione un documentario sulle api e che, sostanzialmente, i maschi non fanno nient'altro se non accoppiarsi. Poi muoiono. Tanto non servono più a niente. Mickey non capisce, non completamente quantomeno, ma noi spettatori cogliamo il sottotesto. Eccome se lo cogliamo.

Il piano di Don Gerlando

Dopo la sigla vediamo dei lavoratori di evidenti origini straniere, asiatiche, che vengono caricati su tre furgoncini e vengono portati in una sartoria industriale. A gestire le operazioni c'è Saro, il fulvo figlio di Don Gerlando. La proposta che fa a un'imprenditrice dall'accento nordico non completamente credibile è allettante: lo stesso modello di abito confezionato a un prezzo molto inferiore. Che, in soldoni, significa molti, molti, molti soldoni in più per lei.

Tornato a casa, Saro viene subito "beccato" dalla moglie, che gli chiede se ha fatto il bagno nel profumo. Profumo da donna, s'intende. Ci spostiamo poi nella sala da pranzo della villa di campagna della famiglia Levante. L'assenza di Patrizia non passa inosservata, ma Michelangelo si salva con un "va tutto bene, preferiva stare un po' a riposo." Don Gerlando approva: forse dovrebbe starsene per sempre a riposo.

Il patriarca è preoccupato per i problemi che stanno infestando il centro di Napoli, problemi che potrebbero estendersi a macchia d'olio e arrivare fino a Secondigliano. Continuare ad aiutare un clan debole, infatti, non conviene. Ciò che Don Gerlando vuole è che Mickey convinca Patrizia a fare un passo indietro, a fare la mamma e la moglie. Le opzioni per il giovane Levante sono due: o crescere una creatura, o piangere una moglie. Michelangelo è tra l'incudine e il martello. Ma dovrà fare una scelta. Ad ogni modo, è ora di mangiare. Segno della croce, Padre Nostro, e via, tutto a posto.

Ora Secondigliano è mia

Patrizia e Gennaro si incontrano a Secondigliano sul tetto del solito palazzo. Sullo sfondo, le Vele di Scampia. Lei non ci gira attorno: dietro il sequestro del carico c'è lo zampino dei Levante. Nicola non c'entrava niente. Ora i Levante sono in combutta con O'Diplomato, che nel frattempo si è preso Forcella. E poi c'è il fatto che Mickey è coinvolto.

Gennaro è stupito: com'è possibile che non si sia accorta di niente? Eppure gliel'aveva detto: un boss non deve mai fidarsi di nessuno. Nessuno. Ora, comunque, bisogna pensare a cosa fare per reagire. Patrizia mette sul tavolo due opzioni: o lasciare tutto in mano ai Levante, oppure sistemare le cose, costi quel che costi. Genny è deluso: "Ti ho lasciato in mano un regno, il mio, e tu stai ancora qui a chiedermi cosa fare." La risposta di lei è netta: "No, ti sbagli. Volevo solo che tu lo sapessi. Questa è casa mia. E a casa mia comando io." Come la prende Savastano? Non bene.

Da un appartamento delle Vele esce un oscuro figuro con la testa coperta da un cappuccio. Arrivato in centro, davanti a uno striscione che mostra le foto di Valerio, Sasà e di altri Talebani morti ammazzati, l'oscuro figuro, raggiunto da O'Belle'e'buono, si scopre la testa: è Enzo. Si è tagliato i capelli e la barba. Vive nascosto. Sfida la morte, Forcella è in mano al clan Capaccio ora, per andare a rendere omaggio ai fratelli caduti in battaglia. Sangue Blu deve farsi perdonare, specialmente per la fine di Valerio. E lo farà. Per farlo, però, deve incontrarsi coi compagni più fidati.

Tornato a Secondigliano, Michelangelo non può credere alle proprie orecchie: Patrizia ha deciso di lasciare il business in mano a lui e di dedicarsi solo alla famiglia. Perché Bianca – questo il nome della creatura, lo stesso nome della madre di Patrì – viene prima di ogni altra cosa. Il ritorno a casa, o quantomeno a quella che per ora è casa, di Enzo è meno piacevole, e non per colpa di Maria, sempre al suo fianco, ma per come stanno le cose in questo momento. Abituato ai vicoli del centro, quel posto per Sangue Blu è come un carcere, ma è pur vero che, se non fosse stato per la sua alleata, ora si troverebbe non dietro le sbarre, ma direttamente al cimitero. “Io non voglio piangerti.” dice Maria, ma lui non può fermarsi: deve vendicare i suoi fratelli.

Cambio di leadership?

A Posillipo, Gennaro, seduto sul divano in tuta mentre in tv va in onda un cartone animato, ha nuovamente al dito l'anello che gli abbiamo visto girare e rigirare nelle stagioni 2 e 3. E' pensieroso. Azzurra si avvicina a Pietro, che gioca lì vicino, e viene accolta dal marito con un “Le cose non vanno bene. Secondigliano sta per saltare.” E' un problema anche per loro, perché fin quando le cose vanno bene “siamo tutti amici”, ma poi, quando iniziano ad andare male...beh, tutta questa amicizia non c'è più. Lady Savastano è di poche parole, ma colpisce dritta al centro: “Patrizia l'hai messa tu là. Per un motivo. Perché così ci siamo comprati la libertà.” Lui non ribatte: semplicemente si alza e se ne va.

Patrizia a quanto pare ha veramente intenzione di lasciare tutto in mano a Mickey, così inizia a “istruirlo”: dai rapporti coi fornitori al confezionamento delle dosi, fino alla raccolta e al conteggio dei soldi. Una catena di montaggio che funziona alla perfezione in ogni suo ingranaggio. “Questo non è un quartiere. E' una città dentro una città più grossa. Secondigliano non rende conto a nessuno.” dice Patrizia al marito, di fronte al suo regno. Gli confessa di aver assicurato protezione a Enzo e, soprattutto, gli rivela che Sangue Blu l'ha informata che dietro il sequestro della partita di roba ci sono suo padre e i suoi fratelli. Gli dice anche che Sangue Blu le ha chiesto aiuto per farli fuori. Mickey le chiede perché si sia decisa a parlargliene solo ora. “Perché avevo dei dubbi.” risponde lei. Questi dubbi ci sono ancora, ma lei ha scelto. Ora lui dovrà fare altrettanto: starà dalla parte della sua vecchia o della sua nuova famiglia?

Grazie all'intercessione di O'Bell'e'bbuono, Enzo si incontra di nascosto con un ristretto gruppo di fedelissimi: è arrivato il momento di passare all'azione, i Levante devono essere eliminati. E saranno loro, con l'aiuto di Patrizia, a portare a termine questa missione. “Cos'hai in testa di fare, Enzù?” chiede Ronni, ed è chiaro: loro hanno già deciso, sono con lui.

Per Michelangelo la situazione è più difficile. Incontra il padre alla cava. Lo informa subito della decisione di Patrizia di lasciargli in mano la gestione di Secondigliano. Don Gerlando è ovviamente soddisfatto, ma Mickey mette subito le cose in chiaro: sua moglie ha lasciato tutto a lui, a suo marito, non al suocero. L'anziano boss è comunque ancora convinto di aver vinto: alla fine ha avuto ciò che voleva. Il figlio prediletto rincara la dose: c'è anche un'altra cosa da fare, “atterrare” Sangue Blu. Don Gerlando non potrebbe chiedere di meglio.

Abbiamo fallito

Mentre Ciccio va a recuperare le armi necessarie per l'agguato, Genny, davanti alla tomba di famiglia, incontra un gruppetto di guaglioni del clan Savastano. Sono sorpresi: credevano si fosse ritirato. “Forse è arrivato il momento di tornare in servizio” comunica Gennaro. Bene: hanno sentito tutti la sua mancanza.

Ciccio e i suoi uomini sono pronti ad “atterrare”Enzo nell'appartamento delle Vele, ma i cacciatori capiscono presto di essere caduti in una trappola. Ciccio si salva per miracolo. Anche Saro, che si sta “intrattenendo” in sartoria insieme alla cliente del nord, viene raggiunto da dei sicari. Anche lui si salva per miracolo, usando la donna come scudo umano.

La famiglia Levante è particolarmente fortunata: anche l'agguato a Don Gerlando – agguato portato avanti direttamente da Enzo, che si reca fino alla villa di campagna insieme a Ronni – non va a buon fine per colpa di un telefono che squilla e che fa spostare l'anzino boss dalla stanza dei cardellini. Addirittura i due rischiano di lasciarci le penne – proprio come il povero “Lacrime di Cristo”, passato a miglior vita proprio pochi istanti prima –, e riescono a seminare gli inseguitori solo grazie all'arrivo di un treno, che si mette fra loro e la morte.

A Secondigliano, Patrizia e Mickey, che ha scelto di stare dalla parte della moglie, capiscono che il piano organizzato con Sangue Blu è stato un fiasco nel momento in cui arriva una telefonata dalla madre di lui, che lo avvisa su quanto accaduto. Michelangelo è credibile, fa finta di non sapere niente e di essere in pensiero per il padre e per i fratelli: per adesso nessuno sospetta che ci siano lui e la moglie dietro gli agguati, ma Patrizia è evidentemente preoccupata: questo fallimento complica ogni cosa.

Don Savastano

Intanto, Gennaro, anzi, Don Gennà, si incontra con un uomo che rappresenta un certo U' Maestrale. A quanto pare questo oscuro individuo non ha potuto presentarsi personalmente all'incontro a causa di un imprevisto. Genny risponde di non preoccuparsi: sa bene cosa significa vivere stando sempre all'erta. Il rappresentante è perplesso: pensavano tutti che si fosse ritirato. “E' vero, ma ora ho i soldi, le conoscenze e le capacità. Soprattutto, ho la necessità di riprendermi tutto ciò che è mio.” ribatte Genny, citando inconsapevolmente suo padre.

Il rappresentante ha un'altra domanda per lui: perché proprio U' Maestrale? Perché “la prossima sarà una guerra lunga e faticosa, e un uomo che ha avuto il coraggio di mangiare il cuore del proprio nemico dentro il carcere è un uomo pronto a tutto.” Don Gennaro ha bisogno di una persona così, e poco importa se dopo quel gesto ci sono stati vent'anni di carcere in massimo isolamento e il voltafaccia generale degli ex compagni, perché prima c'è stata un'ambizione esagerata. E quella è una cosa che non muore mai.

 

Gomorra 4, episodio 10: la recensione

Salvatore Esposito ci aveva avvisati, nella quarta stagione di Gomorra – La serie niente sarà come sembra, e infatti il decimo episodio ribalta ogni cosa.

Enzo ha perso il controllo di Forcella e l'appoggio dei suoi amici e vive nascosto a Secondigliano, protetto da Patrizia, che proprio da lui ha scoperto che dietro il sequestro del carico di roba visto nel quinto episodio c'è la famiglia di suo marito. Sangue Blu è intenzionato a vendicare la morte dei suoi fratelli - prima fra tutte la morte di Valerio, che in realtà non è mai stato un traditore - costi quel che costi, ma fallisce. E, nel mondo di Gomorra, è raro avere una seconda chance.

Mickey si trova tra l'incudine e il martello, tra un padre-padrone, ingombrante e pericoloso, e una moglie intenzionata a difendere il suo regno con le unghie e con i denti. Sceglie, di nuovo, Patrizia, ma sa benissimo che fare il doppio gioco con la sua famiglia equivale ad avere la famigerata spada di Damocle sopra la testa. Sarà anche il figlio prediletto, ma un tradimento del genere non può passare impunito.

Patrizia finalmente si toglie un peso dal cuore dicendo a suo marito di sapere che, dietro il sequestro, c'è la sua famiglia d'origine, ma, allo stesso tempo, sa anche che la prova di fiducia e fedeltà richiesta a Michelangelo potrebbe rivoltarsi contro di lei. Intenzionata a difendere il suo regno a ogni costo, Donna Patrì in realtà guarda molto più avanti di quanto non faccia intendere ai suoi alleati: sta facendo tutto questo per sua figlia, per questa creatura che non è ancora nata ma che già porta il nome della mamma morta tanti anni fa, perché sa bene che, con Don Gerlando ancora vivo, Bianca non sarà mai completamente libera.

Carico di tensione al punto giusto l'incontro notturno tra il personaggio di Cristiana Dell'Anna e quello di Salvatore Esposito. L'emancipazione di Patrizia – che non chiede più consigli al suo mentore, ma che, semplicemente, l'ha chiamato per fargli la cortesia di aggiornarlo di persona sulla situazione attuale di quel regno regalato forse un po' troppo in fretta – è la proverbiale goccia che fa traboccare il vaso: Gennaro getta la maschera e torna a indossare la sua vera faccia. Il riferimento finale a Don Pietro – Genny usa quasi le stesse parole usate dal genitore nel primo episodio dela seconda stagione – non è casuale, ma ci dice che, semplicemente, la mela non cade mai troppo lontana dall'albero. La guerra è alle porte, coinvolgerà tutti, e sicuramente farà parecchie vittime.

 

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