Gomorra 4, Scianel non c'è, ma Cristina Donadio dà un tocco fantasy alla storia

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Fabrizio Basso

Cristina Donadio
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Nel quarto capitolo di Gomorra - La Serie non ci sarà Scianel, è un cadavere illustre della stagione precedente. Aspettando il nuovo capitolo della serie originale Sky prodotta da Cattleya e Fandango in collaborazione con Beta Film che andrà in onda a marzo 2019 su Sky Atlantic, abbiamo incontrato, a Napoli, Cristina Donadio, che con la sua Scianel ha creato non solo un personaggio ma uno stile, un modo di essere. La abbiamo incontrata per farci raccontare che accradrebbe se lei ci fosse ancora, una sfumatura fantasy della serie: leggi l'INTERVISTA

(@BassoFabrizio
Inviato a Napoli)


A volte le assenze pesano più delle presenze. E quella di Scianel peserà nella quarta stagione di
Gomorra - La Serie, in arrivo a marzo 2019 su Sky Aytlantic. Aspettando di capire le nuove alleanze, le nuove geometrie di Gomorra, abbiamo incontrato, nel cuore di Napoli, Cristina Donadio per farci raccontare, con la sua consueta ironia, come cambierà Gomorra senza di lei e come cambierà Cristina senza Scianel.


Cristina, come si sta senza Scianel?

Ammetto che c'è un po’ di spaesamento, il mio personaggio me lo sono mangiato e ingoiato, è parte di me e tutti la amano.

 

Sembra quasi ingombrante nella sua bellezza.

Continuiamo a camminare insieme. Mai ho avuto paura di restare schiava del personaggio.

 

Come sta Scianel?

Sente la mancanza dei suoi compagni. Il personaggio è stato scritto bene.

 

Poteva esserci ancora?

Potrebbe avere avuto una vita più lunga.

 

Anche il suo primo film ha avuto per sfondo la sua città, Napoli.

Il regista era Bernard Schroeter. Era un visionario con una vena di pazzia che un giorno decide di venire a Napoli, era il 1978, per girare Nel regno di Napoli.

 

Che storia era?

Narra di un fratello e una sorella in una comunità nel centro storico di Napoli. L'epoca andava dal dopoguerra agli anni Settanta. Io impersonavo Vittoria Pagano, che nella vita sceglie di studiare. Impara l’inglese e diventa una hostess. Vederla oggi fa tenerezza, io avevo appena cominciato e mi seduce questo regista omossessuale e bizzarro, amante della lirica. Io sono subito scettica, mi dico come si permette questo di raccontare la storia di Napoli.

 

E invece?

Ci ha messo poesia e l'occhio giusto. Napoli va vista sempre con un po’ distanza.

 

Da lì è partita una galleria di personaggi.

La testa di un attore è un guardaroba e i guardaroba si riempiono sempre di più. Bisogna buttare un po’ di abiti veri.

 

Napoli è sempre mille colori?

Sì ma ha anche ombre con gradazioni di grigio.

 

La parola giusta?

Verace. E' una parola divisa in due. Ci sono la Napoli archetipica e quella stereotipata. Millecolori è pizza, Vesuvio, mandolini e chitarra che hanno un valore presi singolarmente ma nell’insieme sono stereotipo. Le sfumature di grigio sono quelle delle radici.

 

Cosa significa essere napoletani?

La "napolitudine" è uno stato d’animo.

 

Ci disegna la sua Gomorra? Partiamo da Salvatore Esposito-Genny.

Fossi lì gli direi: Gennarì, perché per me è sempre un ragazzino, non ti fruscià, non ti appropriare di chissà quale ruolo, sei sempre un uaglione, non ti pavoneggiare, resti il figlio di donna Imma. Lei si è sacrificata e ti ha fatto uomo. Perché è morta? Come nelle tragedie shakespeariane, la regina si sacrifica perché il figlio diventi re. Ma tu per Scianel resti 'na creatura.

 

Patrizia, ovvero Cristiana dell'Anna?

La vera delusione, poteva aprirsi una fase nuova della pulsione omosessuale, Scianel si era innamorata. Io andrei a raccontare una sceneggiatura parallela poiché nel suo anno di carcere sono successe cose molto profonde. Lei ama le donne. Quando io sarò la regina tu sarai il principe...principe era riferito proprio a Patrizia. Scianel nei suoi incubi di oggi è sicura che averla uccisa va considerato un femminicidio.

 

Artuto Muselli è Sangue Blu.

C'è stato un incontro. Trovandomelo ora di fronte gli direi: sei un guaglione, ma che ne sai di armi. Sei cresciuto o no? Pare un ragazzino.

 

C'è qualcuno che manca a Scianel?

Le manca Ciro, con lui era pronta a fare una alleanza vera.

 

Eccoci a Valerio, l'attore Loris De Luna.

Scianel non avrebbe dubbi, gli direbbe: sei un chiattillo di via Petrarca, se un arricchito.

 

Ivana Lotito è Azzurra, la moglie di Genny.

Statte accorta…non ti fidare. Una femmina per essere libera non deve avere uomini.

 

Davvero la pensa così?

Cristina non lo direbbe mai, ma Scianel si. Scianel è ambigua e anticonformista, tendente al lesbico.

 

Ci saranno nuovi personaggi.

Non sapete la vita che vi aspetta. Solo questo Scianel direbbe loro, guardandoli negli occhi e con la sigaretta accesa.

 

I prossimi progetti di Cristina Donadio?

Il vizio della speranza di Edoardo De Angelis. Sono Alba, la mamma di Maria, la protagonista interpretata da Pina Turco. Sono una mamma orrenda. Alba è l’orrore più grande. Non capisce quanto di marcio mette nel rapporto con la figlia. Una anima persa. Ha un elettrocardiogramma piatto perché i sentimenti sono zero. Il bello delle donne è che c’è sempre un mistero da proteggere: questo nulla fa nascere il vizio della speranza.

 

In ambito teatrale?

Sarò in Festa al celeste e nubile santuario di Enzo Moscato: racconta un microcosmo di tre sorelle devastate, una cieca, una muta, una bigotta. Ne succedono di tutte. Poi sempre a teatro sarò con Pappi Corsicato in un adattamento de La Chunga di Mario Vargas Llosa ma con ambientazione mediterranea.

 

Potesse avere la macchina del tempo dove andrebbe?

Negli anni Venti a Parigi per essere la modella dei grandi pittori. Ci andrei come Cristina donna. Come attrice opterei per Hollywood negli anni Quaranta, la mia fisicità mi avrebbe fatto amare. Oppure in Germania a ridosso della caduta del muro, forse è il segno lasciatomi da Schroeter, c’è una parte di me tedesca. Mi rivedo anche nella Berlino del terrorismo.

 

Tema peraltro da lei affrontato.

Ho fatto in Italia un film sul terrorismo intitolato La Festa Perduta, su come nasce una banda armata. Siamo a Bologna nel 1977, la stagione degli indiani metropolitani.

 

Cosa le ha dato e cosa le ha tolto l'arte?

Mi ha portato via tanto della vita mia, ma mi ha fornito la possibilità di buttarmi a...capasotto in tanti mondi, dal terrorismo a una parte più lisergica. Il teatro è la quarta parete della mia vita.

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