Christian - Seconda stagione, tra sogno e incubo. Recensione dei primi due episodi

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Gabriele Lippi

Gabriele Lippi

Ritorna il "Santo picchiatore" interpretato da Edoardo Pesce con due puntate d'esordio che portano ancora più in alto l'asticella di qualità e racconto. Una serie Sky Original coprodotta da Sky Studios e Lucky Red. Regia di Stefano Lodovichi, sceneggiatura di Valerio Cilio. Da un'idea di Roberto "Saku" Cinardi. In esclusiva su Sky e in streaming solo su Now. Disponibile anche on demand

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“Un posto che ha bisogno di invocare un santo, è un posto pericoloso”, dice a Matteo Esther, nuovo enigmatico personaggio, a metà circa del primo episodio di Christian – Seconda stagione (LO SPECIALE). E Città Palazzo resta un posto pericoloso anche dopo la morte di Lino, anzi, forse lo è ancora di più con quel trono vacante su cui più d’uno vorrebbe sedersi. La seconda stagione della serie Sky Original coprodotta da Sky Studios e Lucky Red in collaborazione con Newen Connect, diretta da Stefano Lodovichi e sceneggiata da Valerio Cilio da un’idea di Roberto “Saku” Cinardi è approdata in esclusiva su Sky e in streaming solo su Now con due primi episodi che confermano la strada tracciata con la prima stagione e a tratti sembrano persino andare oltre per qualità e cura del dettaglio.

Un funerale epico

L’addio a Lino, il boss interpretato da Giordano De Plano nella prima stagione, viene celebrato in apertura con due scene, un flashback ambientato nel passato che ci ricorda la formazione violenta di Christian e la sequenza del funerale, che da sembra voler essere da subito un manifesto delle intenzioni degli autori. La scena ha l’epica dei grandi film di mafia ed è accompagnata dalle note di Lacrimosa dei Caelus, cover death metal del Requiem in Re minore di Mozart, che rendono ancora più potente ed evocativo l'incipit di una seconda stagione in cui l'elemento drammatico pare prendere il sopravvento sulla commedia.

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COLONNA SONORA, FOTOGRAFIA E MONTAGGIO

Oltre a una colonna sonora protagonista almeno quanto lo era stata nella prima stagione (Giorgio Giampà fu premiato a Canneseries nel 2021 proprio per le musiche di Christian), spicca da subito anche una fotografia che gioca con penombra e luce, sottoesposizione e sovraesposizione, che si esalta nelle scene ambientate in luoghi chiusi e gioca coi toni di giallo per quelle all’aperto. Efficace anche la scelta del montaggio alternato che in due scene viene utilizzato a fini narrativi e metanarrativi in due sequenze.

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L'INCUBO DI RACHELE

Christian (Edoardo Pesce) è il centro gravitazionale dell’azione. Da lui, in piena notte, si reca a piedi Lorenzo, il bambino di Matteo (Claudio Santamaria) guarito dalla malattia che lo aveva reso progressivamente cieco, e da lui non riesce ad allontanarsi Rachele (Silvia D’Amico), imprigionata in un circolo perverso di dipendenza, dedizione e devozione, in una gratitudine tossica da cui si libera solo in seguito a un episodio mistico, un incontro onirico con l’uomo misterioso che promette di poterla aiutare (Klaus, il prete interpretato da Ivan Franek), un incubo claustrofobico e ansiogeno messo in scena attraverso un convincente lavoro di scenografie ed effetti speciali.

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UNA NUOVA NEMESI

La nuova missione di Christian, suo malgrado eletto corum populi nuovo boss della Città Palazzo, è ancora tutta da scrivere. Il Biondo lo invita a scegliere che tipo di leader vorrà essere mentre sullo sfondo iniziano a muoversi nuovi antagonisti. I nigeriani, che sembrano poter opporre ben poca resistenza al carisma del Messia alla matriciana (copyright di Edoardo Pesce), e una nuova nemesi che raccoglie il testimone di Klaus. La Nera è un personaggio a cui bastano pochi minuti in scena per lasciare il segno, interpretato da una Laura Morante superbamente fredda e distaccata, manipolatrice a sua volta, che trova terreno fertile nei nuovi dubbi di Matteo, sconvolto dagli effetti del miracolo di Christian sulla psiche del piccolo Lorenzo. A lei è affidata una delle battute più significative di questo inizio di stagione: “Tu non sai quanti santi sono in realtà uomini abietti che hanno avuto la grande fortuna di morire al momento giusto”.

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TRA LIBERO ARBITRIO E SENSO DI COLPA

E se il libero arbitrio è il tema centrale dei primi due episodi, la storyline di Davide (Antonio Bannò), il figlio di Lino rimasto orfano e senza potere, è mossa dalla sete di vendetta e da un desiderio di autopunizione che sembrano destinate a renderlo una pedina del gioco ordito da La Nera e Matteo. Il confine tra bene e male, tra speranza e fanatismo, sogno e incubo è sempre più sottile e Christian è costretto a camminarci in equilibrio facendo scelte destinate ad avere profonde conseguenze sull’utopia di una periferia finalmente pacificata e affrancata dal crimine.

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