1994, Paolo Pierobon racconta il personaggio di Silvio Berlusconi VIDEO

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Paolo Nizza

Nel 1994. Silvio Berlusconi diventa Presidente del Consiglio. Nella serie tv che conclude la trilogia iniziata con 1992 e proseguita con 1993, "il Cavaliere" è interpretato da uno straordinario Paolo Pierobon che ci offre un’interpretazione originale e indimenticabile

I miracoli, almeno in televisione, accadono. E non si tratta del celeberrimo nuovo miracolo italiano evocato da Silvio Berlusconi nel video-discorso alla nazione data 26 gennaio 1994. Ma parliamo di Paolo Pierobon, un Proteo  capace di trasformarsi nel Cavaliere nella serie tv 1994, pur non somigliando in niente al Berlusca. Tant’è che senza trucco, parrucco e cadenza meneghino, l’attore sembra più un personaggio uscito da un romanzo della letteratura russa, un viso da Lev Tolstoj o da Fedor Dostoevskij. D'altronde. Paolo viene dal teatro, un mondo, per citare Gigi Proietti:  “Dove tutto è finto ma niente è falso.” Sicché, il merito di una simile trasformazione (straniante quanto quella del Dottor Jekyll in Mister Hyde) non risiede semplicemente nelle meraviglie del processo prostetico o nell’abilità di un reparto make up che non ha nulla da invidiare a Hollywood.  Il talento di Paolo Pierobon si esplica proprio attraverso il suo talento attoriale, che ci restituisce non una sbiadita fotocopia del Silvio originale, ma un Berlusconi autentico proprio perché interpretato e non imitato. Quindi niente effetto Bagaglino, addio agli abusati Cribbio e mi consenta, sostituiti da una magistrale performance che meriterebbe una nomination agli Emmy. Il Berlusconi di Pierobon, insoddisfatto di come sta andando il confronto televisivo, confessa a Leonardo Notte che vorrebbe interrompere la partita come Galliani a Marsiglia. Certo, con ogni probabilità, Silvio non l’ha mai detto ma la scena risulta autentica. Perché per tornare ai classici proprio Dostoevskij nei demoni scriveva: "Per rendere la verità più verosimile, bisogna assolutamente mescolarvi un po' di menzogna.” Così Paolo con le sue invenzioni, ci offre un presidente del consiglio più vero del vero. Scopriamo insieme quindi come Pierobon si è calato nei passi di una figura così famosa e ingombrante, assai complicato da recitare

Come ti sei preparato per interpretare Silvio Berlusconi nella serie 1994?

Ho preso spunti dalla realtà e li ho miscelati con invenzioni totali. Anche perché la serie ci mostra in alcune sequenze un Berlusconi nell’intimità. Davanti alle telecamere e al pubblico, Silvio è sempre performativo, istituzionale, ma quado Silvio crede di non essere ripreso, qualcosa nel ritmo cambia. Per esempio, nelle intercettazioni la sua voce è sempre stanca e per certi versi risulta più sincera, più umana.

In effetti in 1994 spesso Berlusconi ci mostra il suo lato più fragile, come nel primo episodio, quando dice alla fisioterapista Arianna (Laura Chiatti): “Vorrei che anche mia moglie sorridesse così quando parla di me”

È vero, una delle cose più difficili è stato che i passati riferimenti a Berlusconi erano tutti parodistici. E quindi gli spettatori si sono abituati a vederlo sempre preso in giro, sempre contraddistinto dal tormentone “Mi consenta”. Io non voluto pronunciare mai questa frase. Mi sono invece rivisto molti filmati di Silvio su YouTube, per cercare di trovare le differenze tra la dimensione privata e quella pubblica. Peraltro, quando ho incontrato le persone che lo hanno conosciuto tutti mi hanno descritto una persona molto cordiale e simpatica, uno che sapeva i nomi di tutti quelli che lavoravano per anche quella della donna delle pulizie Secondo me Berlusconi è un martello travestito da piuma. Quindi per interpretarlo in maniera efficace cercato di sospendere il giudizio e di avere un approccio non ideologico Come faccio in teatro, ho cercato di mettere me stesso, con le mie lacune, le mie zone d’ombra.

Qual è il tuo ricordo più vivido del 1994?

Rammento l’entrata in politica di Silvio Berlusconi, un uomo già estremamente popolare e ammirato come imprenditore e come presidente del Milan, Questo cambio totale, questa svolta impressionò tutti. Al netto di quello che si pensare di Silvio fu un gesto inedito e molto forte.

Come hai vissuto la presenza degli sceneggiatori sul set?

Credo sia stata fondamentale per me e per tutti gli altri attori del cast. Dovrebbe diventare una consuetudine. Al netto dell’importanza del ruolo del regista, poterti confrontare quotidianamente con chi ha scritto le tue battute è un grande stimolo e un aiuto

Infine, perché uno dovrebbe vedere una serie come 1994?

Credo sia una sorta di seduta psicanalitica. E una serie che esplora il rimosso. Bastano poche scene per farti tornare indietro nel tempo. Una specie di proustiana madeleine. In 1994 è attraversato da un generale di senso di colpa condiviso da molti dei personaggi presenti. E quindi fa riflettere, su come eravamo quando accadevano queste e cosa avremo potuto fare o no fare in quell’anno, così fondamentale per l'Italia e per gli Italiani.

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