Chernobyl: la recensione della seconda puntata

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Linda Avolio

Il peggior disastro nucleare della Storia. Una tragedia che va contenuta il più possibile, costi quel che costi. Ecco la recensione del secondo episodio di Chernobyl, in onda su Sky Atlantic il lunedì sera alle 21.15.

Chernobyl, episodio 2: la trama

Minsk, Istituto Bielorusso per l'Energia Nucleare, 26 aprile, ore 8.30. Sono passate indicativamenet sette ore dall'esplosione del reattore numero 4. Ulana Khomyuk, stimata e rinomata fisica nucleare, chiede al suo giovane collega come mai non ci sia nessuno oltre a loro. "E' sabato." risponde lui. L'apertura di una finestra per un banale cambio d'aria fa scattare l'allarme: la quantità di radiazioni provenienti dall'esterno è parecchio sopra la norma. Alla "vicina" centrale lituana di Ignalina è tutto a posto, il che sarebbe un bene, se non fosse che ciò significa che allora ad avere avuto dei problemi è stata la decisamente meno vicina - 400 chilometri - centrale di Černobyl'...

Ulana si reca così alla sede centrale del Partito Comunista Bielorusso. La speranza è quella di riuscire a convincere qualcuno a lanciare l'allarme in modo che si dia il via alle evacuazioni, ma l'uomo seduto dall'altra parte della scrivania, un ex venditore di scarpe, la liquida in pochissimo tempo. L'ultima opzione è chiamare direttamente l'Istituto Kurchatov per l'Energia Atomica, istituto di cui Legasov è Primo Vicedirettore. Lì, parlando in codice al telefono con una collega, finalmente Ulana riesce a scoprire qualcosa di più sullo stato dei fatti. E ciò che scopre la porta a recarsi di persona sul luogo del delitto. Deve asssolutamente parlare con Legasov per avvisarlo di un pericolo imminente e forse sottovalutato.

Pryp"jat'. A poche ore dall'esplosione, l'ospedale è un vero e proprio campo di battaglia. Akimov e Toptunov, in attesa di essere visitati, mostrano sul volto i segni delle radiazioni. In corridoio, una folla di civili, tra cui parecchi bambini, occupa ogni spazio, rendendo difficile il lavoro di medici e infermieri. L'unica rendersi conto della gravità della situazione è la Dottoressa Zinchenko, che fa togliere immediatamente ai vigili del fuoco, tra cui Vasily, i vestiti contaminati. Gli abiti dei pompieri vengono portati al piano interrato: a oggi si trovano ancora lì. A oggi sono ancora fortemente radioattivi.

Fuori, all'ingresso, i familiari dei ricoverati si accalcano, e devono essere tenuti lontano dalla polizia. Tra questi c'è ovviamente anche Lyudmilla, che alla fine riesce a entrare. Dentro la situazione è peggiore del previsto: ovunque c'è gente che sta male, gente ustionata, gente che vomita, e il personale non riesce a stare dietro a tutti. L'emergenza è evidente. Quando scopre che Vasily sta per essere trasferito a Mosca, Lyudmilla è, se possibile, ancora più preoccupata. E fa bene a esserlo.

Mosca. Il Professor Legasov prende parte alla prima riunione della commissione, riunione presieduta dal Segretario Michail Gorbačëv. Ad aprire le danze è Boris Shcherbina, che, basandosi sulle informazioni ricevute dai "compagni" di Pryp"jat' (e dal KGB), ha concluso che è tutto a posto, che il livello delle radiazioni è pari a quello di una radiografia, e che dunque non c'è niente di cui preoccuparsi. Legasov, ovviamente, non può stare zitto, e infatti interviene. Incalzato da Gorbačëv, non indora la pillola: l'esplosione di un reattore è una cosa gravissima, il rischio del disastro ambientale e umano è concretissimo. Bisogna agire, e bisogna agire in fretta.

Shcherbina viene così spedito a verificare di persona la situazione, ma la cosa peggiore è che, su ordine del compagno Segretario, è costretto a portarsi dietro quel rompiscatole di Legasov. A questo punto è meglio sfruttare le sue conoscenze e chiedergli come funziona a grandi linee un reattore nucleare. Arrivati in elicottero in prossimità della centrale, Boris e Valery hanno un'accesa discussione: il primo vorrebbe avvicinarsi alla nube di fumo per verificare a occhio come stanno le cose, mentre il secondo è, giustamente, in disaccordo. Per fortuna, il pilota dell'elicottere ascolta l'uomo di scienza e non l'uomo del partito.

Dintorni della centrale. Al campo base militare formatosi nelle vicinanze della centrale, Bryukhanov e Fomin cercano di convincere Shcherbina che è tutto sotto controllo, ma Boris, per quanto trovi irritante il Professore, comincia a capire che forse è meglio ascoltare lui, che almeno ha il coraggio di dire le cose come stanno. Per provare se quel maledetto reattore sia esploso o meno c'è solo una cosa da fare: raccogliere dati. E per dati s'intende registrare la vera quantità di radiazioni presenti nell'aria nel punto più vicino all'edificio numero 4. A offrirsi volontario per questa missione praticamente suicida è il Generale Pikalov. Il suo ritorno conferma la gravità dei fatti: altro che 3.000 Röntgen, qui siamo a 15.000!

Il nucleo è dunque esposto e in continua fusione. Per evitare la catastrofe è necessario è coprire tutto con un mix di sabbia e boro. Saranno necessari centinaia di sganci via elicottero, un'operazione ad altissimo rischio, come purtroppo scoprirà l'equipaggio del primo velivolo, che si avvicinerà troppo e, a causa delle interferenze delle radiazioni sull'apparecchiatura elettronica, si schianterà al suolo. L'operazione nel complesso, però, sarà un successo.

Al bar dell'hotel dove alloggia, Legasov si trova costretto a mentire a una coppia riguardo la reale gravità dei fatti. Intanto, nei boschi circorstanti, gli animali muoiono. E il vento porta con sé la letale sentenza. Raggiunto da Boris, Valery gli dice che c'è assolutamente bisogno di allontanare gli abitanti di Pryp"jat'. Shcherbina inizialmente non coglie, ma quando Legasov si lascia scappare che anche loro, proprio per il fatto di trovarsi lì adesso, saranno sicuramente morti entro cinque anni, finalmente comprende. E va silenziosamente in panico.

A farlo tornare alla realtà è una telefonata che lo avvisa che in Svezia un impianto nucleare ha registrato delle radiazioni anomale riconducibili al combustibile usato a Černobyl' e che gli americani hanno fatto delle foto satellitari. Il mondo sta iniziando a sapere. E a fare domande. Mentre i bambini giocano all'aperto, la morte si muove nel vento. 

27 aprile 1986. Pryp"jat', ospedale compreso, viene evacuata d'urgenza. Gli abitanti vengono fatti salire sulle centinaia di autobus arrivati per l'occasione. A guidare l'operazione è l'esercito. Bisogna andarsene subito, e non si può portare quasi niente con sé. Solo qualche vestito, niente giocattoli. Soprattutto, niente cani e gatti.

Col buio, mentre i bus si allontanano, qualcuno tenta di raggiungere quel luogo maledetto. E' Ulana. Che, facendosi "arrestare", riesce a farsi portare al cospetto della massima autorità in loco, cioè Shcherbina, in quel momento impegnato con Legasov. Ulana sa tutto, sa dell'eplosione del reattore e sa della copertura con sabbia e boro, ma sa anche che ciò non basterà. L'incendio sarà anche spento, ma il nucleo è ancora attivo, è ancora incandescente. Mischiato alla sabbia e al boro si è trasformato in lava, e tra non molto consumerà tutto e arriverà fino a dei serbatoi pieni d'acqua. E la reazione sarà esplosiva. Letteralmente.

Questa seconda esplosione sarebbe anche peggiore della prima, sia in termini di impatto immediato (andrebbe a colpire anche i rimanenti tre reattori) sia in termini di dispersione di materiale radioattivo (una vasta parte dell'Unione Sovietica e dell'Europa dell'Est potrebbero diventare inabitabili per secoli), e per evitarla c'è bisogno di svuotare i serbatoi manualmente, perché i sistemi elettrici sono saltati al momento dell'incidente. A dare il nulla osta per il reclutamento dei volontari è lo stesso Gorbačëv, che, dopo aver ascoltato i pareri di Legasov e Khomyuk, accetta, seppure non con leggerezza, che tre uomini vengano sacrificati per il bene del mondo intero.

Alla fine, tre operai della centrale (Alexei Ananenko, Valeri Bezpalov e Boris Baranov) si fanno avanti. Dopo aver indossato le tute protettive, tute che comunque serviranno a ben poco, scendono nel ventre dell'edificio numero 4. Con l'acqua quasi alla vita, acqua radioattiva, i tre riescono a raggiungere il punto dove si trovano le leve che comandano manualmente le pompe idrauliche. Il silenzio è riempito dal rumore del contatore geiger che hanno in dotazione. Il gracchiare dell'apparecchio gela il sangue nelle vene. Le radiazioni, però, non stanno avendo effetto solo sul contatore, ma anche sulle torce. Una si spegne. Un'altra la segue in breve tempo. Il secondo episodio di Chernobyl si chiude nel buio...

 

Chernobyl, episodio 2: la recensione

Dopo la breve comparsa del personaggio di Legasov nel primo episodio, e dopo aver sentito Shcherbina al telefono giusto per un paio di battute, nel secondo capitolo di Chernobyl entra in scena come si deve la triade costituita da Jared Harris, Stellan Skarsgård e Emily Watson, rispettivamente nei panni dei sopracitati Valery Legasov e Boris Shcherbina e di Ulana Khomyuk (clicca qui per la gallery dei personaggi).

Se i primi due sono esistiti realmente, la terza è invece un personaggio che racchiude in sé i numerosi scienziati che si diedero da fare per evitare la catastrofe ambientale e, soprattutto, per scoprire cosa successe veramente quella maledetta notte. E infatti così farà l'ostinata Ulana, rinomata fisica nucleare di stanza a Minsk. Il 26 aprile del 1986 qualcuno rilevò per davvero un'anomala quantità di radiazioni nell'aria, e qualcuno per davvero - dopo aver avuto la conferma che alla centrale lituana di Ignalina la situazione era nella norma - capì che non poteva trattarsi che di Černobyl'.

Il personaggio di Ulana Khomyuk, interpretato da Emily Watson, mostra fin da subito una grande determinazione, e sarà proprio questa determinazione a farla arrivare a Pryp"jat' al cospetto del collega Legasov e del "compagno" Shcherbina per comunicare che c'è poco da stare tranquilli anche se l'incendio è stato domato.

In questo horror - perché è inutile negarlo, questo è un vero e proprio racconto dell'orrore - il nemico è invisibile, e per i comuni mortali che non possiedono conoscenze approfondite di chimica e di fisica nucleare è difficile comprendere la gravità della situazione. A incarnare la figura del comune mortale di cui sopra è il personaggio di Skarsgård, che ci restituisce un Boris Shcherbina scuramente più carismatico dell'originale.

Shcherbina sarà anche stato ignorante in materia, ma fu abbastanza intelligente da fidarsi di uno che, invece, in materia era ferratissimo, Legasov. Harris e Skarsgård, che da qui in avanti saranno in scena quasi sempre insieme, sono semplicemete due giganti. Lo sapevamo già prima di Chernobyl, ma ora, casomai ce ne fosse stato bisogno, abbiamo avuto l'ennesima conferma. Assolutamente degna di nota la scena ambientata sull'elicottero - scena che, peraltro, ci spiega senza spiegone come funziona a grandi linee un reattore nucleare a fissione -, ma anche la scena in cui Shcherbina fa chiaramente capire a Bryukhanov e Fomin che non stanno parlando con un idiota è da manuale, e ci dice molto di più delle frasi pronunciate dai personaggi. Per esempio, ci dice che il personaggio di Skarsgård ha già capito che, se vorrà riuscire a gestire questa castastrofe al meglio, dovrà affidarsi all'uomo di scienza, a costo di sfidare altri uomini come lui, uomini del Partito.

Sul fronte "lato umano della tragedia" da una parte abbiamo Lyudmilla e la sua disperata ricerca di Vasily in ospedale, dall'altra l'improvvisa evacuazione della cittadina di Pryp"jat', con migliaia e migliaia di persone costrette a lasciare per sempre le loro case. La scena in cui un cane insegue inutilmente l'autobus su cui è stato fatto salire il suo padrone è straziante, mentre quella in cui si vedono i vestiti dei pompieri abbandonati in un mucchio al piano interrato dell'ospedale è semplicemente inquietante, specialmente se ci si ferma a pensare che, a oggi, quegli abiti contaminati sono ancora lì.

La parte finale dell'episodio è dedicata a Alexei Ananenko, Valeri Bezpalov e Boris Baranov, i tre volontari che scesero nelle viscere inondate della centrale per aprire a mano le pompe idrauliche per svuotare i serbatoi sotterranei situati proprio sotto il nucleo del reattore, nucleo che in quel momento è ancora incandescente e fondente, nel senso che sta continuando a sciogliersi e a sciogliere tutto ciò con cui entra in contatto. La scena precedente al reclutamento, quella in cui Legasov e Shcherbina chiedono il permesso a Gorbačëv (un incredibilmente somigliante David Dencik!) di "uccidere tre uomini" la dice lunga sulla gravità reale della situazione.

Storicamente degno di nota il breve annuncio che venne realmente rilasciato dalle autorità sovietiche qualche giorno dopo l'esplosione, ma anche il nastro registrato che invita gli abitanti di Pryp"jat' a "mantenere la calma" durante l'evacuazione, nastro riprodotto fedelmente dalla serie, parola per parola. 

Con un secondo episodio della durata superiore all'ora, Chernobyl mette tanta carne al fuoco, gestendo benissimo la tensione e l'attenzione dello spettatore, e confermando le ottime impressioni suscitate col primo.

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