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Tatum Rush: "Seguo il mio intuito senza farmi troppe domande"

Musica

Fabrizio Basso

Ci sono, in "Bougainvillea" momenti raccontati con ironia e leggerezza alla maniera dell’artista, che ci fa evadere nella sua fantasia fatta di atmosfere sensuali e personaggi eccentrici. L'INTERVISTA

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Un viaggio sonoro che si lascia baciare dai primi raggi di sole, in cui vibra l’aria di Cuba tra i violini tristi per i turisti a Portofino, dove sognare di gettarsi in una piscina di vino quando Giove brilla forte, quasi urla. "Bougainvillea" è il nuovo EP di Tatum Rush: quattro brani dei più colorati, caldi e raffinati del visionario artista e producer. Sboccia a primavera, come la pianta tropicale di cui porta il nome, e può fiorire in un caffè di Milano così come nei vicoli di Roma, o sul muro di una villa in rovina a Rio de Janeiro.

Giordano partiamo dalla storia di "Bougainvillea" e da cosa è successo nel tuo mondo artistico tra "Villa Tatum" e questo Ep.
"Villa Tatum" è stato un lungo processo di scrittura, produzione e selezione di brani, un percorso lungo due anni col covid in mezzo. E’ stato un arrivo a destinazione nella vita. Una volta arrivato è tornata la voglia di partire e ho scelto altre destinazioni sia musicali che geografiche: dunque "Bouganvillea" è più spontaneo perché fatto in fretta, poco pianificato. Il viaggio è finito con la produzione a Rio de Janiero, è più una fotografia da un luogo tropicale che una villa nel continente.
Una caratteristica dei tuoi lavori è che mentre tutti cercano uniformità tu tendi a sparigliare, a contaminare: ti senti una mosca bianca o il coraggio è una conditio sine qua non dell’arte?
Non sono una mosca bianca ma sono distratto dal mio lavoro e da influenze che non vengono dalla musica. Vado dritto seguendo il mio intuito senza farmi troppe domande. Il mio è un concetto così profondo che non si trova nelle canzoni, è più una attitudine.
"Bougainvillea" prende il nome dall’esploratore francese che la ha scoperta in Brasile e portata in Europa: come immagini un fiore col tuo nome?
Lo penso scoperto per serendipità in una isoletta nel cuore di un lago in una giungla di palme selvatiche.
So che i tuoi ascolti partono dal secondo Dopoguerra e sono accompagnati dai racconti di nonno Angelo: cosa ti ha affascinato di quell’epoca al punto da farla tua e declinarla secondo il Tatum-pensiero?
Ho assorbito quello che lui mi raccontava senza quasi ascoltare in principio; poi la narrazione è tornata dopo che se ne è andato. Lui amava una cultura sparita, quella romanticizzata dell’Italia e del mondo. Era ossessionato dall’idea astratta della musica sudamericana. Si faceva chiamare l’ultimo romantico e io riprendo quel termine e il senso di uno stile un romantico. Rendo contemporaneo quello che mi ha ispirato.
“Chi li aiuta quei poeti oltremare” mi fa pensare alla legge Bacchelli: tu che conosci tanto mondo, perché in Italia l’arte è ancora così poco considerata dalle istituzioni?
Mi sa cheè così non solo l’Italia. Io vivo in Svizzera e qui c’è tanto aiuto per gli artisti. E’ qualcosa di politico ma non è una novità, è sempre stato così; però può essere pure un vantaggio perché stando ai margini servono trucchi magici per essere presenti.
Un amore contromano esiste ancora nella stagione di tinder?
Alla fine l’irrazionale dell’innamoramento e delle relazioni amorose è sempre contromano, siamo sempre in balia dei nostri impulsi.
“Ti accetterò così come sei”: anche questa sembra una frase dal sapore antico. Non credi che oggi si tenda troppo a idealizzare un amore e non si accettano più le individualità?
C’è molta idealizzazione a causa della cultura dell’immagine e dell’immediato. Ma se si ha fortuna di incontrare l’irrazionalità se ne resta accecati e molte individualità non si vedono.
C’è anche poi l’inseguimento dell’illusione racchiuso nel verso “sarà un anno veramente bello. In amore l’illusione è salvifica oppure porta a confondere realtà e sogni in maniera pericolosa?

La frase continua con "non mi credi almeno dillo”. Una componente dell’essere umano è crearsi una illusione in cui vivere, senza saremmo persi in un mondo di attimi senza un filo rosso che li unisce. La costruiamo tutti i giorni, ci diciamo che siamo speciali o anche il contrario. E' sana l'illusione positiva per noi e per gli altri.
Alla fine posiamo dire che anche se preferisci un gelato al gusto Bacardi, la tua musica potrebbe essere il ritratto di una grande utopia per il mondo, le situazioni e le persone che racconta?

Io credo nell'utopia dello stare bene e del vedere la bellezza anche nel brutto; basta pensare a Quasimodo, il gobbo di Notre Dame.
Che accadrà nelle prossime settimane?
Il 7 luglio sarò a Parma e poi a Verona. Sto girando un documentario, scrivo nuova musica. Non c’è Ferragosto per me, almeno quest’anno.

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