Quello che ancora oggi è considerato un genere aristocratico diventa un compagno di viaggio perché grazie a questa operazione si avvicina a tutti
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Quante volte ci siamo fermati davanti a un teatro a guardare, distanti nei metri e nell'animo, titoli di Verdi o Mascagni, di Puccini o Rossini? Oppure siamo rimasti attoniti osservando in televisione un servizio sulle Variazioni Goldberg di Bach o sulla sonata per pianoforte n. 14 in Do diesis minore (nota anche come la Sonata al Chiaro di Luna)? Infinite credo, a meno che non siamo gente di Conservatorio o proveniamo da una famiglia che ci ha instradato alla Classica e all'Opera. Oggi, grazie alla monumentale operazione di Apple, che ha creato Apple Musical Classical, se qualche dilemma...classico ci turberà la responsabilità sarà solo nostra.
Apple Music Classical ha l’ambizione di essere la migliore piattaforma per gli appassionati della musica classica, i suoi artisti e i suoi interpreti. L’amore di Apple per la musica classica risale al lancio di iTunes, 20 anni fa, il primo servizio digitale a offrire il catalogo completo di Deutsche Grammophon, Decca e delle altre grandi etichette classiche per il download. Da allora Apple ha costantemente integrato la musica classica nelle sue attività editoriali, costruendo negli anni relazioni significative con artisti, orchestre sinfoniche, sale da concerto e teatri d'opera. Apple Music Classical rappresenta un nuovo modo per continuare a sostenere questo genere musicale attraverso la curatela, le playlist, i consigli degli esperti e gli eventi dal vivo. Il team di curatori porta con sé tutta l'esperienza, l'autenticità e la passione per la musica classica. Il team di Apple Music Classical è composto da professionisti e professioniste, alcuni soprano, flautisti, clarinettisti, violinisti, un compositore, un direttore d’orchestra e la maggior parte di loro suona il piano!
Remo Anzovino, un anarchico del piano, capace col suo ultimo lavoro per piano solo "Don't Forget to Fly" di salvare Icaro dalla sua plurimillenaria caduta e farlo volare verso l'eternità e, di conseguenza, di rivoluzionare, per l'ennesima volta nella sua carriera, la concezione del piano moderno, ha raccontato il valore di una operazione come Apple Music Classical.
Remo secondo te perchè la musica classica è fondamentale anche oggi?
Perché le basi delle canzoni che ascoltiamo oggi si rifanno a Palestrina e Bach. La base della musica occidentale è legata a questo e persone che scrivono canzoni di questo tempo conoscono l’armonia, conoscono l’organizzazione nello spazio e nel tempo. Tra gli esempi di artisti che capiscono cosa significa una concatenazione di accordi, pur vestendola con il suono che è giusto per il linguaggio di oggi, potrei citare Lazza, Kendrick Lamar e anche “Tango” di Tananai… I musicisti possono trovare ancora delle melodie che sono la sommatoria di tante cose, però sono assolutamente nuove… Le grandi opere di musica classica sono gli strumenti, i ferri del mestiere che ti rendono un musicista… Per me il grande compositore, il grande musicista, non è quello che sa mettere una sotto l’altra le note, perché l’armonia la sanno studiare tutti, ma è chi sa ancora mettere le note una dopo l’altra, è questo che determina la grandezza di un brano. La musica classica è la base per conoscere e comprendere tutta la modernità.
Qual è secondo te il valore di un’operazione come Apple Music Classical nella valorizzazione non solo del repertorio del passato, ma anche nel raccontare, presentare, oltre 200mila nuovi artisti da tutto il mondo, disponibili sulla piattaforma. Cosa apprezzi di più della app guardando al futuro?
Come divoratore di musica, è una cosa per me straordinaria: io ascolterò due o tre dischi al giorno, tutti i giorni, da sempre. Trovo che ci siano delle intuizioni straordinarie in Apple Music Classical, ad esempio la playlist dei brani meno famosi di certi compositori. È come una grande enciclopedia, la vecchia Enciclopedia della musica, dove andavo a leggere le cose, solo che oggi le sento. E c’è una connessione logica: cosa porta a cosa. Tu stai sentendo questa ballata di Pergolesi e ti porta da un’altra parte: c’è un percorso logico…penso che magari, nel momento in cui, attraverso un mio pezzo, un ragazzo scopre sull'app i Préludes di Debussy, le Mazurke di Chopin o il clavicembalo ben temperato di Bach, rifletto sul fatto che una nuova generazione di artisti e compositori è riuscita ad attrarre un pubblico che sta cercando un tipo di suono, un tipo di linguaggio, giovane, che a sua volta andrà a capire perché certe pagine, scritte 200 o 300 anni fa, ancora ci parlano.
Quale è il rapporto fra i fan della musica classica e la tecnologia? Nel tuo rapporto con gli appassionati più giovani cosa mancava che pensi Apple Music Classical possa colmare?
Penso che questa generazione sia la migliore degli ultimi cinquant’anni. È la prima generazione completamente digitale, la prima completamente scevra da ideologie del passato, molto più fluida. La grande fortuna della nostra generazione era che, non avendo i mezzi che ci sono oggi, ci si concentrava su un disco e quel disco lo conoscevi bene. Se oggi fossi un ragazzo di tredici anni, con la predisposizione per la musica, l’incantamento per la musica, però, sarei un ragazzo che utilizza Apple Music Classical e avrei accesso a tutto. L’avere tutto a disposizione può essere complicato, ma quando ho scaricato l’app, ho capito che è pazzesca, ti fa scoprire una serie di autori, o di vecchie incisioni, che non avresti mai scoperto…".
Il 12 maggio è uscito il tuo nuovo album “Don’t Forget to Fly”, che è un vero e proprio viaggio onirico in volo; come la tecnologia di audio spaziale con Dolby Atmos ti ha permesso di realizzare questo progetto per piano solo e catturare la sensazione del volo, dell’aria?
“Il disco è un disco nel quale dal secondo 1 al minuto 42 tutto quello che stai ascoltando lo stai solo sognando: l’accordo di chiusura è un accordo che semplicemente rappresenta te che hai aperto gli occhi. La musica non dice niente di quello che tu provi quando apri gli occhi, perché tu lo sai già. Questo è un disco che ho ambientato nel ‘mondo dopo’, un mondo incerto…. La copertina del disco vuole dire questo. In quel cielo carico di nuvole scrivo ‘non dimenticare di volare’. Perché un uomo, un essere umano che non ha un solo desiderio, il più piccolo dei desideri, il più piccolo dei sogni da realizzare, è un uomo sterile, inutile, anaffettivo. Dobbiamo riprovarci, questo vuole dire il disco. E proprio perché c’è questa incertezza dobbiamo cercare non solo di rifugiarci nelle nostre zone di conforto, nelle cose che ci sembrano sicure… Devo dire che per noi musicisti, per noi produttori, Dolby Atmos rappresenta una grande prospettiva. Ascoltare il disco in Dolby Atmos lo fa sentire come se l’ascoltatore fosse al centro di un teatro, hai una sensazione molto chiara; abbiamo usato proprio il Dolby Atmos per restituire la sensazione che io stessi suonando lì, davanti a te, solo per te.
L’ascolto in audio spaziale su Dolby Atmos è un ascolto che ha portato alla democratizzazione di questo tipo di tecnologia, prima potevi fare questo tipo d’esperienza solo negli studi che supportavano il Dolby, nelle sale cinematografiche. Adesso con un paio di cuffie riusciamo a farlo ovunque rispettando e valorizzando la qualità con cui gli artisti lo hanno pensato in studio.
Penso a "Dodici" di Ryūichi Sakamoto, è un disco che ascoltato in Dolby Atmos è clamoroso. Hai la sensazione proprio di essere avvolto dal suono".
Cosa ti piace di Apple Music Classical?
Questa app è incredibile perché ci fa andare oltre il problema della carta e nel momento in cui studiamo un compositore abbiamo immediatamente una risposta. Permette di scoprire le basi e quello che è successo dopo per fare il proprio percorso... Debussy diceva ‘l’unica regola che conosco della musica è il piacere del mio udito’. Il vero trasgressivo oggi è quello che conosce le regole. Se tu le regole le conosci e le prendi a calci, tu stai consapevolmente decidendo che quelle regole non servono dal punto di vista espressivo. E mi ritrovo sempre nella definizione di Debussy, cioè l’unica regola della musica e il piacere che dà all’udito e basta”.