Beppe Carletti dei Nomadi: "La storia continua, festeggiamo i 60 anni con un nuovo album"

Musica
Fabrizio Basso

Fabrizio Basso

"Cartoline da qui" è l'album che celebra i sessant'anni dei Nomadi. Ospita, tra gli altri, testi di Francesco Guccini e Ligabue. L'INTERVISTA a BEPPE CARLETTI

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Il 5 maggio è il giorno di pubblicazione del nuovo album dei Nomadi dal titolo Cartoline da Qui. Questo progetto, supportato dal prezioso contributo di amici storici, contiene 12 inediti e celebra i sessant’anni di carriera della band. Per l'occasione Francesco Guccini regala una poesia recitata da Neri Marcoré, Ligabue firma il primo singolo “Cartoline da qui” mentre le parole inedite di Giorgio Faletti vengono arrangiate dalla band con grande maestria. Nel brano “Un’altra rosa” i Nomadi ospitano anche Antonella Lo CocoCartoline da Qui viene pubblicato in formato Vinile Deluxe (edizione limitata, numerata e colorata – disponibile solo nei negozi di dischi), Vinile, CD. Ogni prodotto sarà accompagnato da un esclusivo adesivo celebrativo Nomadi 60. Come annunciato da Beppe Carletti ci saranno due grandi momenti di festa per celebrare questo grandissimo traguardo: 3 giugno a Novellara e il 10 giugno a Riccione. Queste due date saranno grandi occasioni per radunarsi tutti insieme e celebrare l’uscita dell’ultimo album che si preannuncia ricco di grandi sorprese.

Beppe partiamo dalla storia di “Cartoline da Qui”: come nasce e come lo hai pensato? E perché solo in formato fisico?

Parto dalla fine: siamo fuori da certe logiche e la BMG era d’accordo. Poi vedremo se andare oltre il fisico. Mi chiama un amico dicendo che Luciano Ligabue aveva un pezzo per noi. Avevamo altri brani pronti, tra cui quello di Faletti, che abbiamo musicato. Siamo partiti a gennaio a lavorare ma con i brani già pronti anche se poi c'è stata qualche variazione. Lo abbiamo fatto in scioltezza in un periodo in cui si facevano pochi concerti. Di solito per gli anniversari si fa la raccolta di successi, ma non abbiamo voluto dimostrare che è un punto di partenza.
Sessant'anni dopo possiamo dire che hai vissuto una favola?
A Riccione nel 1963 ci siamo andati goliardicamente, il mare io la prima volta lo vidi in colonia. Avevamo 16 anni e dobbiamo ringraziare i genitori che si sono fidati a lasciarci andare. Guadagnavamo mille lire al giorno con pensione pagata, che erano tanti soldi e così siamo diventati grandi. I trenta anni con Augusto Daolio sono stati intensi, siamo diventati uomini insieme.
Non avete mai lasciato Novellara.
Provavamo "Dio è Morto" quando volevano farci spostare a Milano o a Roma. Io ero abituato a girare in paese salutando tutti, a comprare i giornali e il pane. Noi siamo dei paesani, è una mentalità che è un valore.
Apri con “Noi in Musica” di Francesco Guccini. Pensando alle vostre origini sembra quasi la chiusura di un cerchio. Sembra una poesia e poi le citazioni bucoliche paiono quasi un messaggio ecologista.
Penso a dove vive, a Pavana sull'Appennino pistoiese, e a prescindere è un poeta nato. Racconta la vita come è, andare a casa sua è andare da un amico con una libreria fantastica.
Oggi è più difficile essere uomini che non mollano o eroi? Ammesso che esistano tra la…”gente di parola”.
E’ una canzone che mi dice tanto, noi Nomadi siamo gente di parola. E’ il pezzo che sento più mio in questo album. Ci confrontiamo con ragazzi che comunque condividono le nostre idee e chi ci manda i suoi testi è perché crede in noi. Sono ripartito dopo la scomparsa di Augusto: la mia paura era rovinare quello che avevamo fatto insieme. Oggi ti dico che i nostri segreti sono la coerenza, la credibilità, è l’umiltà.
“Io non so fingere e vivere a metà”: sono parole di un’altra epoca?
Siamo al di fuori di tutto. Non gareggio con i like e i follower, per me i numeri li fa la gente che ci viene a sentire. Siamo ancora quelli della balera.
Il maestro ti insegnava ad ascoltare, ad aspettare: cosa resta oggi di quei sogni sospesi?
Io sono stato fortunato, ho realizzato più di quello che pensavo. Ma bisogna sognare con gli occhi aperti ed essere presenti con la testa se no è la fine. E’ un album eterogeneo, non dobbiamo seguire un genere.
“Cartoline da Qui” è firmata da Luciano Ligabue: un bel dono per i vostri 60 anni. Ma soprattutto una canzone che ben definisce appartenenza e identità. Una bella cartolina nella quale io comunque vedo nostalgia ma anche uno sguardo verso il futuro. Concordi? "Questa terrà è la mia terra…per sempre".
Le radici sono importanti per tutti, per noi di più. Siamo nel 2023 e solo noi possiamo cantarla. Luciano la ha scritta guardando cartoline e dipinti di Augusto.
“Conto i miei anni e prendo in mano la vita”: emozionante sentirlo pronunciare da un adulto soprattutto se guardi molti giovani di oggi che faticano a dare un senso all’esistenza.
Oggi hanno troppo, hanno tutto quello che desiderano. I giovani non dico che non siano bravi, solo che io non condivido come vivono la musica. E' sul palco ci devi mettere la faccia non sui social.
Va detto però che i ventenni di oggi ricordano i tuoi vent’anni: combattono civilmente per il futuro, hanno riscoperto il valore consapevole della piazza. Bello, vero?
Recentemente ho visto un ragazzo in tivù così convinto che sembrava volesse davvero cambiare il mondo. Va bene per la protesta civile ma non imbrattiamo i muri. Ho visto una manifestazione a Firenze e ho capito che c’è speranza se viene portata avanti pacificamente.
"Barbanera" è un urlo di dolore, gli schiavi legati al cappio del salario sono purtroppo la quotidianità.
Voglio che l’album venga ascoltato e spero che le parole vengano recepite. Molti faranno fatica perché l’aria che si respira è un’altra.
Chi sono i ragazzi del ponte? E chi è il caporale con la maglietta bianca di notte e rossa di giorno?
Sono i ragazzi che si annoiavano, quelli che si trovavano sotto un ponte. Il resto parla di caporalato. Il testo è di Giorgio Faletti. Già lui la aveva pensata come canzone, noi ce la abbiamo trasformata. E' lo specchio di una certa noia della provincia.
"Cerco solo il mio sorriso, la mia identità": possiamo dire che in questa frase c’è tanto della storia dei Nomadi?
Tanta sì ma in molte canzoni c’è la nostra storia. Devo immedesimarmi in quello in cui credo e devo raccontarlo se no perdo credibilità. La svolta è stato il primo cd dopo la morte di Augusto.
Il finale è ancora guccininiano con “Musica in Noi”: stesse parole ma diverso ordine. Perché? Dove siamo a fine viaggio?
E’ l’ultima canzone ma l’inizio di quello che verrà. Lui ha scritto per noi, non è una canzone né una poesia. Mi auguro che nel prossimo mi dia una canzone anche se non scrive più.
Cosa puoi dirmi della festa per i vostri 60 anni? E che accadrà dopo? Ancora Nomadi oppure prenderà il sopravvento la tua passione per la musica da film? E la voglia di fare il nonno?
Se ci saranno opportunità per creare cortometraggi le sfrutterò ma si tratta di fasi casuali. Però in concerto a Riccione con un violinista e una viola ho visto persone commosse. Questo è un di più, non sono Ennio Morricone. A Novellara saranno invitati tutti gli ex Nomadi. A Riccione arriveranno altri eventuali ospiti. Gli appuntamenti sono il 3 giugno a Novellara mentre a Riccione il 10.

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