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Remo Anzovino con No Gravity ci rende protagonisti di un sogno: il video

Musica
Credit Paolo Grasso

La musica ci porta a vincere la forza di gravità, il peso dei pensieri e a liberrci di tutto e da tutto per essere solo due ali sicure nel cielo

IL VIDEO E' INTRODOTTO DA UN TESTO ESCLUSIVO DEL COMPOSITORE

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No Gravity è la traduzione sul pianoforte della sensazione fisica di volare. È la metafora del momento in cui non siamo più spettatori di un sogno, ma ne diventiamo i protagonisti. D’improvviso, sentiamo un desiderio così grande e così potente da vincere la forza di gravità, il peso dei pensieri, e ci liberiamo di tutto e da tutto per essere solo due ali sicure nel cielo. Fendiamo il silenzio come un coltello che non uccide, ma ci fa sentire semplicemente vivi. È sicuramente uno dei pezzi centrali del mio nuovo disco Don’t Forget to Fly: immagini dinamiche di un sogno che traducono in musica la necessità di volare.

La scrittura per il pianoforte mi ha consentito davvero di spaziare: sopra un pattern ipnotico alla mano sinistra, la melodia alla destra descrive l’epica del momento poco prima di farcela, fino a quando, all’improvviso, bassi e arpeggi ci catapultano nella soggettiva del volo ad altissima quota. Sono molto legato a questa musica poiché ho lavorato molte settimane alla sua stesura sviluppando l’idea di partenza che trovavo assai convincente e moderna. Il finale, ad esempio, su scala pentatonica ascendente che culmina su una cadenza sospesa suggerisce che siamo saliti moltissimo e possiamo salire ancora.

Mi diverte e mi emoziona molto suonarla, ha una densità tecnica mai fine a sé stessa ed è capace di una particolare magia, soprattutto nella modulazione centrale dove descrivo l’incantamento del nostro sguardo che solca l’infinito. Con Giulio Ladini abbiamo girato il video nel Teatro di Fiesole (dove ho registrato l’album) e negli esterni sulla collina di Fiesole, i luoghi dove - leggenda vuole - Leonardo fece le prove di volo. L’uso del drone acrobatico simula la soggettiva del volo e cosa proviamo quando lo facciamo in sogno. Ho apprezzato moltissimo la sua scelta così essenziale e al contempo così spettacolare: il pianoforte diventa una vera scatola magica, dai suoi meccanismi scaturisce l’incanto che trova nelle riprese esterne il suo contraltare emotivo. Non si avverte la necessità di alcun suono aggiunto o effetto speciale, non c’è bisogno di scenografia. Tutto è nell’essenza del mio strumento e nel paesaggio naturale, tutto è nell’aria dove vivono i nostri desideri.