Don Joe: “Con Don Dada continuo a sperimentare. E a puntare su nuovi talenti”. INTERVISTA

Musica
Valentina Clemente

Valentina Clemente

Tre nuovi brani, che si aggiungono ad altri tre già pubblicati, associati a disegni realizzati dall’artista Gianpiero. La scommessa su giovani di talento. La voglia continua e costante di sperimentare, per creare qualcosa di nuovo. Don Joe l’ha fatto sin dal giorno zero della sua carriera artistica, e continua a farlo, anche con “Don Dada”, il suo nuovo album da produttore. L’abbiamo incontrato e gli abbiamo chiesto anche il perché di questa scelta “sperimentale” 

 

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Li chiamano game changers, figure capaci di innovare e reinterpretare le regole del gioco. Che sperimentano, per creare qualcosa di nuovo. Il rap italiano ne ha uno: Don Joe. Per il suo nuovo album, “Don Dada”, ha scelto di collaborare anche con alcune voci nuove della scena urban italiana, che lui stesso ha scelto. Qualche settimana fa ha pubblicato le prime tre tracce, “DRIN DRIN” feat. Slings, “PIANO B” feat. 18k e “FIUMI ROSÈ” feat. Ernia e Neima Ezza. Poi sono arrivati i brani “PELLE D’OCA” feat. Medy, “AMMÒ” feat. Mikush, “JULIAN ROSS” feat. RollzRois, Less Torrance & Jake La Furia. Un disco che viene svelato un po’ alla volta, e che fa parte di un ampio universo fatto di sperimentazione, innovazione e valorizzazione dell’arte. Sì, perché Don Joe ha voluto associare ad ogni singolo una creazione, realizzata dall’artista Gianpiero, che dà un ulteriore filo conduttore a questo disco. Abbiamo incontrato Don Joe e, in una lunga intervista, abbiamo parlato di “Don Dada”, ma anche di talento, musica, dj set e di come, negli anni, sia riuscito anche a dare un volto al ruolo del producer.

"Un disco per dare anche spazio ai newcomers"

Nel tuo nuovo album ci sono tanti giovani talenti della scena urban italiana. Ci racconti il perché di questa scelta?

Questo disco nasce anche con la volontà di dare spazio ai newcomers, ai giovani talenti. Sono sempre attento a ciò che accade nel mondo della musica, anche nella scena più underground: credo sia importantissimo. È bene ricordare che questo è un disco di un produttore, in cui c’è molta strumentale, che si sente tantissimo…e si dovrà giudicare anche questa parte! Ma ho anche unito alla musica alcune voci che ho trovato e scelto in giro per l’Italia, quelle che per me sono le più talentuose.

"In Italia c'è molto talento"

C’è talento in Italia?

Molto. A volte nascosto, ma c’è e basta avere la volontà di trovarlo. In tanti mi scrivono sui social per chiedermi consigli su come poter emergere e lavorare in questo mondo, ma spesso chi ha talento viene proprio scelto da chi ha un ruolo come il mio. Se c’è qualcosa di buono, emerge sempre. Di questo sono fermamente convinto.

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Sei stato uno dei primi a dare un volto al ruolo del producer, spesso confinato nella “stanza dei bottoni”. L’hai fatto con i Club Dogo, lo fai ancora di più oggi. Ti rendi conto di come questa tua visione, già all’epoca, sia stata futurista?

Ho sempre cercato di dare importanza e valore alla produzione. Nei Club Dogo c’erano tre figure potenti insieme, ma anche forti singolarmente e, anche grazie a questo tipo di esperienza, è stato facile per me far risaltare il ruolo del producer. Con il tempo questa figura si è estesa e le nuove generazioni di produttori ora sono più riconoscibili. Quando ho iniziato io i produttori erano sempre chiusi negli studi di registrazione, il mio ruolo di dj mi ha fatto “uscire” di più. Ma mi ha anche aiutato a dare, appunto, un volto alla figura del produttore.

"Pubblicare tre tracce, poi altre tre? Un esperimento per tenere alta l'attenzione sull'album"

Perché la scelta di pubblicare prima tre brani, poi altri tre, e non tutto l’album?

È sicuramente un esperimento, e torniamo sempre a questa parola, che un po’ mi contraddistingue, negli anni ne ho fatti molti. È anche un modo per tenere alta l’attenzione su questo disco e ad oggi sta andando bene. Io arrivo da quella generazione in cui c’erano i mixtape e non si vedeva l’ora di sapere quali artisti avrebbero preso parte al successivo. Con “Don Dada” ho provato a rifare questo, magari lo rifarò ma ancora non so. Diciamo che non è sempre molto semplice per chi deve gestire le release, ma non impossibile, dai! (sorride)

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La collaborazione con l'artista Gianpiero

Hai scelto di associare ad ogni nuovo singolo una creazione, realizzata dall’artista Gianpiero. È uno strumento che si vede molto negli Stati Uniti e che hai scelto di fare tuo. Ci racconti qualcosa in più?

Io e Giampiero ci conosciamo da anni, da quando faceva vignette e caricature. Mi ricordo ancora i suoi disegni sulle cover dei cellulari. È un artista talentuosissimo, che arriva da tanti anni di fatica e di esperimenti, proprio come me. Abbiamo un carattere molto simile e ci siamo trovati! Gli ho proposto di realizzare questi disegni per valorizzare ancor di più l’arte, e per creare qualcosa di unico. Mi piace l’idea di valorizzare chi fa arte come te. Poi c’è un elemento, il baffo, che torna su tutti i disegni e che significa che quell'artista ha messo, appunto, il mio baffo per quel brano specifico. 

"L'aspetto umano non deve mai mancare quando si collabora"

I giovani che hanno messo il tuo baffo, e che quindi hanno collaborato con te, come si sono sentiti all'idea di partecipare al nuovo lavoro di un mostro sacro del rap italiano?

Bene, anche perché credo che l'aspetto umano non debba mai mancare quando si sceglie di collaborare, anche con artisti giovani. A me viene naturale ed è sempre così. Ed è quello che è accaduto anche con questo disco. Ho molta passione e ne metto tanta in quello che faccio, e questo si capisce...forse posso sembrare esteticamente burbero ma sono tutt'altro, me lo dice spesso anche Jake La Furia: "tu hai un viso che non corrisponde poi alla tua persona come sei!" (sorride) ...Sì dai, posso sembrare cattivo ma non lo sono! 

 

Parliamo dei live: riuscirai a portare alcuni di questi artisti con te?

Il problema di un disco da producer è proprio quello di portare gli artisti poi live! (ride) Nel senso: per questioni organizzative è quasi impossibile avere tutte le voci del disco con me, ma magari in qualche città ci può essere quell'artista che abita lì e può venire al live. Io farò anche dei dj set, con le nuove canzoni ma anche quelle del passato...vedo che è una formula che piace molto. E soprattutto è una dimensione che mi piace molto!

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