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Zaund, Verdemare è un viaggio ritmato dal senso del tempo: il video

Musica

Il brano vuole suscitare domande, infondere suggestioni ed emozioni con la forza delle immagini

IL VIDEO E' INTRODOTTO DA UN TESTO ORIGINALE DELL'ARTISTA

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Un’astronauta osserva il mare, in piedi su una spiaggia. Perché si trova lì? Da dove arriva? Osserva il mondo circostante, le onde che si dispiegano, quando all’improvviso sopraggiunge una bambina: chi è questa bambina, e perché l’astronauta è stupita di vederla accanto a lei? Una vecchia cabina telefonica diventa l’occasione di un segno che lasciano entrambi, in momenti diversi. Insieme, i due personaggi compiono diverse azioni: l’astronauta dona alla bambina dei semi, che piantano in una foresta, mentre la bambina fa ballare e divertire l’astronauta in un locale anni ’50, con tanto di jukebox, neon colorati, e frappé alla fragola. Quindi tornano alla spiaggia e, prima di salutarsi, l’astronauta toglie il suo casco, rivelando la propria identità: è una donna adulta dai capelli bianchi, ed entrambe sorridono. Nella scena finale è la bambina a guardare il mare, indossando il casco che le ha regalato l’astronauta.

Questo videoclip non vuole raccontare una storia, non pretende di dare risposte: al contrario, vuole suscitare domande, infondere suggestioni ed emozioni con la forza delle immagini, splendidamente realizzate da Pierpaolo Perna. È consapevolmente costruito per lasciare spazio alle interpretazioni degli spettatori, e lasciarsi immergere nella musica. Il tempo è il centro attorno al quale ruota ogni scena. Ma anche qui, cos’è il tempo? Una linea retta? Un circolo? È il tempo della narrazione o quello della memoria? È un ricordo dell’astronauta, o un sogno della bambina? Di fronte a tutto questo, il mare, culla primigenia della vita, con il suono delle onde che chiude metaforicamente il video.

Verdemare è il primo singolo del nostro nuovo album, Riflessi, che sarà pubblicato a marzo 2023 per L'Airone Dischi. È un brano nato da un giro di basso, melodico e suggestivo, che ha ispirato lo sviluppo della canzone sia per la musica che per il testo, sospeso tra immagini poetiche, evocative, e riflessioni esistenziali. È anche la prima canzone dell'album, e il suo variegato carattere melodico, composto da dinamiche differenti, ora morbide, ora intense ed elettriche, la rende particolarmente rappresentativa della cifra stilistica dell'intero lavoro, il cui filo conduttore è un invito alla riflessione, partendo dall’emozione che la musica riesce a infondere. E proprio l’emozione è il cuore di questo album e di questo singolo, che non pretende di fornire alcuna risposta, ma solo di coinvolgere emotivamente l’ascoltatore. La sabbia scorre tra le mani, granello dopo granello, come ogni istante di tempo che la memoria cerca di trattenere. Nelle vene e nelle arterie continua a scorrere l’onda primordiale del mare, in cui la vita ha avuto inizio. J.L. Borges scriveva che la migliore poesia è espressione di un anelito, non storia di un fatto. O forse è solo la suggestione del mare verde, in certe giornate d’inverno.