Su TikTok è di tendenza “Più di te” di Mina, canzone che diventa un inno femminista

Musica
Camilla Sernagiotto

Camilla Sernagiotto

©Getty

In queste ore si sta registrando un trend particolare sul celebre social network cinese: per quanto riguarda l'Italia, i dati rivelano che al secondo posto dei brani più popolari della piattaforma compare la canzone “Più di te” di Mina. Ammontano già a circa 10mila i contenuti di TikTok che contengono questo brano, quasi tutti realizzati da ragazze. Il testo della canzone parla di una donna forte che dopo la fine di un amore non si piange addosso minimamente, anzi. E diventa così un inno di stampo femminista

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Nelle ultime ore è diventata di tendenza su TikTok una canzone di Mina: è il brano intitolato Più di te.
Da alcuni giorni si nota in rete un’importante presenza di questo pezzo pubblicato da Mina nel 1965, una canzone potente e intensa con cui sono corredati numerosi video pubblicati sul social network cinese (per quanto riguarda la piattaforma in Italia).
Ammontano già a circa 10mila i contenuti che presentano questo brano, quasi tutti realizzati da ragazze. Il testo della canzone parla di una donna forte che non si piange addosso dopo la fine di un amore, motivo per cui sta diventando un vero e proprio inno di stampo femminista.

In verità non si tratta di una canzone originale di Mina: la sua Più di te è un adattamento del brano americano I Won't Tell, scritto dal produttore e compositore statunitense Bob Crewe e dal pianista Bob Gaudio (che suonava nel gruppo The Four Seasons, lanciato dallo stesso Crewe). L'originale era cantata in inglese da Tracey Dey ed è uscita un anno prima rispetto al brano di Mina (nel 1964).
La versione italiana della cosiddetta “Tigre di Cremona” è a cura di Antonietta De Simone, già autrice della famosissima canzone Nessuno (1959), incisa da una Mina esordiente e ben presto diventata il suo biglietto di sola andata per il successo leggendario.

Più di te è stata incisa come lato B del 66º singolo di Mina, Se piangi, se ridi/Più di te, pubblicato a febbraio del 1965 per anticipare l'album Studio uno (che uscì nel marzo dello stesso anno). Invece nel maggio del 1965, appena due mesi dopo, Più di te è stata impiegata ancora una volta come lato B nella ristampa del singolo Brava.

La canzone di Mina è il 2° brano più popolare della piattaforma in Italia

I dati diffusi da TikTok rivelano che attualmente Più di te di Mina è il secondo brano più popolare della piattaforma in Italia. Si posiziona appena dietro alle canzoni Logico #1 di Cesare Cremonini e Le cose in comune di Alfa.
Questo inaspettato successo registrato su TikTok sta portando il brano di Mina a scalare le classifiche di Spotify e a tornare in rotazione in radio, e in maniera martellante.
Su Spotify è entrata tra le canzoni della classifica Viral 50 Italia, la lista relativa ai brani più “virali”.

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I video con la canzone di Mina sono realizzati soprattutto da ragazze

Da notare è un dettaglio importante: la maggior parte dei contenuti pubblicati negli ultimi tre giorni con il brano di Mina a corredo sono realizzati da ragazze. Quasi tutti i video in questione fanno di Più di te un vero e proprio inno femminista.
Del resto il testo scritto per Mina da Antonietta De Simone parla di una donna forte, orgogliosa e sicura di sé che non si piange addosso dopo la fine di un amore. Proprio quelle parole piacciono molto al giovane target di TikTok, che le sta rivendicando come proprie, in un messaggio personale da lanciare al mondo (e spesso all’ex) amplificandolo con un megafono mica da poco: l'ugola potentissima di Mina.
La donna cantata da Mina riesce a sminuire enormemente l'uomo che la lascia, al punto da farlo piangere. “Vattene, se vuoi / tanto non ti cercherò / esci con chi vuoi / tanto io non morirò / questa volta no / non ti voglio più con me / l’uomo che mi va / vale molto più di te”, si ascolta in alcuni dei versi di Più di te. “Vattene, se vuoi / io non ti trattengo più / oggi par così / fra noi due piangi tu”, continua il testo della canzone.

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Mina presa come paladina del femminismo dalle ragazze di oggi

“Mina mi piace perché passa dall’essere sottonissima con Città vuota a essere una boss girl con Più di te”, si legge in uno dei tanti commenti che in queste ore stanno fioccando su TikTok. Sono le parole di un utente (di genere femminile, come notavamo prima) che ha condiviso un video personale aggiungendo il pezzo di Mina in sottofondo.
Come nota il giornalista Mattia Marzi in un recente articolo apparso sul magazine Rockol, “non è la prima volta che una canzone di Mina viene associata al femminismo". E spiega: "In passato toccò - tra le altre - a Anche un uomo (“Ragazza mia, ti spiego gli uomini / ti servirà quando li adopererai”) e a Come un uomo (“Non si può essere regine in un mondo pensato dai re”)”.

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Mina: “Il nemico più grande della donna è la donna stessa”

Marzi riporta anche le parole di Mina apparse nel gennaio del 2011 sulle pagine di Vanity Fair, nella sua rubrica intitolata Mina per voi: “Il nemico più grande della donna è la donna stessa. Non riusciamo a sfilarci da sotto il calcagno dello schiavismo del maschio. Stiamo facendo la caricatura della femmina per cercare di andare insensatamente incontro ai supposti desideri della controparte. Tira qui, molla là, botulini, filler, acidi ialuronici, plastiche additive e delizie di questo tipo. Si vedono in giro donne con la faccia di Fantomas e il seno della Saragina. Più oggetto di così si muore”, scrisse più di un decennio fa una delle voci più famose della storia musicale del nostro Paese.

Mina, una vera minaccia per il maschilismo (e per il “maschio”)

Non soltanto le ragazze di oggi trovano in Mina una paladina del femminismo: anche le ragazze di ieri vedevano in lei proprio un esempio cui guardare in chiave di emancipazione.
Parliamo di un’artista che è stata in grado di emergere in un mondo "fallocentrico", riuscendoci addirittura in anni in cui la donna era spesso relegata in cucina. Invece Mina con la sua personalità dirompente è stata capace di sfidare a testa alta il maschilismo, diventando un vero spauracchio per il “maschio alpha”. E non solo con la sua personalità: anche con la sua ugola. In un'epoca in cui alla donna era concesso di cantare in maniera flebile, dolce e armoniosa, Mina ha scardinato totalmente le regole facendo conoscere all'Italia (e al mondo) quanto una donna può urlare. E non uno “strilletto”, un acuto di spavento o da mancamento, come proverbialmente viene affibbiato all'essere femminile: no, l'urlo di Mina è devastante tanto quello di Munch.

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Una cantante che è stata anche importante per l'emancipazione della donna

La figura di Mina sarà per sempre mitica non soltanto per la sua musica: questa donna ha aiutato molto il genere cui appartiene, quello femminile (oltre che l'umano). Grazie a lei, l'emancipazione femminile si è evoluta. Per far sì che accadesse, Mina si è servita di scandali che hanno dato un bello scossone ai “benpensanti” dei decenni passati.
Per esempio nel 1970 cantava Insieme, un brano in cui interpretava il ruolo di una donna che voleva fortemente vivere una passione intensa fine a se stessa, senza doversi preoccupare di cosa accadrà domani.
“Non ti chiedo sai quanto resterai”, cantava Mina (il testo era firmato da Battisti-Mogol). Quelle parole hanno aiutato a sdoganare la figura della donna indipendente, non legata indissolubilmente a un principe azzurro a cui deve restare fedele a vita, cucinandogli tutto il suo doveroso amore. Quel verso contribuì a fare accettare l'idea di una donna che segue il consiglio di Orazio: carpe diem, cogli l'attimo, vivi il presente, non crucciarti del domani. E non rimanere ancorata aun solo amante (questo non è proprio Orazio, ma diciamo che potrebbe essere un’Orazia, se al tempo avesse avuto anche “lei” voce in capitolo). Finalmente con Mina è una donna a pronunciare le parole: "Francamente me ne infischio".  

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Mina contribuisce ad abbattere (a "minare", letteralmente) il mito del “macho”

Era il 1972 quando Mina cantava Grande grande grande, una delle sue hit (testo di Alberto Testa, musica di Tony Renis).
La storia racconta di un conflitto con il suo partner, più che un conflitto una vera e propria guerra dei Roses.
“Con te dovrò combattere / non ti si può pigliare come sei / i tuoi difetti son talmente tanti / che nemmeno tu li sai / sei peggio di un bambino capriccioso / la vuoi sempre vinta tu”, queste sono alcune delle parole che si ascoltano in Grande grande grande. Quei versi hanno in qualche modo abbattuto il mito del “macho”, che era ancora molto in voga. Altro che macho: l'uomo viene paragonato a un bimbo che fa i capricci, un poppante che la vuole sempre vinta e pesta i piedi pur di ottenerlo. Qualcosa in cui moltissime donne si sono finalmente riviste, specialmente quelle con un malsano debole per lo spettro narcisistico...

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Mina così innovativa da attirare le ire della censura

Tre anni dopo aver distrutto la reputazione del “macho”, Mina lavorerà sodo per costruire la reputazione della “macha”. La donna che interpreta nel 1975 cantando la canzone L’importante è finire (testo di Cristiano Maglioglio e musica di Alberto Anelli) non è più la tenera e spaurita donzella che si abbandona tra le braccia del proprio deus ex machina, ossia l'uomo sceso dal cielo, venuto a benedirla con il piacere (e che se ne andrà senza voltarsi non appena avrà appagato il suo di piacere, quindi magari anche prima che la partner lo raggiunga). Questa nuova donna proposta da Mina invece ribalta i ruoli, rivelandosi lei desiderosa di “finire”, ossia di raggiungere il piacere dell'amplesso per poi andarsene.
“Spegne adagio la luce, la sua bocca sul collo / ha il respiro un po' caldo, ho deciso, lo mollo / ma non so se poi farlo o lasciarlo soffrire / l‘importante è finire”, queste erano le parole scandalose della canzone, all'epoca censurata dalla televisione nazionale perché considerata troppo scabrosa.

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