L'affollamento di eventi, la diversificazione del lavoro, la professionalità della categoria, la gestione dei social, la lotta alla fake news e il cinema Giuseppe Tornatore. L'INTERVISTA al fondatore dell'agenzia, punto di riferimento nel mondo della musica e non solo, che porta il suo nome
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Il covid ha stravolto non solo le nostre vite ma anche il mondo della comunicazione. Lo abbiamo visto negli ultimi mesi: sovraffollamento di concerti, proliferare delle fake news, nuova gestione del mondo social e una maggiore differenziazione nell'approccio alla comunicazione della notizia. E il tutto avviene in una condizione semi anarchica in assenza di una associazione di categoria che tuteli i professionisti della comunicazione. Di quello che era, è e potrebbe essere ho parlato con Daniele Mignardi, fondatore e responsabile dell'agenzia che porta il suo nome, tra le più importanti a livello nazionale.
Daniele partiamo dall'affollamento di concerti che ha stravolto il 2022 e che si preannuncia ancora più forte nell'anno che verrà.
Non è stato facile, parliamo di eventi mirati a recuperare tutto quello che ci ha sottratto il 2020 cui si è sommato il 2021 e il 2022. Ricalendarizzare gli eventi ha portato a una riprogrammazione e alla conseguente sovrapposizione di tante cose.
Personalmente posso dirti che dal covid ho moltiplicato gli sforzi di diversificazione del lavoro.
In tutto questo come è mutato il rapporto col mondo dei social?
Sono importanti, sono un corollario della comunicazione per come si intende nel modo tradizionale. E' chiaro che non si può pensare ai social come una panacea ma è ovvio che dobbiamo fare tutto senza tralasciare i social. C’è un target giovane che attraverso i social si informa, lo smarthphone è molto importante per la diffusione delle notizie. Sono importanti in una comunicazione a 360 gradi.
Però talvolta lavorare con i social significa anche tamponare i danni.
La comunicazione in questo ambito deve evitare un approccio del singolo. Noi comunichiamo e c’è chi può rovinare il lavoro con iniziative personali. In agenzia facciamo da filtro ma non siamo dei tappi. Ai miei clienti chiedo di condividere i contenuti prima che siano pubblicati, si evitano problemi attraverso la condivisione ab origine.
Va detto che oggi spesso comunicazione fa rima con improvvisazione.
Distinguo, e ne parlo spesso nelle mie docenze, chi lo fa come professione e chi, girando il sugo, fa qualche telefonata. C’è un problema di immagine sul nostro ruolo. Per me oggi il concetto di ufficio stampa è obsoleto. Oggi occorre una strategia e non solo nei rapporti con la stampa. Dobbiamo renderci una categoria non corporativa ma che abbia una tutela. Senza alcuna regolamentazione è un problema nonostante ci siano clienti che distinguono chi lo fa per mestiere e chi improvvisa. Va detto che il covid ha abbassato i budget ma questo non esclude che dovremmo strutturarci stile Assomusica.
Come spieghi ai tuoi figli il tuo lavoro?
Ludovica ha 12 anni e ha imparato; dico che in primis che sono un giornalista e poi ci aggiungo che sono un comunicatore. Le spiego che aiuto artisti e star a comparire nel modo giusto. Insomma papà lavora con gli artisti.
La grande sfida dell'imminente 2023?
Puntare sulla professionalità. Non è vero che emerge il meglio nella crisi. La sfida mia e del mio gruppo si gioca qua. Comunicazione chiara e forte anche per fronteggiare le fake news. Essere giornalista e avere studiato legge mi aiuta, ma ogni giorno c’è da fronteggiare situazioni inattese. Attraverso i nostri canali di comunicazione proviamo a far comprendere che vanno sempre riprese le testate attendibili.
Infine quando esci dal tuo ufficio che musica ascolti e che cinema ti piace?
Ascolto davvero di tutto e non è un modo di dire. Ho però preferenza per la musica della West Coast, da James Taylor ai Toto e con molti di loro ho lavorato apprendendo che applicano uno stile di vita che va oltre la musica. Poi mi piace conoscere cose non ho mai ascoltato e in questo mia figlia è preziosa. Lato cinema sono un americanista con un amore smodato per Giuseppe Tornatore, un genio del cinema mondiale. Lui rappresenta il mio modo di vedere il cinema.