Anna Bassy: "Genesi è uscire dalla nostra strada e incontrare quelle degli altri"
MusicaLa cantautrice italo-nigeriana mostra una voce intensa e potente e una scrittura delicata, capaci di rivelare un mondo intimo e a volte doloroso ma sempre con grande sincerità
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A un anno di distanza dall’EP di debutto Monsters, dedicato alle paure, la cantautrice italo-nigeriana Anna Bassy torna col nuovo progetto musicale Genesi. Cinque pezzi inediti per esplorare ancora una volta la sua anima black trasportandoci in un viaggio sonoro dal cuore soul e dal battito R&B, capace di respirare allo stesso tempo pop ed elettronica. Anna sale così sul traghetto che dal suo passato la condurrà verso il primo album. Come si intuisce dal titolo, Genesi è un ritorno alle origini, anche perché racchiude i primi pezzi scritti in assoluto dall’autrice. Ogni brano contine una parte introduttiva, come una traccia a sé, che rappresenta appunto la sua genesi. Fa eccezione Lulla-bye, che ha la sua origine in coda, come una sorta di outro o traccia nascosta.
Anna partiamo dalla storia di questo lavoro e da un titolo che evoca una creazione: in cosa ti rappresenta? E cosa è cambiato rispetto a Monsters dove affrontavi le tue paure?
Il titolo è stato scelto perché rappresenta la nascita dei brani che sono nell’Ep e anche la mia crescita come cantautrice. Genesi raccoglie o primi brani che ho scritto anche se arrivano dopo il primo lavoro Monsters. E' un ritorno alle mie origini musicali. Tra i due lavori c’è una continuità con Cold down here che li collega. C’è un approccio diverso di scrittura; infine Mercy è partito dalle storie di altri mentre il resto è più introspettivo.
In Bassey c’è la radice di abasi che in un idioma nigeriano significa Creatore: sei credente?
Non ti dò una risposta onesta anche se di massima direi di sì. Resto comunque sempre un po’ in ricerca.
Nella cover sembri in una situazione di assenza di gravità: è così oggi a tu vita, fluttuante?
Penso di poter dire di sì. L’immagine è una sospensione e non si sa se rappresenta una caduta o una ascesa, c’è questa ambiguità che indica il periodo che sto vivendo ed è in linea con un'altra forma di tenacia che è la transizione tra passato e futuro, non solo a livello musicale, ma anche a livello umano. Il lavoro sull’album ha rimandi sulla vita al di fuori della musica, lavoro in due direzioni. Il passato ultimamente mi ha fatto riflettere, si fatica a lasciarselo alle spalle.
Perché non vedi pietà negli occhi altrui?
In Mercy parlo di storie altrui. Avevo conosciuto uomini di origine africana richiedenti asilo e con loro ho fatto un laboratorio corale e organizzato un piccolo spettacolo. Le storie su quello che trovano qua raccontano di una assenza di comprensione e della non volontà di conoscere la storia di una persona. Sono sensazioni che trovo anche in me e intorno a me: siamo troppo concentrati sul nostro percorso per guardarci intorno.
Tra i deserti che hai attraversato nella tua vita, ce ne è uno che ti ha fatto soffrire particolarmente? Quale è la cicatrice più grande?
Ce n’è una una che non si è ancora rimarginata e dunque non ne parlo.
Così freddo quaggiù dove mi hai lasciato cadere: mi trasmette la sensazione della caduta di Lucifero, il portatore di luce. Tu, nella tua caduta, ti senti una portatrice di speranza e di fede in se stessi?
Non sempre ma qui c’è una ambivalenza, la prima parte del brano è la caduta senza luce verso un fondo ancora più fondo. Nella seconda parte mi apro alla speranza che è rivolta a me stessa e a ciò che mi sta intorno.
Sono pronto a essere salvato: è difficile oggi, nella generazione dei social, affidarsi a qualcuno? A tendere la mano verso il prossimo come chiedi in Lulla-Bye?
Sì. Anche qui c’è la difficoltà nel vedere la luce che ci sta intorno, però sento forte la volontà che va indagata e rinfrescata giorno per giorno. Ci credo anche se a volte risulta difficile. E' un atteggiamento, quello di tendere la mano, che va ricercato e coltivato.
Dici spero che tu capisca, I hope you understand: è così raro oggi incontrare la comprensione?
In questa parte specifica del testo mi riferivo alla comprensione e a una sorta di perdono. Io per prima a volte riscontro una difficoltà, e ne parlo in Mercy, a uscire dalla nostra via. Va capita la strada che ci incrocia.
Questa è la storia della vita: se tu dovessi raccontare la tua storia in una frase cosa diresti?
Sono in ricerca. Faccio qualche passo avanti e qualcuno indietro ma cerco costantemente la mia strada.
Ho notato che nel finale di Lulla-Bye la tua voce si addolcisce…è il segnale che Genesi III sarà molto luminosa?
In Lulla-bye c’è inglobata la ghost track che il terzo atto e rimanda alla sua genesi. Sto scrivendo nuovi brani e per quanto siano diversi, alcuni sono più luminosi ed energici. C’è una evoluzione in atto.
Facciamo un passo indietro: in Wind, Rain parli della natura come luogo sicuro: lo è anche oggi anche se gli uomini la trattano male?
Nella Natura ho dei posti poco contaminati e dove trovo riparo e sollievo. La Natura è un luogo sicuro ma sono gli umani che creano il pericolo.
Possiamo alla fine dire che quando guardi nel pozzo non c’è solo oscurità?
Sì. Lo ho provato ed è così anche se a volte bisogna ricordarselo.
Che accadrà nelle prossime settimane?
Ci sono ancora alcune date del tour, dopo quella al Barezzi Festival di Parma. A dicembre andremo anche in Austria. E per Natale potrebbe esserci una sopresa.