Valeria Longo, la sua Citta Jazz è una Napoli ricca di poesia e contrasti

Musica

Il brano fa parte di un lavoro discografico di prossima uscita incentrato sul Mediterraneo inteso come luogo di incontro e comunicazione tra oriente ed occidente

Indefinibile, simbolica, mutevole. É Napoli la “città jazz” descritta dalla cantautrice Valeria Longo nel suo nuovo inedito uscito il 28 ottobre su tutte le piattaforme musicali. Una città capace di inglobare coerentemente gli opposti ed i contrasti più acuti. Chi prova a decifrare il suo “labirinto di tufo” alla ricerca di un senso dovrà riconoscere che esso non è mai unico. 

"Citando il filosofo tedesco W. Benjamin, nonostante l’architettura del centro storico di Napoli sia così incastonata, chiusa e piena di linee spezzate, le sue mura sono però porose: dialogano con l’esterno, non delimitano, non chiudono la comunicazione. La vita privata si riversa nella vita pubblica, nelle strade e viceversa. La storia del singolo diventa collettiva”. Spiega la cantautrice: “Si tratta di una città postmoderna la cui storia millenaria di commistioni tra culture diverse riecheggia in ogni pietra. L’apertura nei confronti dell’altro è dovuta a questa “porosità” concettuale ben simboleggiata dal suo tipico tufo giallo”.

Il progresso, come nella Parigi di Baudelaire, non ha portato un miglioramento ma ha nascosto una bellezza antica e decadente. Una bellezza la cui ricerca spasmodica è evidente nel videoclip del brano. Essa non avviene nei posti esplicitamente iconici ma nei dettagli del suo ventre, toccando le mura e alzando gli occhi al cielo per meglio cogliere la verticalità del tessuto urbano più antico della città. Città jazz fa parte di un lavoro discografico di prossima uscita incentrato sul Mediterraneo inteso come luogo di incontro e comunicazione tra oriente ed occidente: "L'idea dell'intero disco è nata dalla mia tesi di laurea specialistica in cui, partendo da un'analisi metaforica di The Wall dei Pink Floyd, analizzo da un punto di vista postcoloniale, antropologico e sociologico i muri innalzati tra le culture in una società sempre più chiusa all'interno delle proprie paure." Afferma la cantautrice. 

"Il concetto di porosità mi sembra, almeno teoricamente ed utopicamente, una giusta controparte dell'odio e dell'incomunicabilità dei nostri tempi."

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