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Justin Quiles, dopo Loco è in arrivo il nuovo album: l’intervista

Musica

Marco Agustoni

Il cantante portoricano sta spopolando con il suo ultimo singolo, che anticipa un disco in cui porterà il suo reggaeton a nuovi livelli: ecco cosa ha raccontato Justin sul suo presente e futuro prossimo

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Con i primi due album La promesa e Realidad, il cantante portoricano Justin Quiles si è imposto come uno dei nuovi artisti più interessanti della scena reggaeton internazionale.

 

Ora, il suo nuovo singolo Loco, registrato assieme al dominicano Chimbala e ai suoi compatrioti Zion & Lennox, sta facendo il giro del mondo e su Youtube ha già superato il traguardo di 50 milioni di visualizzazioni. Il tutto aspettando il suo nuovo disco, in uscita quest’estate.

 

Ecco che cosa ci ha raccontato Justin in un’intervista esclusiva.

Partiamo proprio da Loco: come è nata la canzone?
Loco è qualcosa di differente da tutto quello che avevo fatto prima. Era un po’ questo il mio scopo: portare qualcosa di diverso nel reggaeton. Quando ho sentito il concept iniziale per la canzone ho subito avvertito delle vibrazioni estive, per cui me ne sono innamorato e mi sono fiondato in studio a lavorarci, lasciando da parte l’altro singolo che stavo preparando.


Come hai capito che Chimbala e Zion & Lennox erano gli ospiti giusti per aggiungere un tocco in più al singolo?

Chimbala era dentro il pezzo dal primo momento, perché è stato proprio lui, con cui stavo già lavorando in studio, a portarmi l’idea iniziale. In principio dovevamo essere solo noi due, poi mi ha fatto sapere che anche Zion & Lennox erano interessati a partecipare e io ne sono stato entusiasta.


Dopo questo singolo, sta per uscire un nuovo album… puoi già dirci qualcosa in proposito?
Si intitolerà La ultima promesa e uscirà il 19 agosto. Dentro ci sarà davvero di tutto, dai pezzi più estivi a quelli romantici, passando per quelli più party. Stili e beat diversi… insomma, tutte le sfumature del reggaeton.


Lavori spesso come autore: ti trovi più a tuo agio a scrivere per te o per gli altri?
Per me è uguale, perché la musica è la mia passione, per cui è uguale la passione che ci metto in entrambi i casi. Quando scrivo per altri cerco di capire il loro punto di vista, quello che hanno in mente. Per me è anche un processo collaborativo, in cui ci si scambia le idee e si scrive insieme.

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Quanto pensi che sia stata importante, per le persone, la musica in questo anno e mezzo di pandemia e lockdown?
Credo che la musica sia la prima cosa a cui ci rivolgiamo quando succede qualcosa, che si tratti di una cosa bella o brutta. La musica c’è sempre e non si ferma mai, e fa sempre da colonna sonora alle nostre vite.


Nel tuo caso, la situazione ha influenzato il tuo modo di fare musica?

Sì, perché mi ha dato l’occasione di sedermi tranquillo e di organizzare i miei pensieri e la mia musica. Di concentrarmi, che non è qualcosa di scontato quando sei sempre impegnato a girare per il mondo.


Pensi che i musicisti abbiano una “responsabilità sociale” nei confronti delle persone?
Assolutamente sì, penso che gli artisti debbano impegnarsi per aiutare le persone e il mondo. Possiamo fare molto e dobbiamo farlo. Mi piace molto aiutare le persone e lo stesso vale per molti altri musicisti reggaeton. Io mi impegno in prima persona contro gli abusi e la violenza domestica, anche perché è qualcosa che ho conosciuto in prima persona, dato che mia madre è stata vittima di violenza domestica.


Ci sono molte collaborazioni fra artisti reggaeton… in un certo senso è come una grande comunità?
Assolutamente sì. E quando giro per il mondo, ovunque trovo persone che amano questa musica e che trovano un punto di contatto con quello che facciamo. È la musica del momento, senza dubbio.

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