Il libro (Zolfo Editore) attraverso più di 500 canzoni italiane racconta l’evoluzione dei gusti, delle mode e dei suoni delle hit estive, dagli anni ’60 a oggi e analizza come nel corso degli anni gli artisti e le loro produzioni si siano intrecciati alla cronaca e alla cultura, facendo da termometro dei tempi e delle tendenze del Paese. Qui potete leggere la Postfazione di Enrico Vanzina (la prefazione è firmata invece da Claudio Bisio)
Oltre cinquecento canzoni. Un'opera ciclopica, un trattato non solo musicale ma anche culturale, di costume, di poesia. Enzo Gentile, che conosco da quasi trent'anni e che, vi assicuro, non ama le imprese facili, questa volta ha preso l'astronave per farci rivivere le colonne sonore delle nostre estati, dal boom economico in avanti. Non è, la sua, solo una compilazione ma un ricerca aneddotica e sentimentale.Leggendo Onda su Onda ritroviamo non solo i brani che abbiamo amato e che per noi hanno un valore specifico ma anche quelli che hanno cullato i nostri genitori e i nostro figli. Prendiamo i due estremi. Siamo nel 1960 e Fausto Amodei scrive Per i Morti di Reggio Emilia, una delle pagine più brutte della nostra storia; al governo c'era Fernando Tambroni. Ma quello è anche l'anno di Fred Buscaglione con Guarda che Luna, Marina è di Rocco Granata, Tintarella di Luna e Zebra a Pois di Mina. Al cinema arrivarono Psycho di Hitchcock, La Dolce Vita di Fellini, Rocco e i suoi Fratelli di Visconti e Spartacus di Kubrick. Saremmo stati abili in tanti a selezionare 500 canzoni, ma per contestualizzarle socialmente e politicamente serviva una sensibilità speciale. Nel 2020 non c'è più Tambroni al governo ma c'è la pandemia e per dimenticarla, anche solo per pochi minuti, bisogna alzare il ritmo. Ci pensano i Boomdabash e Takagi e Ketra. Elevano il reggaeton a vaccino dell'anima. Ma nell'estate del Karaoke la penna di Enzo Gentile si muove in senso bustrofedico ed ecco, come la polvere magica della fatina Wendy, la citazione di Franco IV e Franco I con Ho scritto t'amo sulla sabbia. Per questo all'inizio ho parlato di astronave, perché Onda su Onda è un mare sonoro in balia di correnti variabili.
Postfazione di Enrico Vanzina a Onda su Onda di Enzo Gentile
Finale di partita: la ricreazione
di Enrico Vanzina
All’inizio degli anni Ottanta, girando Sapore di Mare, un ritratto nostalgico delle estati degli anni Sessanta, io e mio fratello Carlo abbiamo scelto e utilizzato alcuni grandi successi di quel decennio per riportare lo spettatore al “mood” di allora. La musica, nei film, può servire anche a questo. E la cosa funzionò a meraviglia. I successi degli anni Settanta li abbiamo in piccola parte utilizzati in successivi film, non solo per
“nostalgia”, ma anche per rafforzare certe tematiche di racconto. La selezione di quei brani anni Sessanta fu condizionata da elementi pratici. Da una parte volevamo alcuni pezzi per scelta personale e artistica; ma non tutti erano disponibili. Per esempio Sapore di sale non ci fu concessa. Quindi cambiammo il titolo del film in Sapore di mare. Ottima scelta, peraltro… Di Gino Paoli usammo Il cielo in una stanza. Titolo e canzone che riprenderemo poi, alla fine degli anni Novanta, per un nostro altro film con Elio Germano. Inoltre, avendo chiamato Edoardo Vianello come autore delle musiche originali del film, fu naturale inserire in Sapore di mare alcuni dei suoi titoli più famosi. Il costo della colonna sonora completa di tutte canzoni era alto, ma grazie a un lavoro molto accurato riuscimmo a contenere le cifre. In quel periodo nessuno usava colonne così strutturate e complesse. In seguito, soprattutto dopo il
successo del nostro Vacanze di Natale, gli editori inizieranno ad alzare i prezzi. Allora, la compilation Sapore di mare fu commercializzata e ottenne un enorme successo di vendite. Comunque, Edoardo Vianello era, secondo noi, indiscutibilmente il massimo rappresentante della musica estiva degli anni Sessanta. La conseguenza del successo travolgente del film fu anche quello di rivitalizzare interi cataloghi, al punto
che Carlo e io diventammo i piccoli eroi di una discografia dimenticata. Da allora un radicamento che resiste ancora, soprattutto nell’immaginario di varie generazioni successive, che amano e conoscono a memoria quei brani. Sapore di mare non è stato il nostro maggiore incasso, ma è un film che inizia una nuova stagione della
commedia in Italia: un esempio riuscito di commedia corale con sentimenti. Già mentre scrivevamo la sceneggiatura il nostro pensiero correva a certe canzoni, a quelle di Rita Pavone, per esempio: e poi soprattutto a Celeste nostalgia di Riccardo Cocciante, che non rientra precisamente in quel periodo, è un po’ successiva, ma con la quale decidemmo di chiudere il film per innescare un’emozione forte. Quello delle canzoni l’ho sempre considerato un ingrediente importante per il nostro cinema. Io ho studiato musica, pianoforte. Da ragazzo facevo il musicista di piano-bar… A me piace la musica in generale. Sono molto attratto dal jazz, dalla bossa nova, ma anche dal pop in generale. È chiaro che per ragioni generazionali i miei idoli sono stati i Beatles. Detto questo adoro Mozart, Chopin e Puccini. La musica è una colonna portante della mia vita. Privata e artistica.