Musica e Covid: gli Abbey Road Studios investono nella tecnologia da remoto

Musica

Camilla Sernagiotto

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I mitici studi discografici londinesi che hanno fatto la storia della musica (non solo i Fab Four hanno registrato qui ma praticamente tutti i mostri sacri del rock) hanno acquisito la start-up Audiomovers, specializzata nello sviluppo di software per permettere ad artisti e produttori di collaborare a distanza

La pandemia ha cambiato tutto, il mondo in generale così come il mondo dello spettacolo, musica in primis. Gli eventi dal vivo sono chiaramente quelli che più hanno risentito dell’emergenza sanitaria, a causa delle restrizioni anti-contagio che ovviamente remano contro a concerti e qualsiasi cosa vada sotto la parolina “live”. Ma per mantenere se non proprio dal vivo almeno un po' vivo il mondo delle sette note, è arrivata un’altra parolina: streaming. E poi due paroline: “da remoto”.

 

Proprio per dotarsi di attrezzature che facilitino le collaborazioni musicali a distanza, è giunta dal Regno Unito la notizia che gli Abbey Road Studios hanno investito nella tecnologia per le collaborazioni in remoto.

La collaborazione a distanza tra artisti e produttori

Le mitiche sale di registrazione da cui è passato il capitolo più wow della storia del rock (qui hanno registrato non solo i Beatles ma praticamente ogni mostro sacro del rock degno di portare questo nome) ha appena acquisito la start-up Audiomovers.

Il leggendario centro nevralgico della musica rock targata Londra (e, più nel dettaglio, targata Abbey Road appunto), oggi controllato dal gruppo Universal, ha investito in questa start-up specializzata nello sviluppo di software finalizzati a facilitare e migliorare la qualità delle collaborazioni a distanza tra artisti e produttori.

Un’operazione alquanto strategica in tempi pandemici dato che potenzierà non di poco l’operatività da remoto degli Abbey Road Studios, permettendo a chiunque di registrare qui dentro nonostante se ne stiano “là fuori”, ossia in qualsiasi parte del mondo si trovino.

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La pandemia ha reso tutto "da remoto"

“L'anno scorso abbiamo notato che il 100% delle session in studio richiedono un certo livello di accesso da remoto. Il nome di Audiomovers è stato puntualmente menzionato", ha dichiarato il Managing Director degli ‎Abbey Road Studios, Isabel Garvey.
“Crediamo che l’evoluzione del nostro settore verso la produzione musicale a distanza sia destinato a durare anche dopo l’emergenza e vogliamo essere parte di questo nuovo mondo, supportando la creazione di musica in tutte le sue forme, indipendentemente da dove si trovino i creativi”, ha aggiunto Garvey.

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La storia degli Abbey Road Studios

Gli Abbey Road Studios si trovano al numero 3 di Abbey Road, nel quartiere londinese di St John's Wood a Westminster. Sorgono all’interno di un edificio in stile georgiano, acquistato nel 1929 dalla EMI (allora conosciuta con il nome di Gramophone) e sono stati inaugurati il 12 novembre del 1831. All’inizio si chiamavano EMI Studios, nel 1970 hanno cambiato in Abbey Road Studios, dal nome della via in cui si trovano.
La struttura iniziale era composta da tre studi di registrazione a cui si è poi aggiunta nel 1980 la console Penthouse per i mixing e le colonne sonore. Oggi comprende anche due studi mobili, nati negli ultimi anni.
Il centro nevralgico è lo Studio 2. I suoi muri, se potessero suonare, ci farebbero ascoltare rock come questa sala storica ha fatto a partire dal 1957. Quello è stato l’anno in cui il cantante e attore inglese Cliff Richard, assieme al gruppo di doo-wop e R&B statunitense The Drifters, ha registrato presso lo Studio 2 Move It, uno dei primi singoli rock 'n' roll della storia della musica europea.

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Abbey Road Studios: non solo Beatles

La fama degli Abbey Road Studios è legata principalmente ai Beatles, che lì hanno registrato circa il 90% circa dell’intero loro repertorio, dal1962 fino al 1969.

Dal 1967 al 1975 sono stati invece i Pink Floyd a incidere tra quelle mitiche pareti tutti i loro album in studio (fino a Wish You Were Here). Pure il loro ex-leader Syd Barrett ha registrato qui dentro i suoi due dischi da solista.



L’elenco degli artisti e delle band che hanno inciso la propria musica presso gli Abbey Road Studios è lunghissimo e comprende i Queen, gli Europe, gli Spandau Ballet, I Simple Minds, Jeff Beck, The Police, gli Iron Maiden, Suzanne Vega, i Deep Purple e gli U2.
A questi si sono aggiunti dagli anni Novanta a oggi anche i Muse, gli Oasis, i Coldplay, Kylie Minogue, i Radiohead, i Blur, The Killers, The Subways, i Manic Street Preachers, gli OneRepublic, i Sigur Rós e The Shadows, giusto per citarne alcuni.

Negli anni Ottanta, invece, è nato lo studio Penthouse, adibito alle colonne sonore dei film. Qui sono state registrate le soundtrack di pellicole del calibro di Riders of the Storm, la trilogia di Guerre stellari di George Lucas, Camera con vista, la trilogia del Signore degli Anelli, il film cult Brazil di Terry Gilliam, Braveheart ed Eyes Wide Shut di Stanley Kubrick.

Anche Ennio Morricone ha inciso nelle sale londinesi molte colonne sonore, tra cui quella di The Hateful Eight di Quentin Tarantino.

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