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Axos ci svela la vera Anima Mundi

Musica

Fabrizio Basso

Andrea Nose Barchi

E' un disco evocativo, in cui l'artista ha messo dentro tutte le sue esperienze di vita fino a questo momento, analizzandole e collegandole tra loro. L'INTERVISTA

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Un album che è come un diario che attraversa il tempo. Anima Mundi di Axos, all'anagrafe Andrea Molteni, allinea i flussi di coscienza che si alternano a testi con intenzioni e argomenti ben precisi, dando vita a un lavoro in cui il tema principale è l’influenza che ognuno di noi ha sull’altro, consapevolmente o meno. Anima Mundi accoglie due speciali featuring, uno con Ghemon su Settimo Cielo e uno con Rosa Chemical su Hallelujah

Andrea partiamo da Anima Mundi, andiamo da Platone ad Axos.

In mezzo c'è Jung. Io di Platone non so nulla, non so che vita abbia fatto, ma conosco il suo pensiero e un po’ dei testi che ga lasciato. La differenza sta nelle epoche. Il mio è più spirituale che idealista.
Cosa c’è tra il precedente Anima mea e Anima Mundi?
In primis il percorso, sono due percorsi completamente diversi. Il primo lo ho fatto in Machete arrivando da una vita movimentata e lì la ho cambiata completamente. Poi ho iniziato a vivere concretamente il mondo della musica quindi non avendo più un percorso per strada e ho ampliato le visioni, ho appreso cose tecniche, ho lavorato con musicisti ultra forti per costruire un altro me.
Come selezioni i ricordi?
Penso lucidamente quando mi muovo e ho il coraggio di ricordare tutto quello che mi fa male. E lo sfogo nella scrittura. Quando ho il coraggio di sfogare ovviamente perché non scrivo mega frasi a comando. Penso al mondo, ai ricordi attraverso certe parole: mi esce tutta la verità nei momenti di coraggio.
La parte di te che tieni sotto controllo è tanta o poca?
Da quando sono piccolo tendo ad auto addestrarmi, voglio il massimo controllo di me, più ho controllo più quello che ho intorno resta in equilibrio. Voglio affinare ulteriormente il sistema.
Anima Mundi è un album di socialità, di connessione: in una epoca in cui ce ne è troppa ma superficiale come si va in profondità?
Credo sia una questione di attitudine, non mi piacciono i social, li attrezzo per un metodo di comunicazione veloce che mi ha creato anche cose belle ma dal punto di vista umano li trovo limitanti. La mia base è poco materiale e molto spirituale e quindi tendo a collegamenti tra persone su un altro piano. Purtroppo i social inibiscono a contatti un più reali.
In Halleluja dici metto le lacrime in una borsa di carta: temo che sbricioleranno la borsa.
Restarerà carta inzuppata per terra.
In Camden Down parli di mezzi uomini: siamo una umanità mediocre?
Al momento sì per quanto con un potenziale devastante ma indirizzato male anche se meno di prima perché c’è la coscienza degli errori fatti. Le potenzialità fisiche, mentali e spirituali possono farci fare di più.
Parlami di Tu (a mia figlia): quanto è difficile insegnare a pensare?
E’ difficilissimo. A volte ti rendi conto che è molto più facile introdurre nella testa di una bambina quello che pensi tu piuttosto che indurla a pensare. Cerco un equilibrio che non si imponga sul suo pensiero ma non è facile portarla a pensare con la sua testa per dispersioni e influenze.
L’ultima volta che sei stato al settimo cielo?
In occasione del mio concerto al Gate, la data di Milano dell’ultimo tour. E anche per l'uscita Anima Mundi.
Chi è per te la Danika della canzone? Dici che hai tre cuori: a chi li affideresti?
Uno a mio padre, un altro a mia madre e il terzo a mia zia. Tutto in famiglia. Danika è una pornostar che non ha il profilo classico di chi ha scelto quel mestiere. E' diventata famosa perché col fidanzo Steve Morris formano una coppia porno. Una testimonianza fedele ma in una ottica porno. Rappresentano la tenerezza e la trasgressione. Mi sono innamorato di quello che rappresentano.
Il brano si intitola Io non volevo essere ma prima di diventare Axos chi volevi essere?
Ho perseguito tanti cambiamenti ma sempre con lo stesso obiettivo: essere utile per una massa di persone e non solo nella mia quotidianità. Ho sempre cercato di fare quello anche quando facevo lavori brutti. Poi ho scoperto che il mezzo che mi accompagnava da sempre ovvero la scrittura: lo ho sempre fatto in casa mia ma mai lo ho pensato come lavoro. Un giorno ho fatto leggere i testi a miei amici e mi hanno detto che gli arrivava quello che dicevo ed è stata la svolta.
California hate: quali sono i pugni che non fanno male? La citazione di Sergio Endrigo è testuale oppure ha un valore particolare per te?
Non ha un valore specifico ma rispecchia una immagine che ho vissuto con lui in sottofondo, mi è rimasta come una fotografia nella testa e ha fatto parte di quel dipinto. I pugni che non fanno male sono quelli dei sogni: non so come mai ma spesso ho sognato pugni che non arrivavano in faccia. Il pugno che non fa male trasmette una sensazione di impotenza verso qualcosa. Nel mio bisogno di cambiare il mondo mi sono sempre sentito estremamente impotente.
Chiudiamo parlando dei concerti.
Rispettiamo il distanziamento ma vediamoci. Stare insieme sarebbe già una bella conquista. Per la promozione volevamo fare dei video live in presa diretta e ci è andata bene. Continuerò impegnarmi per far percepire anche a distanza quello che è il clima live del disco.