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Leyla, alla conquista del mondo della musica con Parabellum

Musica

Fabrizio Basso

Un brano duro per la giovane rapper romana, un testo forte che racconta la fatica e il sacrificio che cui deve essere pronto chi è deciso a intraprendere la strada artistica. L'INTERVISTA

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Ci sono parole che di superficiale non hanno neanche l'inchiostro. Figuriamoci se a pronunciarle è una giovane rapper che le appiccica sulla pelle di chi le ascolta come un tatuaggio. Lei si chiama Leyla e il brano col quale racconta le fatiche dell'arte, il primo per l'etichetta Honiro, si intitola Parabellum. E' accompagnato da un video tutto femminile diretto da Tahir Hussain e girato nel quartiere romano di Tiburtina. Un terminologia di guerra per mostrare la guerra quotidiana, quella che passa inosservata ma è in tutte le case, in tutti i cuori, Ecco la nostra chiacchierata.

Partiamo dalla fatica di vivere la musica e vive di musica.
E' molto difficile, io ho un odi et amo per lei. Ci sono momenti difficili che si attraversano anche in altri mestieri. Noi siamo anime fragili. Il vivere di musica poi è ancora peggio, la strada è lunga e non sempre può andare bene, è una sfida con se stessi e il resto del mondo.
Come è nata Parabellum?
In generale è molto più facile sentire le cose positive, dietro c’è un lavorone e negli ultimi periodi tanta competezione. Il paragone con la guerra è per quello, bisogna scendere sul campo e sporcarsi le mani per raggiungere l'obiettivo.
Per ogni giorno perso che non torna indietro: qualcuno ti brucia particolarmente?
Le cose vanno viste da diverse prospettive. E' un vero lavoro e se lo si fa con quell’obiettivo bisogna rinunciare a tante cose, io ho rinunciato alla famiglia che vive a Barcellona. Ci sono cose che si perdono sperando di conquistarne altre.
Perché Leyla?
Leyla (Il nome di battesimo è Eleonora, ndr) mi è sempre piaciuto, lo avevo letto nel libro Mille spledidi soli, che racconta di una donna molto forte. Diciamo che è una storpiatura di come mi chiamano in famiglia. Ho aggiunto qualcosa perché desidero che l'originale resti solo per i miei cari.
Sono tanti i rapper come Bart Simpson?
Ce ne sono moltissimi bravi. La questione è che ogni giorno ne escono di nuovi e spesso non sono granchè. Oggi è tutto social. Molti bravi sono scappati da Roma per andare Milano ma io volevo rimanere per dare una possibilità a una città che non viene valorizzata. Milano è vista come la New York della musica ma poi è dura entrare nei giri belli.
Credi di essere entrata dalla porta o servono ancora calci?
E’ ancora socchiusa ma sono fiduciosa con Parabellum credo di poterla aprire un altro po'.
Il video è tutto femminile: è un messaggio a un mondo maschilista?
Lo è eccome, ho bisogno di portare ragazze con me. Qui forse non lo ho espresso al top ma voglio fare ancora di più. Sono stati fatti passi avanti, è innegabile, ci sono molte rapper valide ma la strada da fare è lunga perchè esiste un pubblico che non è preparato o non vuole esserlo.
Cosa ti ha fatto scegliere il rap e non un altro genere?
Parto dal canto moderno ma col rap mi esprimo a 360 gradi. Riesco a essere diretta come lo sono nella vita.
Che progetto stai portando avanti con Honiro?
Nel 2018 ho vinto il One Shot Game, contest annuale organizzato da Honiro Label. Da lì abbiamo iniziato a lavorare assieme, questo è il primo singolo.
Hai toni e look aggressivi nel video: è la tua natura anche nella vita quotidiana?
Sono a metà. A primo impatto tendo a essere tranquilla e comunque è un modo di esorcizzare. Farlo nella musica significa che lo fai meno nella vita.
Hai delle paure?
Vivo di paure. Quella di non farcela, di avere sprecato il tempo…ma resta la speranza.
Prosegue il progetto The Line Punch?
Esiste nella vita privata, stiamo insieme. Però chissà che qualcosa che non torni. Ci siamo conosciuti in studio: prima non ci eravamo mai visti pur essendo vicini di casa.
L'album arriva?
Sono al lavoro sul disco con tempi un po’ più lunghi. Manca poco e sarà un grande progetto, nascerà entro fine anno. Ci sono più sfaccetature: c’è quella aggressiva di Parabellum, l’attivista di Fame, ma c'è spazio anche per la Leyla romantica.
Pensi anche a un live?
Fosse per me salirei anche subito sul palco: lì un artista sfoga il suo modo di essere.
Cosa canti quando non lavori?
In intimità vario molto, grazie anche ai miei genitori che mi hanno fatto ascoltare generi diversi. Non mi fossilizzo e i cambiamenti avvengono tutti nella stessa giornata. Tutto è sfaccettature in me.
Il featuring dei sogni?
Con Ashnikko, è una artista nuova e fa giochi che mi interessano molto.
L'impegno che ti assumi?
Anche se difficile voglio raccontare la realtà. Voglio amplificare la voce delle donne, delle minoranze, descrivere la quotidianità di una persona qualunque. C'è troppa finzione nella musica bisogna combatterla!