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Valentina Gullace, apre la Mia Stanza Segreta e sbroglia il gomitolo della sua vita

Musica

Fabrizio Basso

La mia stanza segreta è il primo album di Valentina Gullace. Undici brani composti interamente dalla cantautrice che oscillano, con eleganza, fra sonorità jazz contaminate dal rythm’n’blues e atmosfere pop raffinate ed essenziali. Il tema è la ricerca della propria vera essenza

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Chissà se è nata sotto le stelle jazz. Ma scommetto un passepartout sullo scrigno che è nella sua stanza segreta (e che scopriremo, forse, nel prossimo disco) che se quella notte il cielo fosse stato nuvoloso, beh il Dio del Jazz sarebbe andato a benedirla con una spolverata di note. Dico che ambisco alla chiave del baule degli altri segreti perché i primi, anche quelli che ancora graffiano il cuore, li ha raccolti in undici canzoni e fatti abbracciare nel suo albun d'esordio, La Mia Stanza Segreta. Musical Performer e cantautrice, Valentina Gullace è partita coraggiosamente dalla fine. Di solito si comincia con canzoni lievi, poi si passa alla vita degli altri e alla quotidianità e infine si arriva a mettersi a nudo. Lei parte nuda. La sua vita scorre in undici brani, a tratti l'acqua è amica, altre tentatrice altre ancora traditrice. Ma la sua sua barca non va mai mai fuori rotta. Vortica, balla, si capovolge ma domina le correnti. Anche quelle ostinate e contrarie. Nella sua storia tanti musical, l'ultimo dei quali è The Full Monthy: anche lì lei riesce a portare l'afflato dello swing. 

Valentina partiamo dal tuo scoprirti totalmente.
Mi sono messa a nudo totalmente anche perché ho iniziato a scrivere per me stessa e non per fare un disco. Era un diario segreto dunque mi sono espressa in maniera sincera. Ecco perché ho aspettato così tanto, raccoglie tutte cose vere, meccanismi mentali reali.
Sei uscita con impeto dalla confort zone dei musical.
Sì perché i personaggi dei musical ti proteggono. Poi sono consapevole che è impossibile piacere a tutti. Ma ora posso dire di essere finalmente cantautrice e non solo di nascosto.
Se la tua musica è esprimere emozioni nel singolo Winter c'è una turbina di emozioni.
Winter nasce come una lettera che poi ho deciso di non recapitare. E' in inglese ma all'inizio era in italiano.  Quando la canto mi fa male. Tradurla in inglese era una esigenza espressiva. Parla di una Valentina più giovane che deve affrontare la fine di un amore.
Non deve essere stato facile dare omogeneità a composizioni figlie di epoche diverse.
Con Seby Burgio, mio arrangiatore e pianista, abbiamo lavorato per dare coerenza stilistica all'album e uniformare le diverse epoche. Ti confesso che non mi dispiace passare da uno stile all’altro.
Hai una cifra stilistica riconoscibile, unica.
Mi sento jazzista anche se non in senso stretto. E’ un linguaggio che studio da sempre ma lo contamino. Cerco un sound raffinato, un miscuglio sonoro.
Tre brani sono in lingua inglese.
Le prime canzoni le scrivevo in inglese perché vengo da ascolti jazz e soul americani. Quando ho avuto un approccio più sincero alla musica è arrivata la nostra lingua. Nell’atto creativo è più semplice il fake english.
Il tuo declinare i sentimenti è condivisione.
E' una vittoria sapere che gli altri si immedesimano nelle mie parole. Quando scrivevo non ci pensavo, non è un progetto a tavolino. So che posso essere non compresa ed equivocata ma responsabilità non ne sento. Mi rende felice creare connessioni con la gente.
Nel tuo cassetto chissà quante altre parole da mettere a nudo convivono.
Ne ho scelti 11, ne avevo pure molti che nonmi  convincevano per stile. Questi raccontano chi sono oggi. Non ci sono momenti che non voglio condividere. Ho scelto il meglio degli ultimi vent’anni. La difficoltà è da ora in poi. Vorrò fare altri dischi.
Dove vuoi arrivare?
Non lo so. Devo anche liberarmi di una ambiguità: per i jazzisti sono poco jazz, per il pop sono troppo sofisticata. E, a dirla tutta, ho anche un passato nu-metal con i Damage Done.
I tuoi video sono veri cortometraggi.
Da attrice seguo tutto. Preferisco rischiare di sbagliare con la mia testa. Ragiono per immagini. Parto da una sensazione che sento quasi a livello fisico e poi accade una magia. Il testo chiama la musica, più spesso l’armonia porta parole e profumi.
Hai dei punti di riferimento?
L'elenco potrebbe essere lungo. Ti cito una triade: George Gershwin, Cole Porter e Irving Berlin.
Come stai vivendo questo periodo?
Mi divido tra canto, danza e recitazione. Quando riapriranno i teatri confido nelle rassegne estive per presentare il disco. Sto studiando, insegno canto. Compongo cose nuove, arrangio brani non miei cercando un modo mio per farlo.
L'ultima opera musicale è stata Full Monthy.
Quando è arrivato il coronavirus (speciale Coronavirus) il grosso del tour era già fatto. Molte persone non hanno chiesto il rimborso ed è stato un gesto di amore verso l'arte. C'è l'dea di recuperare queste date. E' stato il mio prima spettacolo col Teatro Sistina.
Come si ottiene una parte?
Faccio sempre le audizioni. Per tanti anni il teatro era al primo posto, ora ho fatto scelte diverse. Può capitare che visto che ormai mi conoscono e io, a mia volta, conosco le mie caratteristiche, arrivi la chiamata direttamente per la parte. A prescindere dal metodo la mia resta una professione che poggia su precarietà e intermittenza.
Hai un musical che adoreresti fare?
Il fantasma dell’opera e Wicked. Ma ammetto che quando ho fatto Inga in Frankenstein Junior mi sono divertita con quel ruolo folle e ingenuo. Mi innamoro di tutti i ruoli che faccio.
La prima cosa che fari appena potremo muoverci tra le regioni?
Andrò dalla mia famiglia in Calabria. Finora non me la sono sentita perché non volevo metterli in difficoltà. Ma credo stia per giungere il momento!