Il vincitore di Sanremo 2020 parteciperà alla kermesse che sostituisce l’Eurovision Song Contest
Niente Eurovision Song Contest quest’anno e lo si sapeva già da un po’. La novità è che il festival che vede tradizionalmente in gara i rappresentanti di tutte le nazioni europee quest’anno sarà sostituito da uno show dal titolo “Europe Shine a Light”. A rappresentare l’Italia ci sarà ovviamente il vincitore del Festival di Sanremo 2020 Diodato con la sua “Fai rumore”. Sarà uno spettacolo non competitivo che sarà realizzato grazie ai contributi a distanza degli artisti di Eurovision Song Contest 2020 e andrà in scena il prossimo 16 maggio. Il consulente creativo dell’Eurovision, Cornald Mass, ha raccontato che l‘idea di questo nuovo format straordinario è nata proprio guardando l’esempio dell’Italia che, in un momento così difficile, ha deciso di uscire sui balconi per cantare insieme. Diodato e gli altri cantanti, oltre alla loro canzone, si esibiranno tutti insieme con “Love Shine a Light” dei Katrina and The Waves, scelta come canzone simbolo dell’evento.
E Diodato approva, nonostante tutto
Certo non è un momento facile per Diodato, che sperava di poter raccogliere subito i frutti del meritato successo sanremese e invece si ritrova, come tutti noi, bloccato a casa. «Non so bene cosa accadrà, neanche da dove verranno trasmesse le esibizioni, perché ancora non sono state prese decisioni definitive, vedremo nei prossimi giorni, ma credo sia stata una scelta azzeccata – commenta l’artista in una intervista a Repubblica – in teoria per me questo sarebbe stato il momento di raccogliere, ma inevitabilmente mi succede di pensare molto e idee nuove stanno arrivando. Ragiono soprattutto sull'occasione che ci è stata offerta per capire gli errori che ci hanno portato alla situazione odierna». Dopo aver fatto appena in tempo a concludere il firmacopie che tra il 15 e il 23 febbraio l’ha visto su e giù per l’Italia per promuovere il suo ultimo album “Che vita meravigliosa”, Diodato si è chiuso nella sua casa di Milano in attesa di novità. Ovviamente, il tour che avrebbe dovuto prendere il via a breve va per il momento in soffitta. Sul piatto c’erano il concerto del 22 aprile all’Alcatraz di Milano e quello del 29 aprile all’Atlantico di Roma, ma ovviamente entrambe le esibizioni sono state rinviate a data da destinarsi.
La curiosa storia della copertina di “E forse sono pazzo”
Nel frattempo a Orvieto è partita un’iniziativa che coinvolge indirettamente il vincitore di Sanremo 2020. Il Malandrino, noto ristorante del centro storico del pittoresco borgo umbro, ha deciso di mettere all'asta uno dei pezzi storici della memoria orvietana: l'insegna della casa del Disco dell'Irma. Insegna divenuta famosa anche per essere nella copertina del primo disco di Diodato. I soldi raccolti saranno devoluti all'ospedale cittadino Santa Maria della Stella per dare un prezioso contributo in questo momento difficile per chi lavora nell'ambito sanitario.
Diodato ha apprezzato l’iniziativa e ha raccontato la storia che ha portato a quella copertina sui suoi canali social. «Qualche anno fa ero in giro per la splendida Orvieto, un luogo che da quel giorno mi è entrato nel cuore e in cui ho avuto modo di tornare più volte – scrive l’artista pugliese – era un periodo in cui le difficoltà che attraversavo mi spingevano ancor di più alla ricerca di bellezza. Rimasi incantato dai suoi vicoli che si aprivano improvvisamente su piazze e su panorami mozzafiato. A un certo punto fui attirato da una scritta che aveva in qualche modo a che fare con la mia scelta di vita. In una via stretta spiccava un'insegna appartenuta ad un negozio di dischi. Era semplice, immediata, un po' come il mio amore per la musica. Il negozio era evidentemente chiuso ormai da tempo ma decisi che anche quello doveva essere un segno e mi feci fare una foto, sotto l'insegna, mentre la indicavo, quasi a dire: "Anche io farò dei dischi!". Quando cominciai a pensare alla copertina del mio primo album, ritrovai la foto e capii che era perfetta per manifestare tutto il senso di un lavoro che si chiamava "E forse sono pazzo". In tanti, negli anni, mi hanno scritto per raccontarmi di quel negozio, della proprietaria che lo gestiva e dei tanti ricordi legati a un luogo così importante per una comunità. Oggi questo pezzo storico della memoria orvietana, mia e di chissà quanti "passanti", viene messo all'asta per una buona causa. Mi sembra una splendida iniziativa che mi fa pensare a quanto le nostre vite siano legate da fili invisibili e a quanto alcuni gesti semplici, leggeri, possano poi, con il passare del tempo, trovare un senso più profondo».