Le migliori colonne sonore da riscoprire raccontate da Enzo Mazza

Musica
Enzo Mazza ceo di FIMI

Nella stagione del #RestoACasa che ci porta a essere più assidui frequentatori della musica e del cinema, abbiamo chiesto a Enzo Mazza, presidente e CEO di FIMI, di descriverci le dieci colonne sonore che più ama e di farci il punto della situazione sul mercato discografico e sul mondo della musica. L'INTERVISTA

(@BassoFabrizio)

La musica, col cinema, è il nostro sostegno in questi giorni dove le distanze, anche piccole, sono davvero incolmabili. Devono esserle perché #RestoACasa non è solo un hashtag ma è un salvavita. Un film senza una colonna sonora è un film nudo e in questi giorni che siamo più assidui sul divano e ne vediamo di più non mancano le occasioni per regalarsi delle (ri)scoperte. Ho chiesto a Enzo Mazza, presidente e CEO di FIMI (Federazione Industria Musicale Italiana) le sue dieci colonne sonore del cuore. Prima di volare con lui su un tappeto di note (e immagini), è giusto e onesto fare il punto della situazione sul mondo discografico: “Iniziative istituzionali sul settore ce ne sono -racconta Enzo Mazza- nella prima fase di emergenza abbiamo partecipato a un tavolo al MiBACT sulle misure che oggi rientrano nel decreto #CuraItalia. Ricordo poi che è ancora in atto il bonus cultura. Ci sono misure generali presenti come interventi su Partite Iva, cassa integrazione sotto i sei dipendenti che si applicano anche a chi organizza i live, ai freelance e alle piccole etichette indipedenti. Ora dobbiamo essere consci che la crisi si sta allargando e dopo la cancellazione di instore, presentazioni e live sta planando sul settore discografico: ci sono spostamenti di uscite e molte andranno dopo l’estate, solo gli ottimisti pensano che prima dell’estate si risolva. Ci aggiungo il fattore psicologico: chi si fiderà di andare al cinema o a un concerto? La social distancy diventa la norma e colpisce dove c’è più attività sociale: cinema, concerti, ristorazione. Bisogna iniziare a immaginare un cambio radicale. Inoltre in questa fase gli artisti non possono andare in studio di registrazione e ciò si rifletterà sulle pubblicazioni del 2020. Noi pensiamo a una perdita di fatturato del 60 per cento solo per questo periodo di lock down mentre sul 2019 avevamo registrato una crescita dell'8 per cento. Ora spopola uno streaming di catalogo essendoci poche novità. Stiamo già facendo le analisi sul mercato globale: non tutti i paesi sono nella stessa situazione, in America il coronavirus è partito più tardi. Tutto il mondo ne risentirà. Per gli artisti la crisi discografica del decennio passato è stata bilanciata con i live che ora sono fermi e pertanto la situazione è molto più grave. Un altro tema riguarda il mondo dei club, delle piccole venue che negli anni si sono proposti come alternativa ai grandi eventi. Affrontando il binomio cinema-musica e per rispondere a chi sostiene che le arti visive sono maggiormente tutelate ricordo che il cinema è molto romano ed è stato storicamente molto vicino alle istituzioni. Negli anni il gap si è ridotto, ora la tax credit vige per entrambi. Il cinema gode di una immagine diversa perché coinvolge tanta forza lavoro. La musica deve essere più attenta agli interessi istituzionali, pensiamo però ai buoni risultati raggiunti negli anni con le norme sulla copia privata e al bonus cultura, che è stato di 20 milioni di euro l’anno scorso, salvando il mercato fisico da un disastro. Il mio consiglio? L’aspetto creativo deve continuare, la crisi sociale ha prodotto sempre grandi album e in prospettiva può essere generatrice di grandi opere. Prima nei brani si citavano Rolex e Rolls Royce ora arriveranno magari cose più importanti. E non dimentichiamo che dopo la crisi sociale arriverà quella economica. A livello industria ora dico: sviluppiamo sempre di più il digitale, può continuare a tenere insieme le persone, come abbiamo visto in questi giorni”.

LE 10 COLONNE SONORE DA (RI)SCOPRIRE SECONDO ENZO MAZZA

Io partirei sicuramente con The Blues Brothers (1980) perché per me costituì il momento della scoperta dell’R&B e di quella fantastica etichetta che è l’Atlantic records, con un immenso patrimonio di musica. Ma prima di questa non potrei dimenticare mai American Graffiti (1973): è il momento del passaggio d’età, ha trasformato la vita di tante persone.

Nella mia collezione di colonne sonore non può mancare naturalmente Il Laureato (1967) e il passaggio alla fase adulta. Con quel film scoprii Simon & Garfunkel. Poi la bellissima e intensa colonna sonora del Te nel deserto (1990): coniuga un grandissimo libro e poi coniuga occidente e oriente, musica etnica e sonorità nuove, mi ha introdotto a generi musicali che non conoscevo.

Poi direi Più duro è più forte cade (The harder they come) del 1972 film la cui colonna sonora fece scoprire al mondo il reggae grazie a Jimmy Cliff. Contestualmene sono entrato nel mondo musicale prodotto dalla Polydor. Ho amato molto Peter Greenway e le musiche di Michael Nyman e qui metterei Il cuoco, il ladro, sua moglie e l’amante (1989), colonna sonora meravigliosa. Senza nulla togliere a Lezioni di Piano. Così mi avvicinai ai grandi protagonisti come l'Ennio Morricone di Mission. Sono i momenti in cui comprendi quanto la musica sia determinante per rendere un film immortale.

Eccoci appunto a Mission del 1986 che ci mostra un immenso Morricone, già noto per moltissime colonne sonore create per i film di Sergio Leone e che vale la pena di riascoltare. Straight outta compton del 2015 è un tuffo nelle origini dell’hip hop/rap: corrisponde alla scoperta di un altro genere, già noto, ma il film fa comunque  scoprire un mondo.


Poi c’è la bellissima e struggente colonna sonora di Anonimo veneziano (1970) di Stelvio Cipriani: va riscoperto il film che all’interno ha una colonna sonora impreziosita da parti di musica classica. Mostra una Venezia decadente incorniciata da musica classe. Chiudo sul fronte jazz e pop e dico senza dubbio Love Story (1970) con le sue musiche crossover che non si dimenticheranno mai.

 

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