Canzoni meglio dal vivo che in studio

Musica
Kurt Cobain canta All Apologies durante l'MTV Unplugged in NY
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Ci sono alcuni brani diventati leggenda non grazie alla registrazione fatta in studio, ma per una versione live che ne ha rivelato il pieno potenziale: ecco alcuni dei casi più famosi, da No Woman No Cry di Bob Marley a All Apologies dei Nirvana.

di Marco Agustoni

Certo, quando un musicista registra una canzone in studio, può prendersi tutto il tempo che vuole per curarla nei minimi dettagli, per pulirla dalle imperfezioni, per rifinirla. Quindi è naturale che, nella maggior parte dei casi, la versione di un brano su disco “suoni meglio” che quella eseguita durante un concerto.

Eppure c’è, nell’esecuzione di un brano live, un’energia che è difficile catturare in studio di registrazione. E alle volte proprio le sporcature, addirittura gli eventuali scivoloni di uno show, possono consentire a una canzone di raggiungere il suo vero potenziale. Lo dimostrano alcuni grandi classici che sono diventati leggenda non tanto (o comunque non solo) per la loro versione in studio, quanto piuttosto per una loro versione dal vivo.

Uno degli esempi più eclatanti è sicuramente No Woman, No Cry di Bob Marley (guarda le foto): un brano notevole, ma forse fin troppo “addomesticato” nella versione inclusa nel disco Natty Dread, del 1974, eccessivamente rifinita per una canzone con un testo così intimo e diretto. Non è un caso, quindi, che questa incisione risulti quasi sconosciuta a chi non è un fan del profeta del reggae.

A rendere il brano uno dei più conosciuti del secolo passato, è invece la versione registrata dal vivo l’anno successivo e inclusa in Live! Qui la canzone scritta dall’amico Vincent Ford (quasi sicuramente assieme allo stesso Bob) raggiunge la giusta intensità e potenza, diventando un vero e proprio inno consolatorio.

Ma non si tratta dell’unico caso di canzone meglio live che nella versione in studio. Basti pensare a All Apologies dei Nirvana, brano allo stesso tempo struggente e spensierato contenuto nel terzo disco della band di Seattle, In Utero. A far raggiungere alla canzone la perfezione è infatti la performance a tratti sguaiata, a tratti sussurrata di Kurt Cobain durante il leggendario MTV Unplugged in New York.
Semplicemente, ci sono alcuni brani che nascono per essere suonati dal vivo, su un palco, con la folla che salta e suda cantando assieme a te. Come Rock & Roll All Night dei Kiss, incisa nel 1975 per l’album Dressed to Kill, ma diventata singolo e amata dai fan nella sua versione live… come è giusto che sia.
Di esempi simili ce ne sono molti altri, ma è impossibile chiudere senza citare Folsom Prison Blues di Johnny Cash, incisa nel 1955 e inclusa nell’album With His Hot and Blue Guitar. A ispirare l’artista che durante la sua carriera si destreggiò abilmente fra country, rock e blues fu la visione del film Tortura, ambientato nel carcere di Folsom. E in che luogo una canzone simile potrebbe suonare al meglio, se non… proprio all’interno della prigione in questione? Aperta con tutta l’umiltà di un semplice “Hello, I’m Johnny Cash”, la versione dal vivo cantata nel 1968 davanti a una folla di carcerati è entrata di diritto nella storia della musica.

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