The Musical Box, la magia dei Genesis torna in Italia

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A novembre la super tribute band dei Genesis torna nello Stivale per sei date che ricreano in tutto l’esperienza di un live di Peter Gabriel e soci. Ne abbiamo parlato con il bassista Sébastien Lamothe.

Ci sono le cover band. E poi ci sono le Cover Band, quelle con l’iniziale maiuscola e con tutta la dignità musicale del caso. Fra queste rientra senza dubbio The Musical Box, gruppo nato nel Canada francese più di 30 anni fa per rendere omaggio ai Genesis.

Dopo essersi costruiti negli anni un pubblico fedele ed essersi meritati il plauso degli stessi Genesis, di cui sono l’unica tribute band autorizzata, i The Musical Box sono ora in tour con il loro nuovo show The Musical Box – A Genesis Extravaganza Vol.2, che ripercorre i classici di Peter Gabriel e soci (anche senza Gabriel) nel periodo che va da Trespass a And Then They Were Three.

Tra i live in programma rientrano anche sei date italiane: a Bologna il 14 novembre (Europe Auditorium), a Milano il 15 novembre (Teatro del Verme), a Genova il 17 novembre (Teatro Politeama), a Roma il 18 novembre (Teatro Brancaccio), ad Ancona il 19 novembre (Teatro Le Muse) e a Udine il 20 novembre (Teatro Nuovo). Ne abbiamo parlato con Sébastien Lamothe, bassista e membro fondatore dei The Musical Box.

Come mai pensi che i Genesis suonino ancora oggi così freschi e attuali?
Credo che, anche se i Genesis hanno un sound molto specifico, legato soprattutto agli anni ’70, ci sia una qualità unica nella loro musica, che sopravvive alla prova del tempo. È genio, probabilmente, e la maggior parte delle produzioni di oggi impallidiscono al confronto. E questo nonostante i megatour e tutta la tecnologia che si riesce a portare sul palco. Anche i Genesis all’epoca sperimentavano con le nuove tecnologie, ma ci mettevano anche la creatività.

Si può dire che il vostro show sia, più che un concerto, una vera e propria performance teatrale?
Abbiamo sempre insistito per portare sul palco prima di tutto l’esperienza musicale, ma anche tutti gli aspetti delle loro performance, inclusa la strumentazione, il sound, gli effetti on stage, le presentazioni dei brani e via dicendo. Vogliamo ricreare questa vera e propria esperienza per mostrare quanto i Genesis fossero in grado di rinnovarsi costantemente e quanto negli anni abbiano sempre tenuto alta la qualità di scrittura. È un tour de force, ma il risultato è uno show di tre ore senza nemmeno un momento morto.

Quanta ricerca c’è dietro il vostro show?
Tantissima. Da 20 anni e passa che suoniamo, non abbiamo mai smesso di fare ricerca per perfezionare i nostri show. È un lavoro continuo.

Quanto è importante, per voi, avere sul palco strumenti dell’epoca?
Molto, perché ci teniamo a ricreare ogni aspetto di quell’esperienza. Non è un orpello, è parte integrante dello show, per cui non potremmo farne a meno.

Nel pubblico si vedono solo persone che hanno vissuto i Genesis in prima persona, o ci sono anche ragazzi e bambini?
Ovviamente, la maggior parte sono persone che all’epoca sono state fan dei Genesis e che magari sono stati a vederli dal vivo. Però ci sono anche bambini che vengono con i loro genitori, oppure giovani curiosi. Ma temo che col tempo questo tipo di musica andrà per forza di cose a morire, perché fra le nuove generazioni non c’è più lo spazio e l’interesse necessario a tenerla in vita.

La tua canzone preferita da suonare dal vivo?
Mi piacerebbe dire tutte, ma se dovessi scegliere, mi concentrerei innanzitutto sul periodo in cui ancora c’era Peter Gabriel. I grandi classici, come Supper’s Ready, che è un po’ la bandiera dei Genesis, da Foxtrot.

E quella che funziona di più col pubblico?
Ci sono pezzi universali, come appunto Supper’s Ready, che sono amate ovunque. Ma ho notato negli anni che i brani più apprezzati variano da posto a posto, perché ogni nazione ha avuto una storia d’amore unica con i Genesis. Ad esempio, adesso stiamo suonando in Germania, dove la band ha sfondato soprattutto da The Lamb Lies Down on Broadway, per cui sono le canzoni di quell’album, quelle che suscitano più emozioni.

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