Locus Festival, dove la musica va oltre e diventa condivisione

Musica

Fabrizio Basso

Calcutta al Locus Festival 2019
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Tre giorni a Locorotondo a conoscere le radici di uno degli appuntamenti più longevi e veri d’Italia, il Locus Festival. Quest’anno, il quindicesimo, sul palco, tra gli altri Ms Lauryn Hill e Calcutta. La storia

(@BassoFabrizio
Inviato a Locorotondo)


Qualcuno ha mai conosciuto un luogo che per la sua natura urbanistica si chiama, dall'antichità, Locorotondo, guarda i trulli della Valle d'Itria da qualunque prospettiva eppure un suo camminamento si chiama lungomare? Perché quando il solo scende da quella parte il biancore delle pietre e il riflesso argenteo delle foglie dell'ulivo trasformano la terra in mare. L'occhio può restare ingannato. Ma quello che non inganna è il fascino del Locus Festival che da 15 anni trasforma questo borgo nella capitale della musica, facendo lievitare le presenze fino all'800 per cento, come mi ha raccontato Mimmo Pizzutilo che è il cuore della manifestazione. Un uomo che c'è sempre anche quando non lo vedi. Che ha gli occhi dell'azzurro del cielo e in quella trasparenza leggi l'entusiasmo e la soddisfazione per essere riuscito a creare questo universo fantastico dove arriva una musica che in Italia altrimenti non farebbe tappa. Per la prima volta, dopo averne sentito parlare da molti e averlo seguito a distanza, ho scelto di esserci e di conoscere cosa trasforma un festival musicale in un appuntamento dell'anima. Perché al Locus regnano le stesse dinamiche dei grandi festival mondiali, dal Coachella allo Sziget fino a Glastonbury: il bello è esserci a prescindere da chi sale sul palco. Sono giorni di condivisione e di amicizia, di brindisi e chiacchiere. Al fianco di Pizzutilo una squadra affiatata, affidabile e compatta della quale fa parte Gianni Buttiglione, il direttore artistico. Qui gli artisti arrivano non perché hanno raggiunto la vetta delle classifiche con un album ma per un progetto. Ed è il motivo per il quale molti concerti qui sono date uniche per il nostro paese. Ad appoggiare questa macchina festosa c'è, ovviamente, il Comune di Locorotondo che, al di là delle maggioranze politiche, ha sempre sostenuto il Festival. E poi c'è, come main sponsor, Tormaresca, azienda vinicola di afflato internazionale che fa capo alla famiglia Antinori. Il brand manager Vito Palumbo mi racconta che hanno scelto di sposare il loro marchio a quello del Locus piuttosto che a un altro festival perché "la differenza la fanno le persone. Qui si valorizza il territorio in un ambito umano. E poi c'è la passione per la musica che ci mette in sintonia con Pizzutilo e la sua squadra. Credo, crediamo che il vino sia un elemento che si sposa con l'arte in tutte le sue forme. E noi lo dimostriamo sostenendo più iniziative culturali". Il sogno per il futuro è che il Locus Festival diventi itinerante.

Lo stadio, Piazza Moro, largo Mazzini, le masserie e i lidi. Il Locus Festival invade un territorio. Mancato per poco Ms Lauryn Hill, i miei tre giorni a Locorotondo sono iniziati in piazza, in una serata di stelle e lieve brezza (d'altra parte c'è il lungomare!) ad ascoltare Lee Fields & The Expressions e poi i romani La Batteria. Tutti in piedi per una sera bizzarra che ha raccolto più generazioni tra la voce alla James Brown di Fields (è lui che gli ha dato voce in un film sul leggendario James) e le sonorizzazioni dei ragazzi romani. La grande serata è stata ieri sera, notte di San Lorenzo, quando sul palco dello stadio si sono succeduti Margherita Vicario, Giorgio Poi e Calcutta. Dei primi due vi ho raccontato nelle interviste che gli ho fatto, di Calcutta, che rappresenta per il secondo anno il mio ultimo concerto estivo (nel 2018 l'appuntamento fu all'Arena di Verona), vi dico che ha inventato un concerto memorabile in quanto si è presentato sul palco con l'avambraccio destro ingessato. Per sua fortuna era l'ultima data del tour e poi quella di certo è una frattura che si ricompone non come quelle di certe sue ballate tristi che si non si ricompongono, Né nella canzone né nella vita. E' giustamente accompagnato da una super band e fanno sorridere le quattro coriste che indossano una t-shirt con scritto rispettivamente C O R O. Una lettera a testa e il coro è pronto. L'80 per vento delle canzoni sono state accompagnate dal pubblico, va detto un pubblico ordinato e attento, degno rappresentante di quella generazione di trentenni che Margherita Vicario ha detto "pronta a essere stimolata". Sorpresa finale, tra un paracetamolo e un cuore che batte a mille, quando sul palco appare Giorgio Poi e insieme eseguono La Musica Italia, una delle canzoni più filastroccose ma cattive degli ultimi tempi. Gran finale, almeno per me, questa sera in piazza col Colle Der Fomento e P-Funking Band feat Tuppi. Gli ultimi appuntamenti del Locus 2019 saranno alla Masseria Mavùgliola Masseria il 14 agosto con Four Tet, Ben Ufo e Khalab Live, il 16 al Lido Lullabay con il Locus bay dj set: CLAP! CLAP! e Think’ e il 17 sempre al Lido Lullabay con Nu Guinea Band Live. Infine una rassicurazione. Per chi non c'è ancora stato, per chi vorrà esserci e per chi vorrà tornarci, si sta avvicinando il rinnovo dell'accordo col Comune di Locorotondo per un altro triennio. La festa continua, alle spalle del lungomare.

 

 

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