Gino Vertaglio, l'angelo custode della musica, su e giù dal palco

Musica

Fabrizio Basso

Gino Vertaglio con Pau dei Negrita a Sanremo
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E' una delle figure più oscure della musica. Ma senza questi angeli custodi degli artisti tutto sarebbe più difficile. Gino Vertaglio racconta il suo lavoro di assistente personale, le sfumature della professione, la sensibilità. L'INTERVISTA

(@BassoFabrizio)

Il fascino dell'angelo custode rock. O pop. Ce ne è sempre uno al fianco di ogni artista. A volte anche più di uno, come nel caso di Jovanotti o Negramaro. Amato, apprezzato, desiderato...lui è Gino Vertaglio, 49 anni, napoletano e tifoso del Napoli, da quasi vent'anni sul fronte del palco. Ma anche al volante di un'auto, a cercare il giusto ristorante...sempre col sorriso. Ogni volta che lo incontro è un abbraccio. Ora è impegnato col Jova Beach Tour dove sarà l'assistente della band. Tra un incontro e l'altro, uno scambio telefonico sui ristoranti dove andare (e anche non andare...ma tra quelli da andare assolutamente ancora oggi mi cita il The Cook di Genova), notti spese a chiacchierare nel backstage, discussioni calcistiche questa volta lo ho intervistato.

Come hai iniziato questa professione?
Per puro caso. Fino ha 30 anni ho fatto il metalmeccanico. Poi la crisi della siderurgia ha fatto chiudere la fabbrica dove lavoravo. Eravamo alla vigilia dell'estate e mi attendeva il trasferimento al nord in cerca di una nuova occupazione.
Poi cosa è accaduto?
Sai l'estate è più bella a Napoli e dunque mi sono detto: goditela e a settembre fai la valigia.
Insomma una lunga estate come quella delle vacanze della scuola.
L'idea era quella, poi mi hanno chiesto di collaborare all'organizzazione di un festival politico e per trovare il cast artistico mi sono rivolto al mio amico Massimo dei 99 Posse.
E' andato bene?
Molto. Va detto che ho sempre amato la musica e ciò mi ha aiutato.
Però poi settembre è arrivato. Il calendario non bara.
Vero. Ero pronto per riprendere a fare il metalmeccanico in qualche città del Nord quando i 99 Posse mi hanno chiesto di aiutarli nella attività di ufficio. E non mi sono lasciato sfuggire l'opportunità.
Ed è iniziata questa splendida avventura.
Prima i 99 Posse poi Bisca, i 24 Grana e quindi Caparezza col quale ho fatto il salto di qualità.
C'è stato un momento in cui hai capito che quella era la tua vita?
L'ufficio nel quale ho lavorato si occupava anche di Eugenio Bennato. E' stato il primo a chiedermi di occuparmi di lui.
Cosa fai esattamente?
Organizzo le giornate degli artisti. Pensa che mio padre mi disse: non ho ancora capito che lavoro fai ma sei una persona per bene.
Dopo 15 anni con i Negrita saprai perfettamente cosa vogliono.
Ho dei post it mentali. Ovvio poi che più segui  un artista più lo conosci, più ne cogli l'aspetto umano e più hai voglia di stare con lui. Talvolta il rapporto umano prevale su un po' di soldi in più.
Nervi saldi sempre?
Devi essere predisposto a sorridere, devi calcolare che tuoi atteggiamenti aggressivi fanno fare brutta figura all'artista. Io sono una presenza invisibile.
Ma uno come te che musica ascolta?
Sempre presenti Dire Straits e U2. Ma ascolto anche l'ex neomelodico Franco Ricciardi. Ma soprattutto amo Tom Waits. E sopra di lui c'è soltanto Pino Daniele!
C'è qualcuno col quale vorresti lavorare.
Mi incuriosisce Claudio Baglioni. Mi è capitato di incontrarlo e mi ha affascinato la sua cura del particolare. E poi Oltre è un disco epico degli anni Novanta.
Quanto contano nel tuo lavoro predisposizione ed esperienza?
Fondamentali. Io quello che sono lo devo in particolare a due persone che sono Luca Guerra e Antonio Boccuni (rispettivamente al fianco di Ligabue e Giuliano Sangiorgi, ndr).
Ora sei impegnato col Jova Beach Tour.
Seguo la band.  Lorenzo è seguito da Emiliano Segatori, una persona che stimo e che a sua volta mi stima. Così come quando sono in giro con i Negramaro mi faccio carico della band perché l'angelo di  Giuliano è Antonio Boccuni.
L'idea che oggi ci siano ventenni che vedono te come un esempio che effetto ti fa?
Mi inorgoglisce.


 

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