Jay-Z è il primo rapper a diventare miliardario (ma il merito non è solo della musica)

Musica

Andrea Comientti

Jay

Dietro il rapper, fermi rispettivamente a quota 855 e 820 milioni di dollari, Puff Daddy e Dr. Dre

Se la musica in sé e per sé non rende più come una volta, la soluzione è «sfruttare» la popolarità che ancora regala e investirla su altri fronti.

Lo sa bene Jay-Z che, tra album, aziende, piattaforme e tour internazionali con la moglie Beyoncé (ecco, in questo senso, avere una moglie come Beyoncé può effettivamente aiutare non poco) è diventato il primo rapper miliardario della storia.

A certificarlo, la rivista specializzata «Forbes», che ha sottolineato come l’artista abbia superato in volata i «rivali» Puff Daddy e Dr. Dre, fermi rispettivamente a 855 e 820 milioni di dollari.

Jay-Z: la carriera in pillole


Cresciuto nel quartiere newyorkese di Bedford-Stuyvesant, Jay-Z (nome d’arte di Shawn Corey Carter) ha vissuto un’infanzia difficile. Al punto da sparare a 12 anni al braccio del fratello maggiore Eric, tossicodipendente, esasperato dalla violenza dell’ambiente domestico.

Diventato spacciatore di droga e protagonista di vari episodi di violenza con rivali di quartiere e con la polizia, trova la sua via di fuga nella musica e nell’hip hop, facendo uscire il suo primo album nel 1996: «Reasonable Doubt», prodotto da DJ Premier e da DJ Clark Kent.

Da lì, un successo dopo l’altro, che lo porta, nel corso della sua ormai più che ventennale carriera a vincere ben 22 Grammy, considerati universalmente gli Oscar della musica.

Jay-Z: gli investimenti perfettamente riusciti


Come dicevamo, però, negli anni gli interessi di Jay-Z sono andati ben al di là della musica. Oltre a essere diventato nel 2005 presidente e amministratore delegato della Def Jam Recordingsrapper, infatti, il rapper statunitense ha investito in molti altri settori.

Si va dalla produzioni di prodotti di lusso come lo champagne Armand de Brignac o il cognac fino a Tidal, servizio di streaming musicale lanciato nel 2005. Senza dimenticare Uber (è uno degli azionisti), i ristoranti, le proprietà immobiliari e pure quelle artistiche.

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