Francesco Guccini, gli album più famosi della carriera

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Oltre 50 anni di carriera e 16 dischi: ecco gli album più famosi di Francesco Guccini

Aveva annunciato il ritiro dalle scene. E, in effetti, così è stato dopo la pubblicazione de “L’ultima Thule”, il disco uscito nel novembre del 2012. Da quel giorno non ci sono più stati appuntamenti ufficiali per Francesco Guccini. Almeno, quanto alla musica dal vivo e alla musica su disco (inedita), con delle rarissime eccezioni. L’ultima, la più sorprendente, è nota da un paio di giorni: l’incisione di un’intera strofa di “Ti insegnerò a volare”, pezzo dedicato all’ex campione di Formula 1 Alex Zanardi e contenuto nel prossimo album di Roberto Vecchioni, “L’infinito”, in uscita il 9 novembre. Quella di Francesco Guccini è stata una carriera lunga oltre cinquant’anni, intervallata da sedici dischi in studio: il primo, “Folk Beat n.1”, pubblicato nel lontano 1967, quando il cantautore aveva appena 27 anni. Storie di vita quotidiana e storie d’Italia che tratteggiano la fisionomia di un intero Paese. Gli album più famosi di Francesco Guccini:

  1. Folk Beat n.1
  2. Radici
  3. Via Paolo Fabbri 43
  4. Stagioni
  5. L’ultima Thule

Folk Beat n.1 (1967)

Partiamo dal primo disco, “Folk Beat n.1”. Se vi immaginate che l’album fu subito un successo vi sbagliate. Ma quelli erano anni in cui ai cantautori si dava tempo: si dava tempo di ingranare, di fare anche due – tre dischi prima di raggiungere la fama. E questa è anche la storia di Francesco Guccini. Eppure, in “Folk Beat n.1” non si può certo dire che i pezzi mancassero. C’erano tre brani già conosciuti e cantati dall’Equipe 84 (“Aushwitz” e “Il sociale e l’antisociale”) e dai Nomadi (“Noi non ci saremo”). E poi sette inediti, tra cui “In morte di S.F.”, conosciuta poi come “Canzone per un’amica”.

Radici (1972)

Il quarto album di Guccini è quello ancora oggi più amato dal pubblico, contenente – tra le altre – una della canzoni più famose del cantautore: “La locomotiva”, il pezzo che chiudeva ogni suo concerto. Ma, in realtà, delle sette tracce che compongono il disco si fatica a trovarne una veramente “minore”. C’è “Incontro”, altra pietra miliare della discografia di Guccini: due vecchi amici che si ritrovano per caso alla stazione di Modena e colgono l’occasione per fare il punto delle loro vite. C’è “Il vecchio e il bambino”: un vecchio che racconta a un bambino com’era la vita prima dell’olocausto nucleare.  Particolare menzione la meritano i musicisti che incisero il disco: Vince Tempera alle tastiere, Ares Tavolazzi al basso ed Ellade Bandini alla betteria (che all’epoca componevano il gruppo The Pleasure Machine), il leader degli Equipe 84 – Maurizio Vandelli – al mellotron, Gigi Rizzi alla chitarra elettrica e Deborah Kooperman a flauto, chitarra e banjo.

Via Paolo Fabbri 43 (1976)

Si tratta del settimo album di Guccini, con titolo mutuato dall’indirizzo della casa di Bologna in cui all’epoca il cantautore risiedeva, prima di tornare nella sua Pàvana.
Anche in quest’album troviamo una delle canzoni capolavoro della discografia dell’artista: “L’avvelenata”, pezzo in cui l’artista si sfoga dopo la stroncatura da parte del critico musicale Riccardo Bertoncelli del suo precedente disco “Stanze di vita quotidiana”. Piccolo aneddoto: prima della pubblicazione di “Via Paolo Fabbri 43”, i due si sono finalmente conosciuti e Guccini ha chiesto al giornalista se voleva che togliesse quel riferimento diretto. Ma Bertoncelli, ridendo, gli ha detto di lasciarlo.

Stagioni (2000)

Entriamo nel nuovo millennio con “Stagioni”, uno dei dischi più recenti di Guccini. Per dirlo “alla vecchia maniera”, un concept album sul passato. Più banalmente, un lavoro in cui il cantautore guarda con un velo di malinconia quello che è successo, analizza il tempo nel susseguirsi delle stagioni. Stagioni, però, tra le quali manca l’estate. Terza traccia della tracklist è infatti “Autunno”, la sesta è “Inverno” e l’ottava “Primavera ‘59”. Tra i pezzi celebri del disco, “Ho ancora la forza” – con un testo scritto insieme a Luciano Ligabue – e “Don Chisciotte”, con musica di Goffredo Orlandi.

L’ultima Thule (2012)

Concludiamo con “L’ultima Thule”, il disco del commiato di Francesco Guccini. L’album è stato registrato all’interno del mulino della famiglia del cantautore, a Pàvana, sull’appennino tosco-emiliano. Solitamente quando si stila una lista dei lavori più famosi e apprezzati di un artista, non si inserisce mai l’ultimo. Ma con Guccini è necessario fare un’eccezione: l’album, infatti, è stato meritatamente un successo e ha goduto di pari considerazione rispetto ai primi dischi dell’artista. Le canzoni – undici in tutto, di cui l’ultima è la title-track, come a voler ulteriormente sottolineare il gesto del saluto – non sono mai state eseguite dal vivo dal cantautore, che infatti si era ritirato dalle scene l’anno prima. Tuttavia, nel 2013 l’album è stato portato in tour da alcuni tra i suoi musicisti storici.

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