Claudio Baglioni, un concerto lungo 50 anni: RECENSIONE, SCALETTA, INTERVISTA

Musica

Fabrizio Basso

Claudio Baglioni a Firenze (foto Angelo Trani)
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Claudio Baglioni in tour Al Centro: oltre 40 date nelle arene per raccontare mezzo secolo di storie, per raccontare una Notte di Note lunga 50 anni. Siamo stati a Firenze a vedere la prima data: RECENSIONE, INTERVISTA e SCALETTA

(@BassoFabrizio
Inviato a Firenze)


Claudio Baglioni più che mai Al Centro della musica. Oltre 44 date, a oggi, per il tour del cinquantennale, uno spettacolo che ha debuttato lo scorso 14 settembre all'Arena di Verona, e ora andrà in giro con lo stesso spirito col quale ha sedotto l'anfiteatro scaligero, luogo di grande fascinazione non solo per gli artisti, luogo che cattura, luogo di seduzione. C'è grande attenzione da parte di Claudio Baglioni su tutti i particolari dello show. Lo conferma Giuliano Peparini, che ha curato le scenografie: "Durante le prove a Roma Claudio c'era sempre, non resta mai seduto, partecipa ai quadri delle singole scene con i ballerini. Cercheremo di fare crescere ancora questo show, abbiamo nuove idee". Gli altri elementi che permettono un viaggio così bello ad Al centro sono in primis la Friends & Partener di Ferdinando Salzano e Tim che è lo sponsor unico del tour.

LA RECENSIONE

In scena ci sono oltre trenta ballerini e la bolgia che creano quando decolla Porta Portese è spettacolare: per altro, per la prima volta, si può immaginare, con una buona dose di realismo, il volto della "vecchia che ha sul banco foto di Papa Giovanni". Ci sono momenti che sembra di entrare in tableau vivant: Con tutto l'amore che posso si entra in una milonga e ci si stringe in un tango, passione che cancella i bisticci, movenze che senza la fiducia nel partner non sono possibili, giochi di sguardi e promesse che se mantenute possono far durante un tango...una vita. La sola stonatura, ma solo scenografica perché Baglioni non sbaglia una nota, è in W l'Inghilterra: perché giocare con i kilt scozzesi quando sono note le secolari pulsioni separatiste? Ora che anche la Brexit ci ha messo del suo non era forse meglio restare sul Tamigi? Io me ne andrei è un momento di eleganza totale e Poster
invece ricorda gli spazzacamini di Mary Poppins. Peparini costruisce quadri che da soli sono un racconto e Claudio Baglioni ci si muove dentro con naturalezza: il palco al centro del palazzetto rende la vicinanza tra lui e il pubblico forte come un abbraccio. Nelle coreografie c'è tanto rosso, segno della valenza sociale di parecchie canzoni e dell'impegno civile e morale che vanno trasmessi (il momento più forte è con Un po' di più quando le ballerine si mostrano nella loro piena sensualità ma chiudono la performance indossando scarpe rosse). Quante volte ha un tocco kubrickiano e Solo ci riporta per lo spirito in una decadente ma seducente Buenos Aires. Solo chitarre per le note struggenti di E tu come stai mentre Ragazze dell'Est è una girandola di maschere grottesche che simboleggiano tante brutture umane. Claudio Baglioni non prende mai fiato, sul palco non si vede il gobbo, è un highlander del cuore: ragazze in pantalone nero e top bianco per Strada facendo
mentre in Uomini Persi lo smarrimento è evidenziato dai ballerini col volto coperto da sacchetti di carta. Ci si avvicina al finale, la scaletta propone canzoni più recenti: con Notte di note note di notte sembra di dare un morso al Cirque du Soleil e con la profonda Acqua della Luna si intersecano suggestioni di Ben Hur, Arancia meccanica e 1997 Fuga da New York. Sembra di essere nei campus, si presidia la libertà con Noi no: tutti i ballerini sono in felpa e brandiscono come una spada una rosa rossa. La ribellione avvolge il fiorentino Mandela Forum. Cinque chitarriste al centro del palco per Io sono qui, acrobazie da street art per Cuore d'Aliante che si chiude con un soffio di fumo che nasconde il palco. Per Tutto qui Claudio Baglioni si mette, unica volta nella serata, al pianoforte. Saluto con Con Voi indossando una giacca da comandante. Saluta e, da buon ultimo, come i veri capitani, lascia il palco vuoto...al centro.

LA SCALETTA

Signora Lia
Al centro - prologo
Questo piccolo grande amor
Porta Portese
Quanto ti voglio
Con tutto l'amore che posso
Amore bello
W l'Inghilterra
Io me ne andrei
E tu
Poster
Sabato Pomeriggio
Quante volte
Solo
Un po' di più
E tu come stai
I Vecchi
Ragazze dell'Est
Via

Strada facendo
Avrai
Uomini persi
Un nuovo giorno o un giorno nuovo
Notte di note note di notte
E adesso la pubblicità
La vita è adesso
Acqua dalla luna
Dagli il via
Mille giorni di te e di me
Noi no

Io sono qui
Le vie dei colori
Cuore d'aliante
Sono io
Tutti qui
Con voi
Al Centro - Epilogo
 

13 DOMANDE A CLAUDIO BAGLIONI

Claudio Baglioni ha fatto un lavoro certosino per raccontare la sua carriera.
E' un concerto che si muove non solo in ordine cronologico, ma segue anche la disposizione dei brani nei rispettivi album. Nulla è lasciato al caso, compreso un sistema di suono usato per la prima volta. Lo spettacolo è vicino a quello dell’Arena che non è trasportabile.
Che ricorda dei suoi esordi?
Nel 1968 feci il primo provino a Milano con la Ricordi: c'era gente che suonava con svogliatezza, non mi sentivo a mio agio.
Cosa ha proposto?
Su una facciata Annabel Lee che si ispirava a una poesia di Edgar Allan Poe, una canzone molto gotica come si usava all'epoca. Sul lato b ho messo un pezzo che richiamava La Patetica di Beethoven.
Smaltita quella delusione che fece?
Sei mesi dopo ecco il primo provino con RCA  quindi Signora Lia e tutto il resto.
Ora racconta 50 anni di storia.
Sì e le scenografie si rifanno alle sensazioni iniziali. In molti di questi quadri sognati ci sono quelle sensazioni.
Si sente fuori tempo talvolta?
Ammetto che W l’Inghilterra è un po' fuori tempo e non farò mai più 200 lire di castagne. Per altro oggi la mano morta di W l'Inghilterra sarebbe diventata molestie.
Come si lavora su un repertorio così vasto?
Molte di queste canzoni le ho cantate tante volte, spesso lavoriamo sull’antologico. Da anni non ho fatto una cosa mirata su un singolo album.
E' soddisfatto?
La mia sensazione è positiva, non ci sono grandi differenze anche perché gli arrangiamenti creano una solidarietà tra canzoni. Questo mi fa scattare un segnale di allarme perché nella vita si pensa di migliorare e invece talvolta io penso di avere scritto sempre allo stesso modo. Ciò detto è bello vedere l’effetto che fa verso tante persone.
Il suo è uno spettacolo visionario: cosa si prova a stare Al centro?
E’ faticoso basti pensare all’anagrafe. Su questo palco io perdo i freni inibitori e mi interessa poco dove sto. E’ un mestiere privilegiato, si arriva a uno stato di benessere elevato ma è altrettanto vero che non smettiamo mai di essere dei ragazzini.
Col tempo ha rifotto le parole dal palco.
Negli ultimi anni parlo sempre meno. Anche nel tour di 3 anni e mezzo fa la percentuale di parole era questa, bisogna far parlare le suggestioni e il ritmo.
Dopo anni che ne scrive, ha capito come funziona l'amore?
Scrivere canzoni d’amore riempie gran parte del mio repertorio, altre narrano avventure o disavventure del vivere: eppure non credo di averci capito molto, sono come i cani che abbaiano alla luna perché non sanno cosa è.
Cosa è Al Centro?
Cerchiamo di essere dei maghi, vogliamo suscitare stupore. Tutte le italie attraversate in questi anni le ho viste simili, non ho annotato grandi cambiamenti. Al centro è una fabbrica di visioni e sensazioni di tre ore, il resto sono pagine di viaggio. Alla fine del tour potremo avere incontrato circa 400mila persone.
Quanti fan!
I fan di un artista sono meno, chi interviene è un pubblico più largo.

 

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