Alice Merton canta la poetica del No Roots, ed è record: l'intervista

Musica

Fabrizio Basso

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La hanno paragonata ad Adele e a Lorde e siamo solo al primo EP, No Roots. Sarà in concerto in Italia ad aprile: nell'attesa abbiamo intervistato Alice Merton, il nuovo talento della musica internazionale

Non ci saranno, forse, le radici, ma ci sono mille altre cose nella voce, nelle parole e nell'ascesa verso l'Olimpo delle Popstar di Alice Merton. Dopo l’incredibile successo del singolo No Roots, che in sole tre settimane ha scalato tutte le charts italiane arrivando a conquistare i primi posti delle classifiche radio e della classifica iTunes, Spotify Viral e Shazam, ora c'è grande attesa per le tappe italiane del tour europeo che saranno il 17 aprile in Santeria Social Club a Milano e il 18 aprile al Quirinetta di Roma. Al centro del live c'è l'EP di debutto No Roots uscito per la Paper Plane Records, la label creata dalla stessa Alice, e distribuito in Italia da Artist First. Nell'attesa la abbiamo intervistata.

Alice lei è cresciuta con la musica classica: a 5 anni, Alice ha iniziato le lezioni di pianoforte classico e clarinetto.
Amavo molto i compositori romantici, tra cui Chopin e Rachmaninoff. Dopo essermi trasferita a Monaco in adolescenza, ho scoperto una grande biblioteca e ho iniziato ad ascoltare band come Killers, i Kaiser Chiefs e The Alan Parsons Project. Nel tentativo di rifarmi una nuova vita in Germania dopo il trasferimento dal Canada, avevo 16 anni quando ho scritto la mia prima canzone, una ode alla nostalgia di casa dal titolo Little Lightouse. La tanta chiacchierata Wanderlust, ovvero l’irresistibile desiderio di partire, è in qualche modo entrato nella mia mente e nella mia vita.
Spostarsi 12 volte in 24 annila ha portata verso una filosofia No Roots, senza radici?
Ho vissuto in Germania, Canada, Inghilterra e America. Mentre ero in visita da parenti in Inghilterra qualche tempo fa ho realizzato che non avevo un posto che avrei potuto definire casa. Il mio stile di vita nomade è il soggetto di No Roots. L’ho scritta proprio pensando di non essere davvero radicata in un posto in particolare, ma di avere la mia casa dove ci sono le persone che amo.
Onestà intellettuale totale.
I miei genitori potrebbero dire: sei sicura che vuoi parlare di questo, in una canzone? Penso ai momenti in cui mi avvicinavo alla composizione, momenti che hanno toccato la mia assenza di una casa in un modo molto diretto, toccante. Ma la verità nella mia musica viene sopra ogni cosa, anche quando significa sviscerare i sentimenti di solitudine e di incertezza che sono la spina dorsale di No Roots.
La sua Label è un omaggio a M.I.A.
Il mio manager e io abbiamo incontrato diverse label, ma non siamo riusciti a entrare davvero in sintonia con nessuno. Così, abbiamo pensato di lanciare il primo singolo con una mia etichetta, che ho chiamato Paper Plane Records in omaggio a una delle mie canzoni preferite, la splendida hit di M. I.A. Paper Planes, così da poter disporre di una completa libertà creativa.
Ci racconta la storia di No Roots?
Inizia nel 2017 e ha già raggiunto numeri da capogiro, inattesi. Con oltre 600mila vendite in Europa, 48 milioni di views su Youtube, la Top 10 di iTunes in oltre dieci nazioni, i primi posti delle Single Charts in Europa (Disco di Platino in Germania e Disco D’Oro in Francia e Austria, ndr) e 80 milioni di streams, No Roots si è dimostrato un incredibile anthem pop capace di volare oltreoceano per raggiungere un posto d’onore nella Billboard Alternative US, che mi ha paragonato ad Adele e Lorde per gli incredibili risultati raggiunti. Che emozione!

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