Solo: A Star Wars Story: la recensione del film di Ron Howard

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Paolo Nizza

Lunedì 11 febbraio alle 21.15 arriva su Sky Cinema Uno, in prima tv, lo spin-off della fortunata saga di Star Wars che racconta la gioventù di Han Solo. Nei panni del personaggio interpetato in passato da Harrison Ford c'è Alden Ehrenreich. Completano il cast Woody Harrelson, Emilia Clarke, Donald Glover nelle vesti di Lando Calrissian, Thandie Newton, Phoebe Waller-Bridge e Joonas Suotamo nel ruolo di Chewbacca. Leggi la recensione del film e guarda il trailer

 

Solo: A Star Wars Story: Storia di un film tormentato

Complicato quanto percorrere la rotta di Kessel in meno di 12 parsec. Così è stata la genesi di Solo: A Star Wars Story,  secondo film della serie Star Wars Anthology, dopo Rogue One. Il licenziamento dei registi Phil Lord e Chris Miller (quelli di Piovono Polpette e Lego Story) per divergenze creative. L'arrivo dietro la macchina da presa del veterano Ron Howard. L’eliminazione del personaggio di Michael K. Williams. L'entrata a far parte del cast di Paul Bettany. Insomma tutti fattori che hanno certo influito su un film la cui lavorazione è iniziata il 30 gennaio del 2017 e terminata in post-produzione il 22 aprile del 2018. Ma tutto è bene ciò che finisce bene. Siamo ancora a tanto tempo fa, in una galassia lontana lontana. Nello specifico Solo: A Star War Story inizia sul pianeta Corellia. Il giovane Han (Alden Ehrenreich) non se la passa benissimo. È un topo di strada, vive di stenti ed espedienti sotto il giogo della crudele Lady Proxima (una irriconoscibile Linda Hunt in versione riottoso millepiedi). Ma per fortuna ha l'amore in corpo, ovvero è perso per la bella Qi'ra (Emilia Clarke). I giovanissimi innamorati sognano di scappare da questo pianeta senza regole rubando del "coassio", prezioso metallo che risulterà determinante per tutto quello che accadrà durante il film. In un crescendo rossiniano di sequenze d'azione che omaggiano le atmosfere dei cinema di genere della Hollywood degli anni 30 (dal western ai film di pirati, dalla commedia sofisticata ai film di avventura) scopriremo l'origine del cognome di Han, com'è nata l'amicizia fra Solo e l'irsuto wookie Chewbecca e tante altre gustose e piccole spigolature che manderanno in solluchero i fan della saga di Star Wars.

 

Han Solo: da Harrison Ford a Alden Ehrenreich

Un film che decida di raccontare l'infanzia, la vocazione e le prime esperienze di uno dei personaggi più iconici e amati rappresenta un rischio alto quanto far esplodere La Morte Nera. Anche perché nell'immaginario collettivo solo Harrison Ford può attraversare l'Iperspazio a bordo del Millenium Falcon o rispondere con un laconico "Lo so", quando la principessa Leila gli dice. "Ti amo". Tuttavia il ventottenne Alden Ehrenreich (visto in Ave Cesare dei fratelli Coen) non se la cava malaccio. Bello, guascone, arrogante e presuntuoso quanto basta, Alden ha l'efficace, seduttivo candore per interpretare un ribelle non ancora deluso dalla vita. Un futuro contrabbandiere che si crede una persona orribile, ma che in realtà è un bravo ragazzo. Un pilota talentuoso allergico alla discipina, ma in fondo sensibile alle cause perse e non immune né all'amore né all'amicizia. Basti pensare a come si evolve in Solo: A Star Wars Story il rapporto con Chewbacca. E a questo proposito nel film assisteremo alla prima partita del Wookie con gli scacchi olografici. A insegnare il gioco a Chewbe è Tobias Beckett (Woody Harrelson) bandito, nonché primo maestro di Han. Un criminale che sa che nella galassia l'unica regola per sopravvivere è non fidarsi di nessuno perché tutti ti tradiscono. Ma la vera rivelazione del film è Donald Glover che veste i panni eleganti del giovane Lando Calrissian. Il futuro primo ministro del pianeta Bespin e amministratore di Cloud City con il suo stile da pimp anni Settanta che pare uscito da The Deuce. Con le sue sciarpette colorate e la sua abilità truffaldina a carte è davvero un personaggio memorabile che forse meriterebbe un film tutto suo.

 

Emilia Clarke: da Game of Thrones a Star Wars

Daenerys Targaryen, Quella Nata dalla Tempesta, la Khaleesi del Grande Mare d'Erba, La non Bruciata, la Madre dei Draghi, la Distruttrice di catene si trova a suo agio anche lontano anni luce dai sette regni creati da George R.R. Martin. Anche senza Il trono di spade, Emilia Clarke risulta sempre in parte. Credibile come acerba compagna di Han e perfetta come femme fatale con orecchini, abiti eleganti, un passato da nascondere e un futuro da scoprire. In Solo: A Star Wars Story, Emilia dona al personaggio di Qi'ra la giusta ambiguità, il giusto fascino di chi vive a cavallo fra demonio e santità. Altro personaggio femminile indimenticabile e assai divertente è il droide L3-37, interpretata dall'attrice Phoebe Waller-Bridge, una sorta di suffragetta del futuro, pronta a rivendicare il diritto alla libertà per tutti i droidi e dotata di uno humour bizzarro e di una memoria infinita. A proposito di robot, nel cast da notare anche la presenza di Thandie Newton, l'androide ribelle della serie Westword che nel film è la volitiva Val, compagna del fuorilegge Tobias.

 

Solo: A Star Wars Story: le conclusioni

Di tutto i film appartenenti alla serie di Star Wars, Solo è quello più indipendente dalla saga creata da George Lucas. In fondo non sono moltissimi gli elementi della celebre Space Opera presenti nella pellicola. L'impero è solo un'inquietante ombra, non c'è traccia di Jedi o di Sith, se non nel finale dove fa capolino una faccia che non si pùò dimenticare, molto nota ai fan di Guerre Stellari. Il divertimento non manca, l'azione nemmeno. L'importante è non fare confronti con la trilogia originale. Tutto scorre. Non solo la forza. Come diceva Eraclito: "Non si può discendere due volte nel medesimo fiume." La Galassia va avanti. Il cinema pure.

 

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