Giovanni Storti presenta "Magic Alps". L'intervista

Cinema

M.Beatrice Moia

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'Magic Alps' è la storia di un migrante e della sua capra, diretto da Andrea Brusa e Marco Scotuzzi e interpretato da Giovanni Storti, il corto è in concorso alla 21ma edizione di Cervino Cine Mountain, il festival di cinema di montagna che si svolge a Cervinia fino al 12 agosto. Leggi l’intervista al protagonista

E’ una storia vera quella raccontata dal cortometraggio 'Magic Alps'. Girato in un centro di accoglienza, il film che vede protagonista Giovanni Storti, è in concorso al Cervino Cine Mountain. L’attore del trio Aldo Giovanni e Giacomo smette i panni di comico per indossare quelli di un funzionario costretto a decidere del destino di una capretta, arrivata con il suo proprietario (un afgano richiedente asilo) al confine con l’Italia. Magic Alps racconta la storia vera del primo migrante arrivato nel nostro Paese con un animale. Giovanni Storti presenta il film al pubblico della rassegna giovedì 9. Continua a leggere e scopri cosa ci ha raccontato nell’intervista.


Il tuo personaggio obbedisce formalmente agli ordini che gli vengono impartiti. Ma con gli occhi dice l'opposto. Quindi diciamo mantiene una sorta di scarto emotivo. Pensi sia un atteggiamento diffuso tra i pubblici ufficiali che devono rapportarsi con gli immigrati?
Le regole in generale vengono scritte dalla burocrazia che non lavora sul campo, non è a contatto diretto con gli immigrati. Non tiene conto delle decine di variabili che succedono quotidianamente. Chi lavora a contatto diretto si trova a dover, come si dice, 'far di un'erba un fascio', quindi penso che questo atteggiamento non sia raro.
Affrontare l’emergenza migranti senza tenere in conto il lato umano della questione da parte degli “addetti ai lavori” è una scelta difficile ma spesso inevitabile. È questo il dramma interiore che hai cercato di rappresentare?
Il mio personaggio cerca di trovare un modo per salvare l'animale rimanendo fedele al suo ruolo. Purtroppo capisce che questo non è possibile ed è costretto a vivere questa spaccatura.
Come ti sei preparato per questo ruolo? E in fase di preparazione cosa hai scoperto di nuovo?
In realtà la difficoltà è stata dover parlare in inglese... È stata la mia prima volta in un ruolo serio. Io vedo sempre il lato comico nelle situazioni, ed essere costretto alla 'normalità' è stato molto interessante.
Come mai è importante raccontare del disagio di un uomo con il suo animale visti i tanti e forse “peggiori” disagi che portano con loro gli immigrati? È importante anche questo?
Alcuni immigrati arrivano da noi con animali. Se un cane, un gatto, un uccello o anche una capra, è tutto quello che hai, se l'animale è il tuo compagno, perché non dovrebbe essere importante anche questo? Nel cinema ci deve essere una classifica di merito o d'importanza? L'arte racconta e rappresenta tutto, non deve avere limiti e il corto non è irrispettoso con nessuno.
Che metafora si nasconde dietro la promessa che l'immigrato vorrebbe strappare al funzionario a proposito del destino della capra?
Non vedo la metafora. Mi sembra molto diretto. C’è il sogno dell'uomo di realizzare un desiderio, riuscire a fare in modo che la capra viva.
Magic Alps. Da dove nasce l’idea di questo nome?
Il pastore vuole portare la capra sulle Alpi per farle rivedere la neve che riempiva le montagne dell'Afghanistan prima della guerra. Quando erano felici. Durante il lungo viaggio ha recuperato un souvenir, una piccola palla di vetro con neve con una sagoma delle Alpi e la scritta Magic Alps alla base e per questo chiama così le Alpi quando parla con il mio personaggio.

 

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