Oscar 2019, le nomination che non ti aspetti

Spettacolo

Andrea Cominetti

Black_Panther

Da «Black Panther», primo cinecomic in assoluto candidato come miglior film, alle donne di «Roma», che guarda tutti dall’alto in basso con le sue dieci nomination

Nel pomeriggio (ora italiana) di martedì 22 gennaio sono state annunciate le nomination dei prossimi premi Oscar, che verranno consegnati il 24 febbraio al Dolby Theatre di Los Angeles, in California. Tante le conferme - che, nei giorni scorsi, vi avevamo anticipato con le nostre previsioni - ma anche qualche novità, decisamente inaspettata.

Black Panther

Il film diretto da Ryan Coogler (e prodotto da Marvel Studios) raccoglie in casa Academy sette nomination complessive, tra cui quella - impronosticabile - come «miglior film». Si tratta della prima volta in assoluto per un cinecomic, un tipo di pellicola solitamente considerata per i premi tecnici, ma quasi sempre snobbata in chiave contenutistica. Già l’anno scorso, in verità, con la candidatura di «Logan - The Wolverine» per la «miglior sceneggiatura non originale» si aveva avuto il sentore che le cose potessero essere cambiate, ma solo quest’anno se ne ha avuta l’effettiva conferma. Una doppia soddisfazione per l’opera, che, oltre a essere stata apprezzata dalla critica, è anche riuscita nell’impresa di incassare oltre 1,3 miliardi di dollari, di cui 700 mila contando solo gli Stati Uniti, diventando il film più visto del 2018 dopo «Avengers: Infinity War».

Le donne di Roma

Come prevedibile, la pellicola di Alfonso Cuaron guarda tutti dall’alto in basso con dieci candidature (così come «La favorita» di Yorgos Lanthimos). Meno prevedibile erano, invece, i riconoscimenti alle sua attrici. La nomination per Yalitza Aparicio, perfetta nella parte della giovane Cleo, domestica di una famiglia della classe media che vive nel quartiere di Roma a Città del Messico. E sopratutto quella per Marina de Tavira, che nella pellicola interpreta la parte di Sofia, la madre di quattro figli che viene abbandonata dal marito.

Cold War e la sopresa Pawlikovski

Non c’erano dubbi che l’intensa storia d’amore tra Zula (Joanna Kulig) e Wiktor (Tomasz Kot), raccontata in «Cold War» di Pawel Pawlikowski, sarebbe stata candidata come «miglior film straniero». Anche perché il regista polacco aveva trionfato nel 2015 nella medesima categoria, con «Ida», su una novizia 18enne e un segreto che arriva direttamente dal suo passato. Meno scontata, anzi, decisamente sorprendente, la nomination dello stesso Pawlikowski come «miglior regista», che - su Twitter - ha commentato la notizia, rivolgendosi direttamente ai propri genitori, la cui storia è alla base della pellicola (candidata, tra l’altro, anche per la «miglior fotografia»): "Sarebbero entusiasti. C'è sempre un po' di tristezza in momenti come questi. Sono morti pensando che fossi un anarchico buono a nulla".

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