Romolo + Giuly, Fox porta in tivù una sfida tra Roma, Milano e Napoli

Spettacolo

Fabrizio Basso

Alcuni protagonisti, davanti e dietro la telecamera, della serie
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Romeo e Giulietta scivola a Roma, con derivazioni tentacolari a Napoli e Milano. E’ la nuova serie Fox e si intitola Romolo + Giuly. La guerra mondiale italiana. Capuleti e Montecchi diventano Montacchi e Copulati. E’ stata presentata in anteprima al Giffoni Film Festival. La vedremo dal 17 settembre ogni lunedì alle ore 21 su Fox, il canale 112 di Sky. Abbiamo incontrato alcuni protagonisti

(@BassoFabrizio
Inviato a Giffoni Vallepiana)


William Shakespeare arriva in Italia e affida la versione nostrana del suo Romeo e Giulietta a
Fox che crea, otto anni dopo Boris, Romolo+Giuly. La Guerra Mondiale Italiana, una sfida che vede di fronte i Montacchi e i Capulati che coinvolge non solo Roma, Milano e Napoli, ma anche le zone Sud e Nord delle città. Tra i protagonisti, oltre a Giorgio Mastrota e Massimo Ciavarro, Fortunato Cerlino, il don Pietro Savastano di Gomorra. Li abbiamo incontrati e intervistati.

Perché avete scelto di presentare la serie a Giffoni?
Questo Festival si è guadagnato la patente do festival dei ragazzi, dove scoprono cose nuove, con provenienze originali. Essere tra i ragazzi per parlarne è una emozione.
Si è partiti dal web.
Bisogna partire dal basso e poi dialogare col sistema. Puntiamo su un pubblico allargato, partire dai più giovani e crescere.
Ci sono più incroci.
Certo concentriamo le situazioni: Roma nord contro Roma Sud, Milano e Napoli contro Roma…potremmo andare avanti per ore. Sono incroci che coinvolgono più fasce di pubblico.
Nel cast c’è Fortunato Cerlino, il Don Pietro di Gomorra.
Farà una serie di attività di idea di ricostruzione del regno delle due Sicilie. E’ stato preso un personaggio di gran forza, don Pietro Savastano, per ironizzarci. Prendere il suo ruolo nella vita, ribaltarlo e giocarci su è una grande prova attoriale.
Un cast vario. Ci sono attori di teatro e cinema: archetipi scespiriani?
Anche sir William lui lavorava sugli archetipi, lavorava sulla società. Un doppio fronte dove la tragedia e ironia si trovano.
Fox da dove ha avviato il progetto?
Nella natura di Fox c’è la commedia, stavolta abbiamo veramente voluto scrivere partendo dal basso. Abbiamo lavorato molto allargando una tematica locale all’Italia.
La musica?
Abbiamo preso un gruppo bolognese, Lo Stato Sociale, assolutamente in linea con quello che attendevamo. Si chiama Il Paese dell’Amore e prende in giro il nostro paese, dal governo alla difficoltà di arrivare alla pensione. Sarebbe stato più facile optare per una band romana.
Il gruppo di scrittura?
Vario come nella storia, quindi ogni area aveva una rappresentanza. Lavorare su questo materiale scatenava risonanza su chiunque ci lavorava. La serie è stata scritta in quattro mesi e siamo andati veloci.
Come si spiegano i quartieri?
Vengono citati e pochi secondi dopo compaiono le immagini. Siamo stati molto attenti alla localizzazione.

Giorgio Mastrota interpreta se stesso: “Avevo raggiunto la pace dei sensi, felice per quello che faccio. E’ un progetto che non mi dà nuova vita ma è inaspettato. Volevano farmi fare il provino ma poi non è stato fatto. Mi hanno aiutato molto i colleghi, un conto è parlare in telecamera altro lavorare con altri. Mi è piaciuto molto, ma senza voglia di rivincita. Una bella esperienza che ha lasciato di stucco anche i miei figli. Mi piace dopo tanti anni vedermi lontano da un materasso e una pentola. Ma voglio continuare a fare il venditore per la tranquillità della mia famiglia”.

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