Una donna fantastica: Larrain in difesa dei diritti umani

Cinema
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Una donna fantastica, in anteprima su Sky Cinema Cult, il 17 ottobre alle ore 20.50, è un’opera forte, un film importante con il quale Larrain sottolinea l’importanza di difendere i diritti umani, contro la società del pregiudizio, del capro espiatorio, della superficialità. Marina (Daniela Vega) è la protagonista transgender della pellicola ambientata a Santiago del Cile, ingiustamente accusata della morte del compagno, molto più vecchio di lei

Una donna fantastica, il nuovo film prodotto da Larrain, è in anteprima su Sky Cinema Cult, martedì 17 ottobre alle ore 20.50. In attesa dell’uscita nelle sale, il 19, gli spettatori avranno la possibilità di godere alcuni minuti di questo film forte, profondo e impegnato, che sottolinea l’importanza di difendere i diritti umani.

La storia è ambientata a Santiago del Cile, Miriam (Daniela Vega), cameriera e aspirante cantante ha una relazione con un uomo molto più vecchio di lei, Orlando (Francisco Reyes) che ama profondamente. I due sono felici e pianificano un futuro insieme, fino a quando Orlando, a causa di un malore, cade dalle scale e muore al pronto soccorso. Sia i medici che la famiglia dell’uomo sospettano che Miriam sia coinvolta nel decesso, un detective inizia ad indagare e il motivo è soltanto uno: Miriam è una transessuale. La sua identità è vista come un’aberrazione dall’ex moglie e dai figli di Orlando che cercano in tutti i modi di ostacolare la ragazza e impedirle di avere quello che le spetta come compagna dell’uomo che amava, le vietano persino di partecipare al funerale.

Miriam dovrà combattere contro il pregiudizio, la paura e l’ignoranza, come ha sempre fatto per diventare quella che è, una donna fantastica.

"Una combattente coraggiosa che non vacilla neanche quando il mondo la mette alla prova" così Daniela Vega descrive il suo personaggio-Interpretarla è stata la cosa più difficile che ho fatto in vita mia: è stato molto complesso a livello emotivo perché ho dovuto fare i conti anche con tutte le mie emozioni ed esperienze".

L'opera ha vinto il premio per la miglior sceneggiatura al Festival del Cinema di Berlino 2017. "Quando ho iniziato a scrivere la sceneggiatura, la questione 'transgender' non era ancora all'ordine del giorno- ha spiegato il regista Sebastián Lelio - La gente non se ne interessava e chi aveva deciso di cambiare sesso viveva in una continua condizione di marginalità e incomprensione. In spagnolo, la parola che si usa per riferirsi all'identità sessuale è la stessa che viene usata per definire uno stile narrativo: genere. In tal senso, il film è 'trans-genere': passa dal romantico al fantasy, dal revenge movie a un documento sul reale a uno studio di psicologia. Come quella di Marina, anche l'identità del film oscilla, non si ferma mai e non si può ridurre a una sola cosa. Non può nemmeno essere spiegata".

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