Jukai-La foresta dei suicidi in anteprima su Sky Cinema Max

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Jukai-la foresta dei suicidi è in anteprima su Sky Cinema Max domenica 24 settembre alle ore 20.50. In uscita nelle sale il 28 settembre, il film di Jason Zada promette di essere un horror con la H maiuscola che vi trascinerà in un inquietante mare di alberi, nel luogo con più alto tasso di suicidi al mondo (dopo il Golden Gate Bridge di San Francisco)

In anteprima su Sky Cinema Max, domenica 24 settembre, troviamo il nuovo horror diretto da Jason Zada, Jukai-La foresta dei suicidi, alle ore 20.50.

Il film, che uscirà nelle sale il 28 settembre, è ambientato nella foresta di Aokigahara, in Giappone, situata ai piedi del Monte Fuji, uno dei luoghi più inquietanti della terra, se si pensa che proprio lì si verificano circa 30 suicidi l'anno.

Jukai significa 'mare di alberi' e si rifà al particolarissimo aspetto della foresta vista dall'alto. Questa è sorta su rocce laviche e si dice che la sua conformazione labirintica sia dovuta agli spititi che cercano continuamente una via d'uscita. Ma gli spiriti non sono gli unici a rimanervi intrappolati, a causa dei giacimenti di ferro nel terreno, infatti, satelliti e bussole non funzionanto tra quei grovigli di fitta e silenziosa vegetazione, rendendo quasi impossibile orientarsi.

La pellicola, ambientata in un perfetto set horror di 35 kilometri quadrati, racconta la storia di Sara (Natalie Dormer, Il Trono di spade) una donna americana che decide di affrontare la foresta per ritrovare la sorella gemella Jess (interpretata dalla Dormer stessa), incurante delle numerose raccomandazioni e degli inviti a non allontanarsi dal sentiero.

Al suo fianco, l’affascinante giornalista Aiden  (Taylor KinneyChicago Fire) e la guida forestale Michi (Yukiyoshi Ozawa) che cercherà in tutti i modi di dissuadere gli yankee dal proseguire la folle ricerca in quel luogo maledetto, per poi abbandonarli al loro destino al calar del sole.

Che siate degli appassionati di luoghi infestati o meno, una cosa è certa, la storia di Zada, con i suoi colpi di scena, sequenze ansiogene e grida disperate vi terrà incollati allo schermo, fino a farvi sprofondare nelle poltroncine del cinema, in cerca di una via di scampo.

LE PAROLE DEL REGISTA

Jason Zada: "La paura è un sentimento primordiale per tutti noi. Sin da ragazzo ero appassionato di film che mettevano paura. Ma amo più di tutti quelli realizzati prima e durante gli anni ‘70: Rosemary’s Baby, A Venezia un dicembre rosso shocking, L’esorcista, Shining... questi sono classici del brivido e anche dell’intera storia del cinema. Così mi sono deciso a creare un thriller psicologico intelligente, visivamente potente e ricco d’atmosfera, che avrebbe spinto il pubblico verso un viaggio profondamente angosciante”.

LE PAROLE DEGLI ATTORI

Natalie Dormer: “Jukai - La foresta dei suicidi è psicologia, non mera azione. La storia è incentrata sui travagli interiori di un personaggio e ha un livello di sofisticazione che la maggior parte dei thriller non ha- e, sul suo personaggio aggiunge-Sara sguazza nella negazione; ha rimosso molte cose della sua infanzia. Se fosse davvero onesta con se stessa, riconoscerebbe che Jess è psicologicamente più sana di lei. Jess parla dei suoi problemi e delle sue paure in maniera schietta e sincera; affronta i suoi demoni, cosa che Sara non ha ancora fatto. Ho un rapporto molto stretto coi miei fratelli, questo mi ha aiutato a provare empatia verso la situazione di Sara”.

Taylor Kinney: "Aiden è un uomo sempre in movimento; non ha mai messo radici, ha un animo gitano. Sembra un bravo ragazzo, ma ci sono personaggi che ‘pescano nel torbido’ e Aiden certamente è uno di questi. È facile dubitare delle sue intenzioni e difatti Sara inizia a sospettare non appena si addentra con lui nella foresta...”

Yukiyoshi Ozawa: “In Giappone tutti conoscono i misteri di Aokigahara. Il suo nome è composto da “ao” che significa blu, “ki” albero e “gahara” indica una grande superficie. Ma la maggior parte delle persone non ha intenzione di addentrarsi, proprio a causa di coloro che vi sono morti, e non è facile far parlare i giapponesi di un argomento così delicato”.

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