Le Otto Montagne, intervista a Charlotte Vandermeersch regista del film in prima tv su Sky

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Paolo Nizza

Paolo Nizza

©Getty

La cineasta belga, insieme al compagno Felix van Groeningen, ha diretto e sceneggiato il commovente lungometraggio Premio della Giuria al Festival di Cannes 2022 e vincitore di 4 David di Donatello 2023, tra cui miglior film. In prima tv questa sera alle 21.15 su Sky Cinema Uno e Sky Cinema 4K, in streaming su NOW e disponibile on demand, anche in qualità 4K. La pellicola è un emozionante opera sull'amicizia tratta dal romanzo di Paolo Cognetti. Ecco cosa ci ha raccontato la regista

Amore è la parola che ha usato più spesso la talentuosa Charlotte Vandermeersch sul palco dei David di Donatello (LO SPECIALE) e si sa: Omnia vincit amor. E Le Otto Montagne, firmato dalla regista belga insieme al compagno Felix van Groeningen, ha vinto Premio della Giuria al Festival di Cannes 2022 ed è vincitore di 4 David (miglior film, miglior sceneggiatura adattata, miglior autore della fotografia e miglior suono). Il lungometraggio arriva in prima tv lunedì 15 maggio alle 21.15 su Sky Cinema Uno e Sky Cinema 4K, in streaming su NOW e disponibile on demand, anche in qualità 4K. Per l’occasione abbiamo incontrato Charlotte che ci ha raccontato di come questa opera sia stata una benedizione

 

Le Otto Montagne, intervista a Charlotte Vandermeersch 

Come è stato trasportare sullo schermo il romanzo di Cognetti?

E’ stato un dono poter lavorare con questo materiale. Abbiamo letto il libro molte volte. La sfida più grande è stata quella di trasportare sullo schermo il personaggio di Pietro. È una figura introversa, ma è anche il narratore della storia e nel libro possiamo leggere i suoi pensieri Trovare un equilibrio è stato complesso. Non bisognava tradire il carattere chiuso del personaggio ma al tempo stesso doveva essere presente. Per questo abbiamo introdotto il voice-over.

Sempre nel romanzo Cognetti scrive “Qualunque cosa sia il destino, abita nelle montagne che abbiamo sopra la testa”. È d’accordo?

Sì, esiste un destino per ognuno di noi, qualcosa che non possiamo controllare. E’ il mistero della vita stessa. Dopo migliaia di anni di filosofia e ricerca scientifica, la natura continua a restare sconosciuta e meravigliosa. E mi piace che questa meraviglia si rifletta nella storia di Paolo.

Il film è girato in formato 4:3, come mai questa scelta stilistica?

Durante la preparazione delle riprese, Felix ha ricevuto alcune foto delle location in un formato più quadrato e si è reso conto che l’orientamento verticale funzionava molto bene con le montagne. Abbiamo iniziato a sperimentare questa modalità e Ruben Impens, il nostro direttore della fotografia, si è divertito a provare diversi modi di fotografare il paesaggio: da inquadrature molto ampie in cui le cime delle montagne sovrastano gli essere umani, a immagini in cui vediamo due persone ai lati opposti del “quadrato” che  desiderano forse essere più vicine l'una all'altra. È anche un formato vintage e siccome abbiamo utilizzato cineprese di ultima generazione, il risultato è stato un  mix di vecchio e un nuovo mondo, che rispecchia i due mondi che si scontrano nel film. 

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Alessandro Borghi, Luca Marinelli e il silenzio

Avevate fatto molti provini prima di scegliere Alessandro Borghi e Luca Marinelli, o avevate già in testa questa coppia di attori come protagonisti?

Li abbiamo conosciuti durante il nostro primo viaggio a Roma visto che sono tra i migliori attori della loro generazione. La cosa divertente era che entrambi avrebbero preferito recitare nel ruolo del personaggio opposto a quello che poi hanno interpretato nel film e anche il direttore del casting e noi stessi pensavamo a loro nel ruolo opposto. Ci sono voluti quasi 6 mesi e molte audizioni per farlgi finalmente fare un casting insieme nei ruoli che alla fine hanno interpretato. Ed è stato magnifico, erano in grande sintonia visto che nella realtà son amici, hanno impreziosito con la loro personalità i personaggi. Improvvisamente Pietro e Bruno sono diventati persone reali. C'è una magia in questo.

La pellicola ha molte scene prive di dialoghi.  Cosa rappresenta per lei il silenzio?

Il silenzio nel film è importante come i dialoghi, come la colonna sonora, i rumori di scena. E nei silenzi che la mente e il cuore cercano di comunicare, quando le parole non bastano. Quando passi del tempo in montagna inizi a comprendere che il silenzio fa parte dell'esperienza di esistere.

 

Qual è stata la scena più difficile da girare?

La scena del ghiacciaio è stata sicuramente una delle più complicate . Avevamo a disposizione solo 2 ore a causa delle condizioni meteorologiche. Ci trovavamo a 4200 metri di altitudine, alcuni componenti della troupe non sono nemmeno riusciti a salire sulla montagna per raggiungere il set.  Per i giovani protagonisti che indossavano abiti da montagna originali degli anni Ottanta non è stato facile. Il terreno era ripido e il sole li accecava. Ma Filippo Timi, che nel film interpreta il padre di Pietro, è stato di enorme supporto, sia per loro, sia per noi durante questa scena, pronunciando queste parole "Questo è cinema, ragazzi!. A volte si soffre, ma sarà magnifico, ve lo prometto”. E così hanno trovato il coraggio di continuare e hanno dato il massimo.

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Ho letto in un’intervista che prima di Le Otto Montagne era in crisi con il suo compagno Felix van Groeningen. Quindi crede che il cinema abbia una valenza terapeutica?

Certamente. Quando abbiamo iniziato il progetto, avevamo difficoltà a comunicare tra di noi, ma attraverso questa storia, attraverso il lavoro, siamo riusciti ad aprirci di nuovo l'un l'altro perché è una storia molto tenera e umana. Le otto montagne ci ha fatto riflettere sulla nostra infanzia, sulle nostre scelte di vita, sulla perdita dei nostri padri, sui nostri rapporti con gli amici. È stata un’autentica benedizione.

 

Come avete scelto La canzone portante del film  “As Long As We Last” scritta da Norgren?

Volevamo che Daniel Norgren firmasse la colonna sonora del film, ma si è rifiutato anche se amava il progetto). È un uomo particolare, vive nei boschi in Svezia con la sua famiglia, e costruisce tutto da solo. Durante le riprese ci è venuto in mente che avremmo potuto provare alcune delle sue canzoni esistenti in un primo montaggio. Il nostro montatore Nico Leunen è un maestro nel coniugare la musica con le immagini, e ha scelto As Long As We Last per la sequenza in cui Pietro cerca di trovare gli appunti di suo padre sulle cime delle montagne. La canzone funzionava alla perfezione. E Daniel, ci ha immediatamente detto di sì, quando gli abbiamo chiesto di poter utilizzare il brano.

 

Dopo Cannes, avete vinto anche ai David di Donatello, 4 premi tra cui il riconoscimento più importante. Ha fatto un discorso molto sentito ed emozionante. Cosa significa per lei aver vinto in Italia con questo film e qual è la prima cosa che ha pensato quando l’ha saputo?

Vincere il David di Donatello per Miglior Film è stata una grandissima sorpresa ed è stato come essere travolti da un'onda d'amore. Ero molto emozionata e commossa, anche perché il cinema italiano ha una storia molto importante e una grande tradizione. E’ importante che in un momento storico in cui le persone sono divise e impaurite sia stato premiato questo film. Il fatto che così tante gente abbia votato Le Otto Montagne significa ha emozionato le persone. Ed è questo il motivo per cui si fanno i film.

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