4 milioni per la crisi climatica sono stati donati dal regista di Don't Look Up Adam McKay

Cinema

Manuel Santangelo

La donazione in favore del Climate Emergency Fund è la più generosa mai ricevuta dall’organizzazione, almeno se si parla di singoli cittadini. McKay aveva già affrontato il tema nel suo discusso film  Don't Look Up

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Adam McKay non ha affrontato il tema del cambiamento climatico in Don’t Look Up per convenienza. Non l’ha fatto per guadagnare quattro nomination all’Oscar, sfruttando uno degli argomenti più dibattuti di recente. McKay ha parlato di ciò che sta accadendo al nostro Pianeta perché era importante farlo e il tentativo va apprezzato, a prescindere da quanto il messaggio sia stato poi effettivamente colto. Ora il suo impegno è andato ancora oltre la voglia di usare il suo talento professionale per parlarne. Il regista ha infatti donato 4 milioni di dollari alla Climate Emergency Fund, un’importante associazione che si occupa di certi temi.

Un regista impegnato

Adam McKay ha iniziato ad interessarsi al cambiamento climatico ben prima di occuparsi della regia di Don’t Look Up. Tutto è infatti da far risalire ai quattro anni precedenti, quando si ritrovò in pochissimo tempo a leggere il rapporto sul clima delle Nazioni Unite e il libro Uninhabitable Earth di David Wallace-Wells. Queste letture gli fecero definitivamente prendere coscienza di un problema di cui non aveva compreso fino a quel momento le proporzioni. A lungo aveva pensato, come molti di noi, che il disastro fosse tutto sommato lontano nel tempo ma scoprire che in fondo manchino meno di cento anni al disastro ha cambiato drasticamente la sua prospettiva.

 

L’idea alla base di Don’t Look Up è quella di far capire a tutti con la medesima forza l’impellenza del problema usando un linguaggio non scontato, quello della satira. Come ha evidenziato lo stesso regista l’idea era di fare un film più su come gestiamo la minaccia che sul problema in sé e per sé: “Alcune persone prendono la pillola nera, che è ‘tutto è cinico, tutto è bugia’. E quella potrebbe essere la strada più distruttiva che potremmo mai percorrere”, ha evidenziato. Il 29 dicembre aveva acceso il dibattito con un tweet che diceva: “Se non hai almeno un piccolo briciolo di ansia per il pericolo del clima (o per gli Stati Uniti in bilico), non sono sicuro che Don't Look Up avrà per te alcun senso”. Si trattava chiaramente di una provocazione ma serviva a dare un po’ di sano spavento alle persone. D’altronde, come ricorda lo stesso McKay: “Quando la gente guarda il film ed è particolarmente impaurita da ciò che sta accadendo tende a rispondere un po' meglio”. Quanti siano stati alla fine convinti a preoccuparsi del cambiamento climatico grazie alla pellicola non è dato saperlo. Di certo sappiamo però che Adam McKay non si è limitato solo ad esporre la sua idea attraverso il proprio lavoro.

WASHINGTON, DC - JANUARY 06: Supporters of US President Donald Trump protest inside the US Capitol on January 6, 2021, in Washington, DC.  Demonstrators breeched security and entered the Capitol as Congress debated the 2020 presidential election Electoral Vote Certification. (Photo by Brent Stirton/Getty Images)

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4 milioni di buone ragioni per donare

La donazione del regista è la più generosa di un singolo cittadino al Climate Emergency Fund. Mai nella sua storia l’importante organizzazione aveva ricevuto 4 milioni di dollari da una sola persona e McKay potrà comunque supervisionare in prima persona come verranno spesi tutti questi soldi. Il regista è entrato infatti anche a far parte del consiglio di amministrazione del Climate Emergency Fund, lodando l’impegno di questa realtà nel finanziare “l’attivismo civile, non violento e dirompente”. Adam McKay ha poi lanciato un appello, invitando chiunque “a unirsi a me nel fare tutto il possibile per evitare l’impatto di una crisi climatica in rapido peggioramento”. Secondo l’artista è finito il tempo per la cortesia e per i piccoli passi. Speriamo lo ascoltino di più dei personaggi del suo film.

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