Grease è un film omofobo e sessista? Una polemica tutta social

Cinema

Trasmesso dalla BBC la sera di Santo Stefano, il musical con John Travolta e Olivia Newton-John ha ricevuto alcuni tweet critici che hanno sollevato una discussione che si inserisce nel solco di quelle attorno ad alcuni film Disney e a Via col Vento

Un musical ambientato nel 1958 e girato nel 1978 può sottostare ai criteri del politically correct così tanto in auge nel 2021? La querelle attorno a Grease è solo il primo dibattito (e sospettiamo non l'ultimo) del nuovo anno, sulla scia di altre discussioni simili che nel 2020 avevano riguardato titoli apparentemente indiscutibili come Via col vento e Dumbo, per stare solo sui più famosi. 

Come sempre, la polemica è scoppiata sui social, stavolta a partire dall'Inghilterra. Trasmesso dalla BBC la sera di Santo Stefano, Grease è stato imprevedibilmente oggetto di alcune critiche su Twitter: accuse di sessismo, misoginia, omofobia, anche di incitamento alla violenza citando uno dei versi della celeberrima Summer Nights, in cui Danny (John Travolta) racconta ai suoi amici le proprie vicissitudini estive, romanzandole un bel po': “Tell me more, tell me more/did she put up a fight?” (più o meno, “lei ha fatto resistenza?”). O ancora bullismo e maschilismo, come nella scena in cui Putzie, uno degli amici di Danny, si sdraia sul pavimento per spiare sotto la gonna di due studentesse della Rydell High School. Sotto accusa anche la sostanziale assenza di attori di colore (francamente comprensibile, vista l'ambientazione anni Cinquanta) e naturalmente la trasformazione finale di Sandy (Olivia Newton-John) che “per amore” di Danny si presenta con un look completamente diverso e molto più aggressivo, vestita di pelle e con sigaretta tra le labbra, rispetto a quello anni '50 mantenuto per tutto il resto del film.

 

Proprio a proposito di questa scena, lo scorso ottobre Olivia Newton-John aveva prevenuto eventuali critiche in un'intervista al Guardian: “E' una storia degli anni Cinquanta, quando le cose erano diverse. E poi tutti si dimenticano che alla fine anche lui cambia per amore di Sandy. È una storia d'amore divertente e con dinamiche piuttosto realistiche: lei pensa che magari, cambiando un po', piacerà a lui; e viceversa. Ma non ha niente a che vedere, per esempio, con il movimento MeToo”. Non è servito a molto, visto che nelle ore successive su Twitter sono comparsi numerosi post di condanna verso il messaggio contenuto in Grease; post a cui hanno poi fatto seguito – come spesso succede – post di tono contrario, non appena la polemica è divampata e diventata mainstream. La vicenda è stata ricostruita dal Daily Mail, che però nella sua analisi online ha infilato anche numerosi tweet diluiti nel tempo, e in alcuni casi vecchi anche di mesi o anni rispetto allo scorso 26 dicembre. Insomma, forse parlare di "tempesta" o "scandalo social" è quantomeno eccessivo... Ad ogni modo, dinamiche simili a quelle innescate a proposito di Via col Vento o delle numerose serie tv, da The Office in giù, in cui a un certo punto comparivano scene di blackface e altri segmenti a sfondo "razzista" che sono stati rimossi nei mesi scorsi dalle varie piattaforme streaming internazionali.

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In questi ultimi casi, però, le conseguenze erano state più severe: per esempio, HBO aveva collocato all'inizio di Via col Vento un filmato di quattro minuti e mezzo in cui ricordava il particolare contesto storico rappresentato nel film e aveva ospitato anche un intervento di Jacqueline Stewart, professoressa di cinema e studi legati ai media presso l’Università di Chicago. Disney+ aveva invece inserito dei cartelli dalla durata di dieci secondi all'inizio di film contestati come DumboLilli e il vagabondoPeter Pan Fantasia, in cui si leggeva: “Questo programma include rappresentazioni negative e/o trattamenti errati nei confronti di persone o culture. Questi stereotipi erano sbagliati allora e lo sono oggi. Invece di rimuovere questo contenuto, vogliamo ammetterne l’impatto dannoso, trarne insegnamento e stimolare il dialogo per creare insieme un futuro più inclusivo”.

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